Ceci, applausi per Plebani-Bernard e lo sguardo al 2028

30.08.2024
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ASCOLI PICENO – Ceci arriva su una Caballero 700 rossa, con i bermuda e la maglia nera. Ha smontato dal turno nel supercarcere di Marino del Tronto e dopo un rapido passaggio da casa, ha accettato l’invito per un caffè. La città è calda, anche se negli ultimi giorni, qualche scroscio di pioggia ha provato a rinfrescare l’aria.

«Complimenti a Davide e Lorenzo – dice Ceci prima di ogni altra cosa – sono stati grandissimi. Erano andati per una medaglia e ci sono riusciti al primo assalto. Si sono meritati ogni applauso!».

Due giorni fa, il 28 agosto, sono iniziate le Paralimpiadi di Parigi, che andranno avanti fino all’8 settembre. E ieri Davide Plebani e Lorenzo Bernard hanno centrato la medaglia di bronzo nell’inseguimento. Nel commentare il risultato, il cittì Perusini ha usato parole molto chiare. Ha lodato i due azzurri pr la rapidità dei loro progressi. Poi ha fatto notare il gap tecnologico a livello di biciclette. Infine ha dedicato il bronzo a tutti i ragazzi che nell’ultimo anno hanno fatto pista e hanno ottenuto risultati ai mondiali di Rio, ma non sono a Parigi per il ridotto numero di slot.

Ieri a Parigi, la medaglia di bronzo storica di Plebani e Bernard nell’inseguimento (foto Instagram)
Ieri a Parigi, la medaglia di bronzo storica di Plebani e Bernard nell’inseguimento (foto Instagram)

Gli esclusi più illustri per l’esiguità dei posti sono Francesco Ceci e Stefano Meroni, oltre a Elena Bissolati e Chiara Colombo che proprio ai mondiali brasiliani hanno conquistato un oro storico nel Mixed tandem team sprint. E anche se questo è il momento di tifare per i compagni di nazionale, si può capire che l’esclusione abbia bruciato. E proprio per questo, probabilmente, Silvano Perusini si è sentito di fare quella dedica. Non c’è voglia di piangersi addosso né di attaccare: certe cose non si possono cambiare. Quel che sta a cuore al velocista marchigiano è semmai la possibilità di riprendere presto la preparazione. Di fatto i tandem veloci non gareggiano dai mondiali di Rio. A Montichiari c’è stato tempo solo per un ritiro a maggio, in occasione del quale sono stati anche comunicati i nomi di chi sarebbe andato a Parigi. Da allora è tutto fermo.

Puntavi a Parigi?

A livello personale, ci puntavamo tanto e sapevamo di avere l’età giusta e la possibilità per puntare a una medaglia. Abbiamo iniziato a lavorare insieme da un anno e la cosa positiva è che sono arrivati subito dei buoni risultati. Siamo entrambi due atleti lavoratori, quindi ci prepariamo dopo aver finito i nostri turni. Potete immaginare cosa abbia significato prepararsi d’inverno sui rulli e in palestra. Magari fai un paio d’ore su strada, sapendo che i lavori sono completamente diversi rispetto alla pista.

Colombo-Bissolati, Meroni-Ceci: l’iride nella velocità a squadre di Rio 2024 resta una pietra miliare per la pista paralimpica
Colombo-Bissolati, Meroni-Ceci: l’iride nella velocità a squadre di Rio 2024 resta una pietra miliare per la pista paralimpica
Eppure i risultati sono arrivati lo stesso…

Oltre alla vittoria nella velocità olimpica, nel chilometro abbiamo fatto la qualifica con il quarto tempo a due decimi e mezzo dall’argento. E poi in finale siamo arrivati quinti, a 7 decimi dalla medaglia. Abbiamo avuto un problema con la bicicletta in partenza, ma non potevamo fermarci per effettuare una seconda partenza. Quindi abbiamo tirato dritto abbassando il nostro tempo di 7 decimi rispetto all’anno prima. Quindi, pensando a Parigi, secondo me ci sarebbe stata la possibilità di fare bene.

Quando ti alleni con Meroni?

Quando ci sono collegiali in pista. Lui vive a Lurago d’Erba, siamo a sei ore di macchina l’uno dall’altro. Dopo il mondiale, abbiamo continuato ad allenarci forte, finché non ci hanno dato la notizia che non saremmo andati. Ovviamente si accettano le scelte, quelle non si discutono. E siccome ci è stato detto che il nostro progetto dovrà dare i frutti migliori a Los Angeles 2028, speriamo che effettivamente si possa continuare a lavorare per allora. Spostiamo gli obiettivi a lungo termine.

Si fa il tifo per gli altri azzurri?

