Da un Casartelli all’altro, la firma di Marco sui 30 anni olimpici

21.05.2022
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Non si scrive in prima persona, te lo insegnano subito. Ma questa volta faccio un’eccezione che spero mi perdonerete. Oggi parliamo in qualche modo di Casartelli con suo figlio Marco, ricordando che fu proprio Fabio nel marzo del 1992 la… vittima della mia prima intervista. Aveva vinto la Montecarlo-Alassio e poi il Trofeo Soprazocco e lo Zssdi di Trieste. Era timido, lo eravamo entrambi. Parlò di sé, di Locatelli e di Albese in cui viveva, di suo padre e sua madre. E di lì cominciammo a pedalare insieme in quella carriera che giusto trent’anni fa si tinse dell’oro olimpico e tre anni dopo si arrestò troppo presto al Tour de France. In partenza, in quel 18 luglio del 1995, mi aveva mostrato la piccola foto di suo figlio, nato da neanche tre mesi, che teneva in tasca avvolta nel cellophane.

Il 2 agosto del 1992 sul percorso di Sant Sadurni d’Andoia (Barcellona) Casartelli vince l’oro olimpico su strada
Il 2 agosto del 1992 sul percorso di Sant Sadurni d’Andoia (Barcellona) Casartelli vince l’oro olimpico su strada

Il filo conduttore

Marco l’ho visto crescere, non con la continuità di un parente o di un amico di famiglia e forse proprio per questo incontrarlo di tanto in tanto rende il percorso ancora più prodigioso. Il suo aspetto e i racconti della madre Annalisa sono uno dei fili conduttori della mia vita. Dal battesimo alla laurea. E quando è venuto fuori che ha disegnato lui la maglia commemorativa di quei Giochi, perché venga distribuita agli iscritti della Randonnée dedicata a suo padre, ammetto che nella gola s’è formato un groppo difficile da far scendere. Ci sono vite più difficili di altre, salite che sembrano non finire. Perciò quando capita di tirare il fiato e guardare il mondo dall’alto, lo stupore è commovente.

Marco si è laureato in Graphic Design lo scorso luglio
Marco si è laureato in Graphic Design lo scorso luglio

«Me lo hanno proposto Gianluigi (Marzorati, presidente della Fondazione Casartelli, ndr) e i nonni. Mi hanno chiesto – racconta – se avessi avuto voglia di provare a disegnare la grafica. Ne avevamo già parlato più di un anno fa e metterci finalmente mano è stato emozionante. Il modo per ringraziare gli amici di Albese».

Il logo dei 30 anni

Marco si è laureato lo scorso luglio in Graphic Design, ora ha la sua partita Iva e lotta per farsi un nome. Mi annunciò con orgoglio di essere prossimo al traguardo, bevendo uno spritz subito dopo i campionati italiani della crono a Faenza. Era venuto con Annalisa a salutarmi, dato che non ci si vedeva da un po’.

«Progettare qualcosa che piaccia visivamente – spiega – potrebbe essere fine a se stesso, se non racconti una storia. Per cui ho applicato uno dei processi tipici del mio lavoro. Ho individuato un punto di origine, l’azione, l’evento e un altro luogo. Per cui sono partito da Albese, il ciclismo, le Olimpiadi e Barcellona. Ho preso lo stemma di Albese e ho pensato di farne uno anche io. Ho messo la ruota della bici. La Sagrada Familia, come simbolo di Barcellona, ho rielaborato il logo delle Olimpiadi 1992 e poi il grano di Albese. Dal momento in cui ho individuato questi elementi, la grafica è venuta abbastanza in fretta. Diciamo tre settimane in tutto».

Barcellona in 3 foto

Il bimbo in quella foto nella tasca. Marchino col faccione e la maglia Motorola. Poi con la maglia rossa della Ferrari che gioca al cimitero. Marchino con la maglia gialla al Tour, per fare le foto con Armstrong. Marco e Annalisa. Lui che sorrideva perché troppo piccolo per rendersi conto, lei sempre più stanca. I nonni. Vanda e Pirro a Forlì, Rosa e Sergio ad Albese. Marco e la veste bianca della prima comunione. Poi da adolescente, identico a suo padre. E adesso, capellone, allegro e tosto com’è giusto a 27 anni.

«Vivo molto serenamente – dice – i ricordi di mio padre e il fatto che tutti me ne parlino. I trent’anni di Barcellona sono una bella ricorrenza ed è bello che ci sia gente che lo ricorda. Barcellona per me è nelle fotografie appese in casa. Ci sono quelle 2-3 immagini che ormai sono icone. Mio padre è nei racconti dei nonni e in quelli di mia madre. Lei è orgogliosa di me ed è bello vedere che mi sostiene. Per me è molto importante».

La Randonnée Casartelli si svolgerà domenica prossima, 29 maggio. Non ci sarò, perché nello stesso giorno il Giro d’Italia celebrerà il gran finale a Verona. In altri tempi avrei potuto pensare di sganciarmi, ma il mio ruolo in bici.PRO impone di non mollare per un solo istante. La vivrò nelle foto e nei racconti di altri. Con un pizzico dello stesso orgoglio di Annalisa. Lei e Marco meritano la serenità e ogni gioia possibile.