Con coach Lipski alla radice dell’exploit di Casasola

05.12.2024
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Che cosa c’è dietro i miglioramenti nel cross di Sara Casasola che ormai viaggia stabilmente fra le prime cinque al mondo? Il cambiamento di squadra ha certamente inciso: la Crelan-Corendon, formazione femminile della Alpecin-Deceuninck, fa le cose in grande. Proprio in questi giorni, il gruppo ciclocross della squadra dei fratelli Roodhooft si trova in ritiro in Spagna. Non sono neanche tutti, ma sono comunque più di venti. Si allenano insieme come si fa su strada e ogni mercoledì, quando sono in Belgio, si ritrovano in un grande parco vicino al service course del team e si tirano il collo nel bosco, simulando situazioni di gara sui terreni più disparati.

Come sia cambiato il metodo di lavoro di Casasola ce lo spiega Elliot Lipski, allenatore britannico della squadra, con una laurea in Fisiologia applicata dell’esercizio presso l’Università di Brighton e studi sull’esposizione all’ipossia e gli adattamenti all’allenamento di resistenza. Di lui avevamo già sentito parlare nel 2019 da Samuele Battistella e da Nicola Conci finché ha corso nel team belga. E’ Lipski a seguire la campionessa italiana di ciclocross, anche grazie al buonissimo italiano, che deve a sua moglie e al fatto che viva ormai stabilmente a Lucca.

Alla Alpecin, Elliot (a destra) è diventato responsabile performance del team femminile (foto Facepeeters)
Alla Alpecin, Elliot (a destra) è diventato responsabile performance del team femminile (foto Facepeeters)
Ci racconti come va la collaborazione con Sara Casasola?

Ci siamo conosciuti l’anno scorso, ma abbiamo impostato il lavoro a fine luglio-agosto, quando lei era ancora impegnata su strada, ma doveva iniziare la preparazione per il cross. Si vedeva che avesse delle potenzialità, ma quest’anno si è alzata di livello. Secondo me molto dipende dalla struttura della squadra e dall’opportunità di vivere in Belgio che fa la maggiore differenza. Ogni settimana, di mercoledì si allenano insieme. Il nostro capo Christoph Roodhooft è sempre lì con il mio collega Axel Moens, un altro coach specializzato nel ciclocross. Non sono mai meno di dieci, fra uomini e donne, e questo le ha permesso di lavorare sulla tecnica e sulla competizione, grazie al confronto con gli altri.

Dove si trova questo posto?

E’ una foresta vicino al nostro magazzino e ci sono tutti i tipi di terreno. C’è sabbia, c’è terra, ci sono le scale, si può girare a lungo senza fare sempre lo stesso percorso, si cambia in base all’obiettivo di ogni settimana. La nostra squadra è cresciuta nel ciclocross, 15-18 anni fa faceva solo quello e per questo Christoph conosce ogni angolo di quel bosco.

Ora invece si stanno allenando in Spagna: quali differenze?

Servivano posti un po’ diversi per allenarsi in vista della Coppa del mondo di Oristano, quindi sabbia e scale. In realtà però questo ritiro è una delle poche occasioni per Sara di allenarsi lontano dalla routine delle gare. Ogni settimana si fa un minimo di una gara, ma si arriva anche a tre. E’ capitato di correre lunedì, sabato e domenica. E in questo caso fra le gare si riposa, piuttosto che allenarsi. Questo periodo in Spagna le permetterà di allenarsi anche sul fondo, facendo uscite di 3-4 ore, con tanto di lavori specifici. Non avendo corso in Coppa del mondo a Dublino, è potuta andare in ritiro qualche giorno prima e questo è molto positivo.

Il quarto posto agli europei di Pontevedra ha messo in risalto la nuova consistenza di Casasola
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Dieci giorni in cui alterna i due tipi di bici?

Esatto. La settimana scorsa si è allenata nella corsa a piedi: mezz’ora la mattina e poi dopo pranzo due ore di bici. Il giorno dopo allenamento di tecnica e quello successivo lavoro su strada. Ogni corridore ha il suo programma di lavoro, con degli aspetti da migliorare. Per esempio per lei abbiamo visto che deve lavorare più sulle accelerazioni e i cambi di ritmo, su sforzi di 30 secondi fino a un minuto. Quando abbiamo iniziato a parlare, abbiamo inquadrato come obiettivo il miglioramento dell’esplosività e della tecnica. In più ci siamo dedicati al riscaldamento prima della gara, come farlo e quanto a lungo. Come lavorare nei giorni immediatamente precedenti e anche la nutrizione.