Ho scritto un messaggio nel gruppo Whatsapp facendo gli bocca al lupo a tutti. In pista purtroppo siamo pochi, perché abbiamo solo Claudia Cretti, oltre a Davide e Lorenzo che hanno già preso la medaglia. E ripeto: sono stati strepitosi! Speriamo che il bilancio finale sia ottimo, per dare slancio al settore. Se iniziamo a creare una storicità anche nel settore pista, automaticamente cresce tutto il movimento. Mi auguro che si possa continuare in questo lavoro, in modo che al prossimo mondiale possiamo pensare di andare per vincere un titolo. In un anno tutto il movimento è cresciuto. Abbiamo riportato ottimi risultati, il nostro titolo mondiale ha avuto un bel risalto. Peccato non si sappia ancora quando e dove si faranno i prossimi.

Prove di partenza ai mondiali di Rio per il team azzurro. Partono Bissolati e Ceci (foto Instagram)
Prove di partenza ai mondiali di Rio per il team azzurro. Partono Bissolati e Ceci (foto Instagram)
Perusini ha parlato di margini enormi per noi su pista.

E ha ragione. Ovviamente Nazioni come Gran Bretagna, Francia, Germania e Olanda sono molto avanti. I paralimpici usano le stesse bici dei “normo” e fa tanto. Noi siamo partiti da un anno e mezzo e corriamo con il tandem di alluminio. Abbiamo lavorato per migliorarlo, abbiamo ottenuto dei miglioramenti, ma i tandem in carbonio di altre squadre restano più performanti.

In che modo procede ora la vostra attività?

Siamo in attesa di conoscere i calendari, perché non ci sono gare per noi. L’importante sarebbe dare continuità al lavoro per poter crescere. Non è sfuggito il fatto che in tutti i Paesi stiano cercando atleti di elite per dare forza ai loro tandem. Ai mondiali mi sono ritrovato con altri velocisti con cui anni fa facevo i tornei della velocità. Per cui a un certo punto diventa decisiva anche l’affinità nella coppia. Con Stefano ci si sente spesso al telefono. Ha 37 anni ed è partito da zero. Non aveva mai fatto certi lavori in palestra, per cui per arrivare a certi livelli ha messo costanza e impegno. Sappiamo anche cosa ci servirebbe per migliorare nel chilometro.

A Rio 2024, Ceci e Meroni hanno sfiorato la medaglia nel chilometro (foto Instagram)
A Rio 2024, Ceci e Meroni hanno sfiorato la medaglia nel chilometro (foto Instagram)
Che cosa?

Abbiamo visto che perdiamo tanto nel primo giro e mezzo. Dobbiamo lavorare su forza massima, forza esplosiva e tecnica di partenza. Però bisogna farlo insieme. Al momento ognuno di noi lavora su se stesso, in modo che quando ci ritroveremo, partiremo da un livello più alto. Ci sentiamo spesso, a volte discutiamo. Io sono molto duro e a volte lo richiamo sul lavoro da fare. Sono contento, perché secondo me è la maniera giusta. Gli ho detto sin dal principio, che quando siamo in nazionale siamo due atleti che gareggiano per un obiettivo. Quindi, a prescindere dalle condizioni in cui lavoriamo, dobbiamo dare il massimo. Lo sappiamo entrambi e riusciamo a farlo.

Tu hai fatto parte del gruppo sportivo delle Fiamme Azzurre: credi che se lo fossi ancora, quei 7 decimi che vi hanno diviso dalla medaglia ai mondiali di Rio sareste riusciti a limarli?

Io penso con la massima serenità che la medaglia fosse alla portata, se si fosse investito sul mezzo meccanico come in ogni disciplina e se avessimo avuto il tempo di prepararci al meglio. Con più ritiri e investendo su noi stessi, avendo davanti la possibilità di andare a un’Olimpiade. Se fossi rientrato nel gruppo sportivo subito dopo i mondiali di Glasgow, forse in Brasile la medaglia sarebbe arrivata, dato che in qualifica eravamo a due decimi e mezzo dall’argento. Il tempo c’è, il valore è quello. Ci manca solo la rifinitura finale, considerando che ci sono grandissimi step e grandissimi margini di crescita dati da aspetti oggettivi, che possono essere modificati con un minimo di sforzo da parte di tutti.

Il cittì Perusini assieme a Clauda Cretti in un’immagine 2023: la bergamasca è a Parigi
Il cittì Perusini assieme a Clauda Cretti in un’immagine 2023: la bergamasca è a Parigi
Quindi cosa ti auguri quando le Paralimpiadi saranno concluse?

Che l’UCI vari subito i nuovi calendari e si possa riprendere a lavorare, avendo davanti un quadriennio per arrivare a Los Angeles nel modo migliore. Allenarsi nelle pause del lavoro non è facile, considerando che altri fanno solo gli atleti. Se la domenica gareggi e il giorno dopo vai in ufficio, non riesci a recuperare. E se ti alleni la sera dopo il lavoro, ci arrivi già stanco. Nonostante tutto, devo ringraziare il mio Istituto che mi permette di farlo. Lo fai quando sai che ne vale la pena, con la consapevolezza che significa togliere dalla propria vita ogni altra cosa. Per un’Olimpiade ha senso. Ma noi non siamo come gli altri atleti che se non corrono su pista hanno la strada. Noi abbiamo solo la pista. E in questo momento quello che fa paura è il vuoto che vediamo davanti.

