Primo grande Giro: cosa cambia nel motore?

16.03.2023
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Le parole di Andrea Fusaz su Milan, scritte ieri a proposito della partecipazione di Jonathan presto o tardi a un grande Giro, hanno acceso la luce su un tema molto interessante. Che cosa cambia nel motore di un atleta dopo la corsa di tre settimane? A leggere le tante interviste, si tratta di uno snodo cruciale della carriera, quello che fa diventare grandi (in apertura, il primo Giro di Vincenzo Nibali, nel 2007, a 22 anni). Però che cosa succede effettivamente nell’organismo del corridore? Lo abbiamo chiesto ad Andrea Morelli, Responsabile Laboratorio Analisi del Movimento presso Mapei Sport, che nella sua carriera ha seguito e segue ancora svariati professionisti alle prese con simili passaggi.

Andrea Morelli è il Responsabile Laboratorio Analisi del Movimento presso Mapei Sport
Andrea Morelli è il Responsabile Laboratorio Analisi del Movimento presso Mapei Sport
Quali sono i condizionamenti che si attuano nel corpo dell’atleta?

Prima di tutto hai un aumento impressionante del carico di lavoro, perché una corsa a tappe breve, piuttosto che dei blocchi di lavoro in allenamento non permettono di produrre un carico di lavoro tanto elevato. Quindi una sequenza di giorni così lunga come quella che si ha in una corsa di tre settimane, non riesci a simularla. Quando magari fai 2-3 settimane di altura, comunque devi gestire il carico e lo scarico. Attui una programmazione che arriva a fare un certo numero di ore alla settimana, ma non ai livelli di un grande Giro.

Dove avvengono i cambiamenti più significativi?

In una corsa a tappe, lo stimolo che hai a livello centrale, quindi a livello del sistema cardiocircolatorio e respiratorio, è molto alto. Soprattutto le intensità che sviluppi in gara non sono mai quelle che riesci a fare in allenamento, anche se sei molto motivato. Quindi la sequenza elevata di giorni, mettendo insieme anche i livelli di intensità che produci, danno uno stimolo molto grosso dal punto di vista centrale.

Basso ha debuttato al Giro nel 1999 a 21 anni: è stato fermato dopo 7 tappe. Qui è con Boifava, suo team manager alla Riso Scotti
Basso ha debuttato al Giro nel 1999 a 21 anni: è stato fermato dopo 7 tappe. Qui è con Boifava, suo team manager alla Riso Scotti
Di cosa parliamo?

Di massimo consumo di ossigeno, che è legato sia a delle caratteristiche di scambio dell’ossigeno a livello muscolare, sia dal punto di vista della gittata cardiaca. Quindi gli adattamenti che tu puoi portare a livello del cuore sono molto elevati. Poi c’è la parte muscolare. Il fatto di produrre dei livelli di potenza e quindi di forza a livello periferico produce degli adattamenti anche sul piano nervoso e cellulare, per quanto concerne il muscolo. Quindi il discorso si può inquadrare in diversi aspetti.

Ti seguiamo, fai strada…

Dal punto di vista fisiologico c’è quello che abbiamo appena detto. Dal punto di vista antropometrico ci sono degli adattamenti legati al fatto che la corsa produce un dimagrimento di un certo tipo, quindi lavori anche sul discorso massa magra e massa grassa. Un dispendio energetico così elevato porta il corpo a lavorare in riserva. Quindi svuoti le riserve energetiche, poi le riempi. Infine c’è un discorso legato anche all’aspetto mentale, alla fatica mentale.

Filippo Ganna, Giro d'Italia 2020, Valdobbiadene
Ganna ha corso il primo Giro nel 2020 a 23 anni: ha vinto le 3 crono e l’arrivo di Camigliatello senza grossi cali
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Legato alla sopportazione della fatica?

In quelle tre settimane, produci una fatica acuta. C’è anche quando fai un allenamento duro, una tappa dura o una gara dura. Però in un Giro questo carico si ripete e quindi ti abitui a stressare il corpo in modo continuativo. E quindi anche dal punto di vista motivazionale, al termine di una corsa a tappe, puoi dire: «Cavoli, sono riuscito a finire tre settimane di gara». Che magari prima, soprattutto se sei giovane, ti ponevi una serie di dubbi sulla tua capacità di farlo. Riuscire a reggere quel carico di lavoro ti fa sentire di essere migliorato. E’ una consapevolezza importante.

