Enrico Franzoi in nazionale 2007

Franzoi spiegaci l’evoluzione delle bici da ciclocross

24.11.2020
5 min
Salva

Per spiegarci come sono cambiate le biciclette da ciclocross abbiamo sentito Enrico Franzoi, uno degli migliori atleti che il nostro Paese abbia mai avuto in questa disciplina. Ricordiamo che è stato campione del mondo under 23 nel 2003 e medaglia di bronzo ai campionati del mondo elite nel 2007, più numerose altre vittorie fra cui quattro titoli di campione italiano.

Si parte dall’acciaio

Franzoi oggi ha 38 anni e lavora per Selle San Marco.
«Negli anni 90 c’erano ancora i telai in acciaio con le tubazioni sottili, i cavi erano tutti esterni – esordisce così Franzoi – le biciclette erano semplici. Qualcuno iniziava ad avere i cavi integrati, ma solo del freno posteriore. Le ruote erano a profilo basso con raggiature importanti. Le biciclette avevano un peso di 8-9 chilogrammi, quelle più leggere».

Enrico Franzoi con bici in alluminio, ruote in carbonio e freni countervail
Enrico Franzoi con bici in alluminio, ruote in carbonio e freni countervail

Tra la fine degli anni 90 e l’inizio dei 2000 arrivano alcune novità importanti «Anche nel ciclocross nei primi anni 2000 sono arrivate le ruote in carbonio con profilo da 40 millimetri e telai in alluminio con alcune parti in carbonio. Un bel passo avanti ci fu nei gruppi perché si passò dal 9 al 10 velocità».

Le gomme sono più strette

Franzoi si sofferma molto su un componente che è fondamentale nel ciclocross, vale a dire i pneumatici.

«Un bel cambiamento fu quello delle misure dei tubolari. Negli anni 90 montavamo gomme con larghezza fino a 38 millimetri, poi intervenne l’Uci che mise il limite massimo a 34 millimetri per arrivare ad oggi con il limite a 33 millimetri».

Certo che in un’epoca in cui si tende ad allargare le misure dei pneumatici il ciclocross è andato stringendoli. «Questa scelta dell’Uci fu fatta per contenere i costi – ci spiega Franzoi – nel senso che non potendo montare gomme troppo larghe non servivano più molti set di ruote diversi con diverse misure di gomme. In questo modo si è cercato di mettere un po’ tutti alla pari. Un altro motivo è che con pneumatici più stretti, è più difficile condurre la bici su certi terreni e quindi esce fuori chi è più bravo a guidare».

Il campione europeo Iserbyt: carbonio, dischi e cavi interni
Il campione europeo Eli Iserbyt con bici in carbonio, freni a disco e cavi interni

A questo punto a Franzoi viene in mente un particolare curioso «Pensa che negli anni 90 non c’era tanta scelta di tubolari, in pratica avevamo un tubolare che aveva un disegno del battistrada con tasselli bassi e un po’ larghi e lo usavamo quando era asciutto». E quando era bagnato? «Con il bagnato o con il fango usavamo un copertoncino che aveva un disegno del battistrada che teneva meglio».

Cerchi più larghi e i pedali…

Per capire come si è evoluta la parte inerente le gomme e i cerchi Franzoi ci ha raccontato che «I cerchi non erano larghi come quelli di oggi, il canale era largo 19 millimetri, con i tubolari da 38 millimetri faceva un effetto galleggiamento che sulla sabbia aiutava molto»

Anche a livello di pedali c’è stata una bella evoluzione «Erano già a sgancio rapido solo che oggi sono più leggeri e soprattutto scaricano bene il fango, mentre ai miei tempi ogni tanto non si riusciva più ad agganciarli»

I percorsi moderni sono più tecnici
A detta di Franzoi i percorsi moderni sono più tecnici

Due grandi innovazioni

Ma per Franzoi le due grosse innovazioni sono arrivate negli ultimi anni «Una grossa innovazione è stato il freno a disco. Tieni presente che il mondo del ciclocross non è stato veloce come la mountain bike ad aggiornarsi in questo senso, infatti fino al 2013 usavo i countervail e solo dal 2014 i dischi, e ti dico non tornerei più indietro. L’altra grossa innovazione per il ciclocross è l’introduzione dei gruppi elettronici, che permette di fare meno manutenzione rispetto a prima quando bisognava pulire tutti i cavi dal fango».

Monocorona non per tutti

Legandosi all’evoluzione dei gruppi Franzoi sottolinea un aspetto interessante «Ai miei tempi c’era chi usava la doppia corona anteriore con il 39-46, poi negli ultimi 10 anni si è passati al monocorona con una corona anteriore che cambia in base al percorso, ma tendenzialmente vedo che usano il 44 e il 46 e poi hanno diverse opzioni con il pacco pignoni. Quando c’era il 10 velocità io usavo un pacco pignoni 11-25, poi con 11 velocità sono passato ad un 11-28, oggi chi ha Sram può usare il pacco pignoni 10-32. Però sai che ci sono alcuni corridori di alto livello che usano ancora la doppia corona davanti? Ti faccio due nomi a caso: Van der Poel e Van Aert»

Van der Poel in azione con la doppia corona anteriore
Van der Poel in azione con la doppia corona anteriore

Percorsi più tecnici

Ma oltre alle biciclette sono cambiati anche i percorsi? Franzoi ci risponde così «A livello internazionale una volta erano più filanti si facevano velocità più alte, adesso sono più tecnici o meglio ci sono più curve e più rilanci. In Italia i percorsi sono sempre stati più tecnici e più tortuosi»

E il gravel?

Infine, un accenno al gravel per capire quali legami ci sono con il ciclocross «Dipende da che tipo di bici parliamo. Se parliamo di una gravel tradizionale allora ti dico che il legame c’è, ovviamente una gravel è più comoda, mentre una bici da ciclocross moderna in carbonio è più orientata alle corse. Mentre se parliamo di gravel dove ci sono anche degli ammortizzatori allora ci avviciniamo di più al mondo della mountain bike»