Quei tandem azzurri che puntano forte al tetto del mondo

11.08.2023
5 min
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GLASGOW – C’è perfetto equilibrio. Quelli del tandem sono due atleti che devono spingere insieme, oscillare insieme, crederci insieme. Uno vede e di conseguenza guida. L’altro non vede, per cui si affida e spinge ugualmente forte. Non funziona che più è forte il velocista davanti e più si va forte: se non c’è intesa, non si va lontano. Perciò quando nel velodromo di Glasgow ci troviamo di fronte Stefano Meroni e Francesco Ceci (in apertura, foto SW Pix), la sensazione è quella di avere davanti un equipaggio completo e forte, che si compensa abbattendo le differenze. 

«La coppia con questo ascolano – sorride Meroni, 35 anni di Lurago – si è formata in fretta, quasi in laboratorio, ma sta dando grandi soddisfazioni. Perché funzioni deve scattare la consapevolezza di cosa si sta facendo, perché lo si sta facendo, capire l’importanza e la bellezza di questo sport. A quel punto le gambe si sintonizzano in automatico. L’intesa personale deve diventare intesa fisica. Io devo sentire dai pedali cosa succede, cosa sta per fare Francesco da ogni suo movimento. Nello stesso istante, lui sente come mi muovo io. Bisogna capire, leggersi e imparare a leggere qualsiasi cosa fa il corpo dell’altro».

Ceci e Meroni vanno insieme sul tandem da febbraio: un tempo brevissimo che fa pensare ad ampi margini
Ceci e Meroni vanno insieme sul tandem da febbraio: un tempo brevissimo che fa pensare ad ampi margini

La guida di Ceci

Non esiste una ricetta per dire in quanto tempo nasca questa alchimia così esclusiva. I due azzurri, guidati da Silvano Perusini, lavorano insieme appena da gennaio, per cui se da un lato i risultati cronometrici e la medaglia ottenuti in questi mondiali sono una vera iniezione di fiducia, dall’altro sanno benissimo di dover lavorare ancora molto per l’obiettivo olimpico.

«Queste gare sono proprio convulse – prosegue Meroni – sono nervose e penso che anche Francesco possa confermare che abbiamo fatto tutto quello che lui aveva in mente. Penso di essere riuscito a seguirlo e assecondarlo. Francesco non è bravo, Francesco è il migliore, sono due cose diverse…». 

L’intesa è la chiave di volta del tandem, tra Ceci e Meroni c’è già un’ottima intesa (foto FCI)
L’intesa è la chiave di volta del tandem, tra Ceci e Meroni c’è già un’ottima intesa (foto FCI)

Senza parole

Ceci ascolta e sorride, con l’orgoglio che torna a galla. Le parole di Ivan Quaranta nei giorni scorsi hanno confermato che il suo livello prestativo e la sua esperienza farebbero ancora comodo al gruppo azzurro, ma adesso la sua pista è questa e la rivendica con orgoglio.

«Il primo giorno che siamo entrati in pista – sorride con una punta di ironia – c’erano le gare del team sprint dei ragazzi di Quaranta e Perusini mi ha chiesto quanta voglia avessi di salire anche io in pista con loro. Mi conosce e mi ha capito, ma io ho capito che anche così possiamo avere la nostra occasione. Questi mondiali sono il punto di partenza, ci siamo ritrovati di punto in bianco a imparare tutto da capo.

«Nella prima batteria ho avuto qualche difficoltà di guida. Poi abbiamo fatto qualche modifica tecnica e nelle ultime prove ho visto una sintonia completa. Ci siamo capiti così bene che solo una volta ho dovuto urlare di andare a tutta e non sono neanche certo che mi abbia sentito. Le altre coppie le vedo parlare molto di più».

Francesco Ceci è tornato ad allenarsi a gennaio. Ha vinto il titolo italiano del chilometro e ha sposato il tandem (foto SW Pix)
Francesco Ceci è tornato ad allenarsi a gennaio. Ha vinto il titolo italiano del chilometro e ha sposato il tandem (foto SW Pix)

Due impiegati

Di Ceci abbiamo detto e del suo lavoro come agente di Polizia Penitenziaria, da quando le Fiamme Azzurre lo hanno rimosso dal gruppo sportivo. Di Meroni sappiamo decisamente meno, a parte il buon umore che trasmette col suo sorriso e il suo entusiasmo.

«Sono un funzionario pubblico dei tributi locali – spiega – e fortunatamente grazie ai colleghi e alla turnazione del lavoro ho molto tempo per allenarmi. Quindi riesco a far convivere serenamente le mie due vite parallele. Siamo più o meno nella stessa posizione, anche lavorativa. Siamo due timidi impiegati, che poi vanno in pista e si trasformano…».