Torniamo al motore, adesso…

C’è il discorso del recupero. Tenendo presente la supercompensazione, per cui quando applichi un carico, poi lo recuperi e ti porti a un livello successivo, se assimili un carico di lavoro così importante, sei già un passo avanti. Il problema grosso rispetto alla periodizzazione corretta di un programma di allenamento, è che in corsa non puoi gestire facilmente questo aspetto. Anzi normalmente sei sopraffatto dal lavoro che fanno anche gli altri, quindi sei obbligato a subirlo e poi il tuo corpo dovrà cercare di recuperarlo. Sicuramente c’è una serie di aspetti che portano dei miglioramenti. Poi può anche darsi che uno al primo giro a tappe non riesca ad assimilarlo e vada incontro a degli effetti negativi. Bisogna valutare entrambi gli aspetti.

Edoardo Zambanini ha debuttato nel 2022 alla Vuelta a 21 anni: avremo quest’anno i primi riscontri?
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E’ davvero impossibile gestire la fatica nell’arco di un grande Giro e magari mollare in cerca di recupero?

E’ naturale che se noi ragioniamo in nell’economia della corsa, ci sono delle fasi in cui ti trovi puoi gestire un pochino lo stress, nel senso che se stai nella pancia del gruppo e non devi mantenere le posizioni, puoi stare un po’ più coperto.

E’ un risparmio quantificabile?

Ci sono degli indici misurabili con certi strumenti per vedere in modo abbastanza preciso quanto tempo in corsa hai passato alle varie intensità. Puoi valutare se nella tale tappa sei riuscito a stare senza pedalare, tra virgolette, per quanti minuti. Quindi più sei bravo a sfruttare il lavoro degli altri, restando coperto, più risparmi energie. La stessa cosa vale nell’economia della tappa. Se devo arrivare ai piedi della salita nelle migliori condizioni e senza spendere energie, più riesco a stare coperto e meglio è. Sfruttare il lavoro della squadra, è importante anche per quello. Uno da solo può essere fortissimo, però in certe situazioni è la squadra che lo aiuta.

Ayuso ha debuttato lo scorso anno alla Vuelta a 19 anni, arrivando terzo. Ora è fermo per una tendinite
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Quindi c’è la possibilità di gestire il lavoro?

Sicuramente puoi cercare di gestirlo, ma ti trovi a subire un carico che comunque è elevato. Un ritiro di tre settimane lo gestiresti in modo diverso. Il giorno che non stai bene, magari un po’ molli. In corsa non puoi fare questi calcoli. Devi essere in grado di portare a termine la tappa entro un tempo massimo e quindi devi gestire anche le giornate critiche. In una corsa incidono anche le forature. Non tanto per il tempo che perdi, ma per le energie che spendi per rientrare.

Esiste un’eta minima per debuttare in un Giro?

Tema attuale, dato che le cose stanno cambiando. Ci sono stati dei passi avanti per tantissimi aspetti: dal punto di vista della nutrizione, dal punto di vista del recupero, dal punto di vista della gestione della corsa, però dobbiamo sempre pensare che il fisico ha bisogno di tot anni per raggiungere e stabilizzare la sua condizione. Secondo me il fatto di anticipare troppo può portare a effetti negativi. Fisicamente, ma soprattutto perché si creano anche situazioni psicologiche abbastanza critiche nella gestione dello stress.

Germani e Gregoire, entrambi neopro’ alla Groupama-FDJ: si sta ragionando su un debutto alla Vuelta
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Legato a quali aspetti in particolare?

Devi diventare maniacale soprattutto sul fronte dell’alimentazione. Nella corsa di un giorno puoi non essere al top per quanto riguarda la gestione del peso. Nelle corse a tappe, dove ci sono dei volumi di salita così elevati, sicuramente il fatto di essere perfetti dal punto di vista del peso può fare la differenza. Reggerlo mentalmente non è scontato.

Il primo grande Giro fa crescere, ma fino a quante volte si ripete l’effetto?

Non puoi continuare a crescere nel tempo, casomai inizia una serie di cambiamenti. Ci sono dei limiti fisiologici che non si riesce a oltrepassare e negli anni i miglioramenti diventano sempre più difficili, fino a raggiungere uno stato di maturazione. Sarebbe troppo facile e bello che ad ogni Giro si migliorasse a tempo indeterminato, no?