Esiste un protocollo standard di riscaldamento?

Abbiamo un protocollo per ogni tipo di fase. Per quando si deve scaricare, per i lavori alla soglia, ma ovviamente è diverso per ogni corridore. E’ però importante che, definito il protocollo, poi sia sempre quello prima di ogni gara, che sia una prova nazionale o il campionato del mondo. Rimangono uguali anche i tempi di assunzione della nutrizione. Per esempio se prendi un gel 20 minuti prima alla gara, deve essere così sempre. E poi ci sono i dettagli, ad esempio nel riscaldamento abbiamo aggiunto un po’ di bicarbonato, ma parliamo di piccole differenze.

Avete già pensato a come gestire il passaggio fra cross e strada?

Dobbiamo ancora definirlo. La transizione è una fase delicata e si programma in base alla fatica generale, ma ora è ancora presto per pensarci. Sara ha già fatto tante gare, ma la stagione entra nel vivo col periodo di Natale e poi a gennaio, per cui si dovrà valutare alla fine di questo periodo. Comunque abbiamo due approcci, che usiamo per lei, come per le altre ragazze e anche gli uomini. Uno è tirare dritto verso la prima parte della stagione su strada, verso gare come la Strade Bianche e poi le classiche del Belgio che per lei sarebbero adatte. Poi si programma un periodo di stacco e si preparano le gare dell’estate, come lo scorso anno ha fatto Van der Poel. Il secondo prevede subito uno stacco, per rientrare in gara più avanti nella stagione.

Sesta ai mondiali del 2023, Casasola in scia ad Alvarado, ora sua compagna di club
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La stagione di Sara Casaola prevede un picco di forma per i mondiali oppure dovrà essere costante per tutto l’inverno?

Abbiamo concentrato l’attenzione sul periodo di Natale, che è sempre una fase cruciale. L’obiettivo principale per quest’anno è la sua presenza in tutte le principali competizioni, cercando di rimanere costante ad alto livello, senza un momento specifico. Al contrario, uno come Mathieu si focalizza su periodi più brevi.

Come si lavora con Sara?

E’ una bella atleta, molto precisa. Non ha fretta e crede nel processo. Ha capito come voglio fare le cose e ha condiviso il percorso di crescita che abbiamo individuato per lei. Quando è arrivata non ha fatto un test tradizionale per capire il suo valore, ma grazie a Training Peaks e alla valutazione delle gare, abbiamo visto che ha un grande motore e una notevole potenza alla soglia. Abbiamo appena cominciato, ma sono sicuro che il suo meglio debba realmente ancora venire.

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10.02.2023
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Valigia pronta? «Sì, sì, sono già in aeroporto a Bergamo. Ho già fatto tutto, aspetto di imbarcarmi. C’è un volo diretto su Porto, molto comodo». Nicola Conci (in apertura nell’immagine photonews) ha la voce squillante come all’inizio delle vacanze. L’inverno dei ritiri e del lavoro è finito e con le corse inizia anche il divertimento. Se un corridore non si diverte alle corse, forse ha un problema. E il debutto stagionale, per quanto privo di riferimenti e certezze, è sempre un momento elettrizzante.

«Devo dire che è stato un bell’inverno – racconta il trentino – in generale mi sento bene e penso di aver fatto tutto nel migliore dei modi, quindi sono pronto. Ovviamente c’è l’incognita, come sempre, del fatto che si vada alle corse senza confronto con gli altri. Ci sono diversi corridori che hanno già corso e qualcuno ha anche dimostrato di andare molto forte, tipo Rui Costa o comunque l’Intermarché. Non resta che andare, dare il massimo e vedere come va…».

Appena passato dalla Gazprom (chiusa a seguito della guerra ucraina) alla Alpecin, Conci si è subito messo in luce
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Ritorno al WorldTour

Il ritorno nel WorldTour ha portato con sé nuove abitudini e nuove esigenze da parte della squadra, la Alpecin-Deceuninck, a cominciare dal calendario e dalla preparazione. 