Anche Bissolati e Colombo collaborano da soli due mesi e mezzo e hanno preso un argento
Anche Bissolati e Colombo collaborano da soli due mesi e mezzo e hanno preso un argento

Obiettivo Parigi

Infatti Ceci ha già fiutato la preda e punta forte sulla possibilità di arrivare alle Paralimpiadi, coinvolto da Silvano Perusini in questo progetto pista che in pochi giorni ha portato all’Italia un interessante messe di risultati, a partire dalle medaglie di Claudia Cretti.

«Si può solo migliorare – dice – anche considerando che io ho ripreso gli allenamenti a gennaio e ci siamo visti per la prima volta a febbraio. La prima volta abbiamo usato il suo tandem, poi abbiamo cambiato tutto e i materiali nuovi li abbiamo avuti tutti a disposizione proprio qui. Gara dopo gara ci rendiamo conto che l’affinità cresce. Quello che abbiamo fatto qui è il minimo sindacale, non tanto nella velocità, quanto nel chilometro da fermo. Ci siamo resi conto che abbiamo perso nel primo giro i due secondi che ci dividono dalla medaglia d’argento e almeno un secondo e mezzo nel primo mezzo giro. Quindi sappiamo dove lavorare, considerando che invece nell’ultimo giro abbiamo recuperato quasi mezzo secondo sui primi tre tandem».

Nella velocità a squadre, per l’Italia un argento che vale, festeggiato con il presidente Dagnoni (foto FCI)
Nella velocità a squadre, per l’Italia un argento che vale, festeggiato con il presidente Dagnoni (foto FCI)

La medaglia d’argento

Nell’ultima serata di gare, per l’Italia dei tandem è venuto l’argento nella velocità a squadre, in cui le due coppie – femminile (Elena Bissolati e Chiara Colombo) e maschile (gli stessi Ceci e Meroni) – partono insieme e quando le ragazze si spostano, sta agli uomini fare gli ultimi giri e fermare il tempo. Eravamo contrapposti ai britannici e alla fine abbiamo dovuto piegarci.

«Sono molto soddisfatta – ha detto Chiara Colombo, al battesimo mondiale – veramente tantissimo. Non mi aspettavo un risultato come questo in così poco tempo, abbiamo iniziato a lavorare insieme da due mesi e mezzo. Abbiamo lottato per l’oro, non certo una cosa di ripiego. Spero sia stata la prima di tante occasioni, da qui si può solo crescere e magari un giorno anche noi prenderemo quella medaglia d’oro».

La sfida di Ceci, dall’ufficio alla pista, sognando Parigi

15.07.2023
7 min
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Il 4 gennaio del 2021, Francesco Ceci dichiarò che un buon modo perché i giovani scegliessero le discipline veloci della pista, rinunciando alla strada, fosse trovare un tecnico competente e un metodo di lavoro. L’ultimo velocista azzurro a sfiorare la qualificazione olimpica (in quel pezzo si spiegano anche le dinamiche della singolare esclusione) pensò di dare il suo contributo al settore velocità che ancora annaspava.

Poche settimane dopo quell’intervista, Ceci ricevette una mail con cui le Fiamme Azzurre gli comunicavano l’esclusione dal gruppo sportivo. La stessa comunicazione arrivò a Rossella Ratto e Simona Frapporti, che addirittura la ricevette durante una gara internazionale proprio nel velodromo di Ascoli Piceno. Il marchigiano passò negli uffici del Carcere di Marino del Tronto, alle porte del capoluogo. Alla fine della stagione invece, Ivan Quaranta fu incaricato di seguire la velocità e, come tutti sappiamo e come Ceci aveva suggerito, iI settore è rinato.

Alla fine del 2021 in cui Ceci è uscito dal GS delle Fiamme Azzurre, Quaranta ha iniziato a rifondare la velocità
Alla fine del 2021 in cui Ceci è uscito dal GS delle Fiamme Azzurre, Quaranta ha iniziato a rifondare la velocità

Ritorno a sorpresa

Sembrava chiusa lì, invece poche settimane fa a Dalmine, Ceci è arrivato secondo nel campionato italiano della velocità, battuto da quel giovane fenomeno di Mattia Predomo. A seguire invece ha vinto a Fiorenzuola il titolo del chilometro da fermo, precedendo Lamon e Boscaro, entrambi colleghi delle Fiamme Azzurre. Nel frattempo, aveva ripreso ad allenarsi con un obiettivo tutto nuovo. Lo sentiamo alle 19,45 di un giorno come tanti, fatti di ufficio e allenamento.

«Tra virgolette – sorride – faccio l’amatore. Sono un agente di Polizia Penitenziaria, lavoro in ufficio e per un po’ la bicicletta l’ho messa da parte. Nel 2021 ho gareggiato nell’internazionale di Amsterdam e a maggio ho battuto il record italiano nei 200 metri a Mosca, poi ho deciso di smettere perché non c’erano più i presupposti. Quello che sto facendo ora per certi versi è da pazzi, perché mi alleno dopo il lavoro e finisco sempre intorno a quest’ora…».

Questo il podio tricolore del Chilometro da fermo: battuti Lamon e Boscaro, entrambi delle Fiamme Azzurre
Questo il podio tricolore del Chilometro da fermo: battuti Lamon e Boscaro, entrambi delle Fiamme Azzurre
Però nel 2021 avevi corso anche i campionati italiani, giusto?

Vero. C’erano a settembre e mi sono detto di provarci. Ho vinto la velocità e sono arrivato secondo nel keirin. Poi ho smesso.

Nel frattempo ad Ascoli è stato demolito il velodromo…

Sapevamo che sarebbe successo, bisognava che il campo da calcio al suo interno fosse regolamentare perché potessero giocarci fino alla Serie D. Sembrava che la squadra del Monticelli potesse essere promossa, ma non è successo. Si parlò di creare un impianto polivalente sfruttando l’anello del pattinaggio, invece adesso ci sarebbero dei fondi stanziati per costruire un nuovo velodromo nella zona industriale. Il progetto è pronto, è stato dato l’appalto, stiamo aspettando che inizino i lavori.

Come nasce l’idea del tandem?

L’anno scorso non ho gareggiato, sono stato fermo. A gennaio 2023 invece mi ha contattato la Federazione tramite il settore paralimpico per la guida del tandem, quindi Silvano Perusini e Pierpaolo Addesi. Mi hanno dato questa idea, chiedendomi di provare. Così a gennaio sono risalito in bici per un mini ritiro di 2-3 giorni a Montichiari.

Avete un obiettivo?

Il mondiale di Glasgow, sul tandem con Stefano Meroni. Faremo lo sprint, il chilometro e il team sprint misto. Poi ci sarà il mondiale di marzo a Rio e da lì le Olimpiadi. I due mondiali sono la base per la qualificazione, ma più che le specialità, ci sarà da qualificare il Paese. L’unico problema è che io adesso sto continuando ad andare avanti con le ferie, che prima o poi finiranno.

Come funziona la tua settimana?

Lavoro lunedì e martedì fino dalle 7,55 alle 17,30 e poi mi alleno. Negli altri giorni lavoro fino alle 14,30 e mi alleno nel pomeriggio. Palestra e strada. Praticamente non c’è più tempo libero, non esiste il giorno di riposo. L’ultima volta che ho fatto un ritiro da venerdì a domenica, il lunedì sono andato in ufficio. Stessa storia il giorno dopo aver vinto il campionato italiano, mentre sarebbe stato bello riposare.

Perché fare anche il tricolore individuale?

E’ uscita la notizia che lo avrebbero fatto a Fiorenzuola. C’era diverso tempo per prepararlo e ho pensato di andare. Invece a un certo punto la Federazione ha fatto un cambiamento. Visto che c’era bisogno di punti per la qualifica mondiale nella velocità, i tricolori della specialità sono stati anticipati di due settimane e li hanno fatti a Dalmine.

E tu?

Era più di un anno che non salivo su una bicicletta singola, perciò ho cominciato a cercare una pista per provare. Ho fatto qualche chiamata in giro e le uniche che mi hanno dato la disponibilità per girare nel fine settimana sono state Fiorenzuola e Pordenone, grazie a Valentina Alessio. Lei mi ha dato disponibilità completa, ha permesso a mio fratello Davide di guidare la moto per me. E’ stato perfetto.

Com’è guidare il tandem?

Una cosa da provare. La differenza si sente ancora di più adesso rispetto a qualche anno fa, perché le biciclette singole si sono sviluppate a livelli esagerati, i tandem invece non sono cambiati così tanto. Il nostro è in alluminio, lo fa Bonetti a Padova. La prima volta è stato traumatico, mi sono ritrovato su questa bicicletta lunghissima e con una persona dietro.

Non semplice…

Devi capire come muoverti e alzarti di sella, anche se per ovvie ragioni ci si alza proprio poco. Capito quanto è stato strano cambiare bici negli ultimi 10 giorni, per preparare il campionato italiano elite? All’inizio non reagivo in maniera corretta, poi ho iniziato a riabituarmi e sono tornati gli automatismi, anche se avevo fatto l’ultima gara a settembre del 2021.

E come ti sei trovato?

L’ultimo giorno di ritiro a Montichiari, abbiamo fatto una prova sui 500 metri per capire quanto valessi. Poi da Montichiari sono andato a Dalmine, per correre il mercoledì. C’era un po’ di scetticismo, invece mi sono presentato con il mio miglior tempo a Dalmine. E alla fine sono arrivato secondo, perché Mattia Predomo ha delle qualità assolute, doti molto elevate. Se continua a crescere come sta facendo, arriverà molto in alto. A quel punto sono tornato in pista a Montichiari con la nazionale paralimpica.

E come è arrivato il tricolore del chilometro?

Sapevo di stare bene e ho detto a Perusini che mi sarebbe piaciuto provare una bicicletta da chilometro che avevo visto a Montichiari. Me l’ha data, la domenica ho fatto una prova sui 500 metri e quando sono sceso ho detto che sarei andato a Fiorenzuola per vincere. Ora però torno al mio tandem. Non so se a cose normali avrei accettato la proposta, ma c’è un bel programma e vale la pena investirci sopra.