«Abbiamo dovuto un po’ rivedere il calendario», spiega. «L’anno scorso riuscivano a fare diverse corse, tra virgolette secondarie, anche se ormai di secondario non c’è più niente. Quest’anno, essendo WorldTour e avendo l’obbligo di fare tutte le corse WorldTour, abbiamo tolto dall’inizio stagione quelle 3-4 gare come Mallorca oppure il Saudi Tour. Quindi, dopo la partenza all’Etoile de Besseges, la Figueira Champions Classic di domenica sarà il secondo debutto europeo, mentre altri inizieranno in Spagna la prossima settimana con Murcia».

Nonostante abbia corso nel team continental della Alpecin, nel 2022 Conci ha corso i mondiali di Wollongong
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Passando dal Development Team al WorldTour cosa è cambiato per te?

Non tantissimo, perché alla fine bene o male l’impronta che viene data al Development Team è quella della WorldTour. Certo, a livello di allenamenti ho notato una maggiore qualità, maggiore cura, attenzione. Ho inserito qualche allenamento che l’anno scorso vedevo fare agli altri, come ad esempio le famose uscite low carb e cose del genere. Però in generale non è che sia cambiato moltissimo.

Ti alleni ancora con Alberati o sei passato ai preparatori della squadra?

Sono passato con i tecnici della squadra. Il mio allenatore si chiama Elliot Lipski, che è inglese ma abita in Toscana (Lipski è anche capo della performance del team femminile Fenix-Deceuninck, ndr). Non parliamo italiano, anche se penso che ne sarebbe capace. Comunichiamo in inglese, è in gamba, è giovane e poi è molto moderno. Mi piace, mi trovo bene.

E’ difficile cambiare preparatore dopo un po’ di tempo con lo stesso?

Sì e no. Sì perché ogni giorno hai dei lavori diversi e magari devi chiedere spiegazioni su cosa siano e come vadano fatti. Quindi bisogna dedicare del tempo in più nel capire il tipo di allenamento. Però in generale può anche essere una spinta a fare qualcosa di nuovo. Bene o male tutti i preparatori hanno la loro filosofia e se per tanto tempo si segue la stessa linea, dopo un po’ i lavori si conoscono e forse si hanno meno stimoli. Invece cambiando allenatore, quell’aria di novità può dare la sveglia.

Lipski, primo da destra con il ds Cornelisse, Petra Stiasny e il medico Beeckmans, è preparatore di Conci (foto Facepeeters)
Lipski, primo da destra con il ds Cornelisse e Petra Stiasny, è il preparatore di Conci (foto Facepeeters)
Si parlava con Scaroni nel ritiro di dicembre della determinazione degli atleti ex Gazprom, degli occhi iniettati di sangue e del rischio che, avendo trovato squadra, possa affievolirsi…

Io penso di no e soprattutto è molto soggettivo. Dal mio punto di vista, quel sangue agli occhi nasceva sì dalla storia Gazprom, ma anche dal fatto che avessi… buttato i quattro anni precedenti, fra qualche errore e l’intervento all’arteria iliaca. Avevo tanta voglia di far bene e quindi quella cattiveria c’era già, anche se ovviamente la storia di Gazprom è stata un qualcosa in più. Però, in generale, ormai mi sento di dover andare alle gare e dare sempre il massimo. Dal mio punto di vista, penso che quella determinazione ci sia ancora e ce l’avrò per un bel po’.

Quindi il fatto di avere il Giro nel mirino non significa che la stagione sarà solo una lunga attesa…

Assolutamente. In realtà per la squadra, queste corse portoghesi sono un po’ di passaggio e di rodaggio. Per me personalmente, se ci sono delle occasioni da prendere, non mi tiro certo indietro, anzi. Io sono qua per provare a fare già bene. Poi è ovvio, è la prima gara, non ho ancora corso. Ma queste non possono essere scuse: devo andare a tutta e basta.

Il programma l’hai potuto scegliere tu?

Ne abbiamo parlato insieme al ritiro di dicembre. In realtà la bozza che mi avevano dato mi era piaciuta abbastanza fin da subito, quindi non è che si sia rimasto lì a discutere più di tanto. E’ un bel programma. Volevo fare il Giro e anche il Tour, ovviamente. Tutti i corridori sognano di fare il Tour, però penso che per ora sia meglio fare il Giro. In più quest’anno ci sono diverse tappe che per me hanno un valore particolare.