Pensi che le Fiamme Azzurre potrebbero rivedere la sua posizione?

Per ora non si è mosso nulla, non ho idea di cosa accadrà. So che lunedì tornerò in ufficio e avrò le mie cose da sbrigare. E’ la mia vita, prendere o lasciare. Ci vediamo in pista a Glasgow, va bene? O magari ci vediamo ad Ascoli quando inizieranno a costruire il velodromo…

Ma adesso Villa dice la sua sulla velocità

07.01.2021
5 min
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Villa ha letto le interviste di Chiappa, Guardini e Ceci. Ha mescolato tutto e l’ha lasciato lì. Poi quando la lievitazione è stata completa, essendo il cittì della pista un uomo flemmatico e poco avvezzo alle polemiche, ha sentito il legittimo desiderio di dire la sua. Del resto, se hai la sensazione che ti abbiano sparato contro e non reagisci, questo probabilmente il suo ragionamento, qualcuno potrebbe pensare che i colpi fossero giusti.

In questi giorni, Marco sta completando le prenotazioni per un ritiro alle Canarie con gli inseguitori rimasti orfani della Vuelta San Juan. Ganna gli ha dato l’idea, suggerendogli l’hotel in cui è andato prima di Natale, e in un baleno Villa ha fatto le prenotazioni. Il suo scopo è arrivare a giugno senza differenza abissali di chilometri e corse nelle gambe fra quelli che correranno da professionisti e gli altri che dovranno accontentarsi dell’attività su strada delle continental. Ma adesso si parla della velocità.

«Se avessi due corridori – dice Villa, che nella foto di apertura è a Rio dopo l’oro di Viviani nell’omnium – se avessi due Ganna anche per la velocità, farei il tecnico di specialità 24 ore al giorno. E non c’entra il fatto che io non sia mai stato un velocista. Non sono mai stato neppure un inseguitore, però mi sembra che nell’inseguimento qualcosa l’abbiamo portato a casa. Ceci ha raccontato di aver avuto come tecnico suo zio e poi anche Valoppi. Quando è arrivato in nazionale ha chiesto di lavorare con il suo staff e le sue tabelle. Gli abbiamo dato carta bianca, ma a patto che venissero i risultati. Invece sono 4 anni che non ci qualifichiamo per i mondiali…».

Francesco Ceci, Marco Villa, campionati del mondo Pista 2013 Minsk
Francesco Ceci e Marco Villa ai campionati del mondo del 2013 a Minsk
Francesco Ceci, Marco Villa, campionati del mondo Pista 2013 Minsk
Francesco Ceci e Marco Villa ai mondiali di Minsk 2013
La sensazione è che Ceci lamenti la poca attenzione.

La sensazione non so. Il dato certo è che quando c’erano gli altri in ritiro, lui è sempre venuto. Francesco ha fatto più Coppe del mondo di tutti, nonostante a quelli forti per qualificarsi ne bastino solitamente tre. Lui forse ne ha saltata una su sei, ma i risultati non sono stati sufficienti. E questa è matematica.

Sei tu il tecnico dei velocisti?

Sono il responsabile dell’attività su pista. Ho io in mano il portafogli, ma il dato oggettivo, purtroppo, è che non ci sono velocisti e non c’è un calendario. Li scelgo in base ai risultati della strada e li porto ai mondiali senza gare. Ho visto quel che ha detto Guardini, con Mareczko nella sua stessa situazione. Ma io vi parlo di Peschiera, che forse era il più velocista di tutti. L’hanno voluto portare a fare le volate su strada e dopo due anni ha smesso. Vi parlo di Gasparrini, che era un signor velocista e ha vinto titoli italiani di chilometro, keirin e velocità.

RIno Gasparrini, Gp Mezzana 2011
Rino Gasparrini, marchigiano come Ceci, qui vince il Gp Mezzana del 2011
RIno Gasparrini, Gp Mezzana 2011
Gasparrini vince il Gp Mezzana del 2011
Chiappa ha raccontato di quando i velocisti venivano incentivati con borse di studio e un posto nei Corpi militari.

Le Fiamme Azzurre ci dicono che per entrare ci sono dei corsi da passare e servono titoli di merito che derivano da vittorie di campionati europei, medaglie ai campionati del mondo o in specialità olimpiche. Non è semplice prendere uno junior e mandarlo da loro. Devi fare la gavetta, come su strada. Solo che i ragazzi sono disposti a tirare la cinghia per diventare stradisti, mentre scappano se gliela proponi in pista. Credono alle squadre che li ingaggiano per vincere le volate nei piattoni del martedì e non a noi che gli proponiamo i mondiali e le Olimpiadi. E’ una questione di mentalità. Mi piacerebbe che venisse un giovane velocista a dirmi che ha intenzione di investire su se stesso in queste specialità. Ma non ci sono. E allora l’ideale forse è cercarli in ambienti in cui non ci sia il sogno di fare il Giro d’Italia. Nella Bmx o nel pattinaggio, ad esempio.

Non può essere solo Villa a farlo…

Potrebbe essere l’attività ideale del Centro Studi della Federazione in accordo con quello del Coni. Si può fare reclutamento nelle scuole, andando in giro con una watt bike e facendo dei test a tappeto. Negli ultimi anni siamo andati avanti con Ceci, che l’ultima volta comunque ha chiesto di essere seguito dai tecnici federali e gli è stato assegnato Bragato.

Andrea Guardini, campionati europei juniores keirin, 2007
Andrea Guardini, primo ai campionati europei juniores keirin del 2007
Andrea Guardini, campionati europei juniores keirin, 2007
Guardini, campione europeo juniores 2007 nel keirin
Quanto vale Ceci?

Nel quartetto di adesso poteva essere un Lamon. Ha scelto la velocità, ha vinto tanti titoli, ma forse gli manca la punta per essere al livello dei migliori. In pista si inventa poco, basta guardare i tempi.

Servirebbe un Viviani della velocità…

Il quartetto grazie a lui e a Ganna, ma anche grazie all’attenzione dei media, adesso ha una grande visibilità. Al punto che c’è gente che vorrebbe fare le tattiche e le formazioni. Benvenga. La velocità ha bisogno di più gare. Vedo degli juniores interessanti ora. Napolitano, che sembra mentalizzato. Anche Bianchi. Ma non ci sono gare in cui fare esperienza e andare all’estero si può fare, ma il budget è lo stesso per tutti.

Significa che si spende solo per gli inseguitori?

No, significa che se devo togliere soldi al settore endurance, bisogna che si vada all’estero a fare risultati. Ma ad ora non abbiamo questo livello, per cui prima di andare fuori, sarebbe bene fare esperienza in Italia. Di fatto, per me sarebbe una bella sfida allenare i velocisti, come lo è stato studiare per allenare gli inseguitori. Con loro abbiamo invertito la rotta e ci siamo guadagnati la fiducia dei tecnici dei club. Riuscirci con la velocità sarebbe davvero una bella sfida.

Francesco Ceci, europei Chilometro da fermo, Apeldoorn 2019

La ricetta di Ceci: un tecnico e un metodo di lavoro

04.01.2021
5 min
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E’ bastata un’intervista a Roberto Chiappa per rimettere improvvisamente in moto l’attenzione attorno al settore della velocità che, come dice il gigante umbro, fra uomini e donne assegna 18 medaglie olimpiche. Può una Nazione come l’Italia rinunciarvi a cuor leggero?

L’ultimo azzurro che ha sfiorato la qualificazione per Rio 2016 è stato Francesco Ceci, ascolano classe 1989 come Guardini, sulla cui esclusione si è molto dibattuto. In sintesi, il 7 marzo del 2016, il marchigiano era convinto di aver ottenuto la qualificazione tramite ripescaggio dopo l’ultima prova di Coppa del mondo. Ma mentre i festeggiamenti erano al culmine, ci si è accorti che il suo nome non risultava fra quelli indicati dall’Uci. La federazione internazionale infatti aveva interpretato a modo suo una norma del regolamento, ripescando due giapponesi e mettendo Ceci come prima riserva. Secondo Coni e Fci, invece, non sarebbe stato possibile ripescare più di un atleta per Nazione. Si arrivò fino alle porte di un ricorso al Tas, cui però alla fine si rinunciò per i costi elevati e le ridotte possibilità di spuntarla. E indirettamente si venne ricompensati con il ripescaggio del quartetto, data l’esclusione dell’equipaggio russo.

Francesco Ceci, campionati del mondo Pista 2013 Minsk, Keirin
Francesco Ceci nel keirin, ai campionati del mondo 2013 a Minsk
Francesco Ceci, campionati del mondo Pista 2013 Minsk, Keirin
Ceci ai mondiali di Minsk 2013, nel keirin

Grazie alla possibilità di qualificarsi, tuttavia, Ceci ha ottenuto l’assunzione nelle Fiamme Azzurre e nei due anni scorsi ha riprovato a qualificarsi per Tokyo, perdendo ogni chance per una clavicola fratturata, che lo ha tagliato fuori dalle prove decisive.

Che cosa fa oggi Ceci e cosa pensa di quello che hanno detto Chiappa e Guardini?

Ceci ha ripreso ad allenarsi. Ho tolto la placca dalla clavicola e sto aspettando di avere un calendario. Dal 2015 sono nelle Fiamme Azzurre e questo mi permette di continuare a fare attività sportiva, in un settore da cui l’Italia è progressivamente scomparsa. Tirano fuori sempre la scusa che non ci sono ragazzi, ma vedendo che al mondo stanno emergendo Polonia, Lituania e Kazahstan, mi rifiuto di credere che il nostro bacino non sia alla loro altezza. Piuttosto mancano un tecnico di riferimento e investimenti adeguati.

E’ un calendario costoso?