I quattro anni alla Trek-Segafredo non sono andati come Conci si aspettava. La sua voglia di riscatto è palpabile
I quattro anni alla Trek-Segafredo non sono andati come Conci si aspettava. La sua voglia di riscatto è palpabile
Di quali tappe parliamo?

C’è la partenza da Pergine, quindi proprio a casa mia. L’arrivo sul Bondone del giorno prima. E poi c’è l’arrivo di Bergamo, dove vivo da qualche tempo. Insomma ci sono più tappe che, per una cosa o per l’altra, hanno un valore particolare. Certo, per il discorso che facevamo prima, non ho intenzione di andare al Giro e fare 10 giorni a pensare a quei giorni, perché non sono nelle condizioni di poterlo fare. Sono determinato ad andare a tutta fin da subito e ogni occasione deve essere quella buona. Poi ovviamente se le occasioni dovessero nascere proprio in quelle tappe, benvengano.

L’avvicinamento al Giro sarà canonico o con il nuovo allenatore cambierà qualcosa?

Dopo queste prime gare, ci saranno due corse a tappe in ottica Giro: il Catalunya e i Paesi Baschi. Sono un gran bel blocco, perché sono corse di altissimo livello, ma anche dure e anche abbastanza ravvicinate. A livello fisico sarà un bell’impegno. E poi il Giro. Insomma, non si può arrivare al Giro con troppi giorni di corsa o comunque un pelino stanchi. Si è capito che bisogna correre, ma anche allenarsi bene e prepararsi per la corsa sotto tutti gli aspetti.

Ci sarà anche l’altura?

Sì, dobbiamo ancora parlarne bene, però qualcosa dovremmo fare. Ovviamente tra i Baschi e il Giro c’è qualche settimana, quindi andremo in altura, ma non so ancora dove.

Conci è approdato alla Alpecin nel 2022. Lo ha accolto Sbaragli, veterano nel team tedesco (photonews)
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Dopo l’intervento all’arteria iliaca e col nuovo preparatore, hai tenuto la stessa posizione in sella?

Tutto invariato. Qualche anno fa, tramite Masnada ho conosciuto Aldo Vedovati ed è una delle 2-3 persone di cui mi fido ciecamente. Per la posizione mi affido a lui e sono contento di come mi sento in bici. Poi Aldo è una bellissima persona e ogni volta che posso avere a che fare con lui, ne sono felice. Ogni consiglio e ogni piccolo movimento che mi suggerisce, lo prendo come fosse la Bibbia. Per la posizione sono con lui. Quando sei professionista, alla fine hai tante cose che possono aiutarti e tante che possono anche farti… del male. E’ facilissimo perdersi.

E quindi come si fa?

Quello che ho notato è che abbiamo a disposizione mille risorse, ma dobbiamo essere bravi a capire chi e che cosa ci serva veramente. So che se andassi a fare altri bike fitting, magari tramite la squadra e dopo aver visto la posizione con Aldo, troverei delle cose che secondo loro non vanno bene. Può essere l’altezza sella, la pressione sui pedali, la pressione sulla sella. Quindi devi essere bravo a capire di chi vuoi veramente fidarti è seguire una strada, altrimenti si diventa matti.

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Ti aspettavi che Van der Poel potesse vincere il mondiale di cross?

In ritiro l’ho visto ben poco, perché abbiamo i gruppi di allenamento e poi si rimane divisi anche a pranzo e cena, quindi non è che abbia avuto tantissimo a che fare con Mathieu. Però il giorno del mondiale, mio papà mi ha scritto: «Chi vince?». E gli ho detto: «Van der Poel in volata». Lui invece ha risposto: «No, Van Aert in volata». Alla fine ho avuto ragione io.

Vedi? L’allievo ha superato il maestro…

Esatto.

Una risata. L’altoparlante che annuncia un volo, non ancora il suo. Domenica si comincia dal Portogallo e sempre in Portogallo Conci resterà per la Volta ao Algarve. Siamo davvero curiosi. Il suo patrimonio atletico è di quelli importanti, è arrivato il momento di metterlo finalmente in mostra.