E’ particolare. Nel mio caso, l’unico modo per andare all’estero è con la nazionale. Le Fiamme Azzurre sono un corpo operativo sul suolo italiano, per cui possono sostenere la mia attività soltanto in Italia. Quindi, se non vado con la nazionale, devo pagare da me. Noi andiamo avanti grazie alla squadra, prima Ceci Dream Bike e ora Piceno Bike, ma il calendario è limitato. In Italia nel 2020 ci sono state due sole gare.

Francesco Ceci, Marco Villa, campionati del mondo Pista 2013 Minsk
Sempre ai mondiali di Minsk 2013, con Marco Villa che lo lancia in pista
Francesco Ceci, Marco Villa, campionati del mondo Pista 2013 Minsk
Con Marco Villa, ai mondiali di Minsk 2013
Davanti alla parola “investimenti” qualcuno potrebbe vacillare.

Non sto parlando di cifre proibitive, semplicemente individuare un tecnico preparato e fare la giusta programmazione. Le grandi Nazioni fanno ritiri, si allenano insieme. In Italia non servirebbero 7 mesi di ritiro ogni anno, ma se avvicini un ragazzo, per coinvolgerlo devi proporgli un programma e un metodo di allenamento.

Come funziona l’attività di un velocista?

Ho lasciato le gare su strada al primo anno da U23 ed era già tardi, perché alcuni miei coetanei si sono specializzati su pista sin da juniores. Eravamo un gruppo di una decina, con Federico Paris e Pavel Buran come tecnici e dopo di loro Collinelli e mio zio Vincenzo (Vincenzo Ceci, che partecipò alle Olimpiadi di Los Angeles nel 1984, ndr). La stagione delle gare era prettamente invernale, con le Coppe del mondo da ottobre a febbraio, quindi gli europei e i mondiali a chiudere. A primavera un po’ recuperavi e poi ricominciavi la preparazione e le prove di qualificazione alla Coppa del mondo in giro per l’Europa. Adesso il calendario è in fase di riforma.

Francesco Ceci, campionati italiani 2018, Vigorelli
Ai campionati italiani del 2018 al Vigorelli, vince il tricolore keirin su suo cugino Luca
Francesco Ceci, campionati italiani 2018, Vigorelli
Tricolore nel keirini al Vigorelli nel 2018
Esisteva un calendario italiano?

Fino al 2010 abbiamo avuto il Giro d’Italia delle Piste, un circuito di 4 prove che non davano punti internazionali, ma servivano per visionare i ragazzi. Si correva prettamente su pista scoperta, anche perché Montichiari è stato inaugurato a maggio del 2009.

Hai letto le parole di Chiappa, che cosa pensi della situazione?

Ho sempre la speranza di uno scatto in avanti. Servirebbe trovare un tecnico con la giusta competenza, senza andare a cercarlo all’estero, come si provò a fare con Morelon, che chiese anche un sacco di soldi e alla fine non venne. La velocità è un mondo a sé, quali sono i tecnici giusti nell’ambiente si sa. Anche all’estero sono tutti ex velocisti, che sono titolari del settore oppure affiancano altri tecnici. La preparazione è molto diversa e sta cambiando.

Diversa da cosa?

Dal settore endurance, ad esempio, anche se pure loro si stanno spostando verso la forza, usando rapporti come il 60×13. Nel 2008, facevo le volate con il 48×13, nel 2019 in Bielorussia per il keirin usai il 58×13 e so che alcuni vanno più duri. C’è stata evoluzione in ogni dettaglio.

Francesco Ceci, europei Glasgow 2018, velocità
Non va bene nella velocità agli europei di Glasgow 2018
Francesco Ceci, europei Glasgow 2018, velocità
Glasgow 2018, campionati europei velocità
Cosa pensi di quello che ha detto Guardini?

Ho letto la sua intervista. Andrea me lo ricordo bene, perché nella fase di transizione dalla pista alla strada, facemmo parecchia attività insieme. Nel 2009 vincemmo insieme, con lui e mio fratello Luca, il campionato italiano della velocità a squadre. Da junior per me era imbattibile, ma già l’anno successivo iniziò a perdere smalto e specializzazione e cominciai ad arrivargli davanti.

Quindi trovi corretto quello che dice sull’incompatibilità tra velocità e volate su strada?

Sono due mondi diversi. Ricordo che fosse parecchio contento di andare di là a guadagnare di più, anche perché per noi velocisti non c’erano grandi prospettive. Ho fatto da poco il corso per tecnico di 3° livello e si è parlato molto di multidisciplina. Ai miei tempi, nessuno mi propose il cross o la mountain bike, ma certo il velocista a un certo punto deve fare una scelta. Da junior ero 71 chili, ora sono a 81, ma sono cambiamenti che fai quando sei certo che ne valga la pena.

Si può tornare a un settore pista che funzioni e richiami i ragazzi?

Alle due condizioni dette prima: un tecnico e un metodo di lavoro. Se fai vedere alle famiglie che i ragazzi non sono abbandonati, le piste tornano a riempirsi. Che poi in questo periodo di paura della strada…