Vendrame, la Decathlon-Ag2R e gli ingegneri che fanno le scelte

23.05.2025
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Incontro al Giro d'Italia con Andrea Vendrame, per parlare della sua Van Rysel da gara e le abitudini tecniche della Decathlon-AG2R con cui corre

DURAZZO – Girando per gli alberghi delle squadre nei giorni più calmi del Giro d’Italia, si ha la possibilità di parlare con gli atleti di aspetti tecnici che magari, durante la gara, per necessità e tempi ristretti, si danno per scontati. Così chiacchierando con Andrea Vendrame siamo venuti a sapere di un’abitudine radicata della Decathlon-AG2R, in cui due ingegneri, corsa per corsa, stabiliscono rapporti, profilo delle ruote e pressione delle gomme. La scelta di adottare tubeless da 29 all’anteriore e 28 al posteriore per ragioni aerodinamiche è stata dettata da loro.

L’occasione è stato un incontro per farci raccontare la sua bicicletta Van Rysel, con cui Vendrame corre per il secondo anno e su cui ha vinto la tappa di Sappada al Giro del 2024 e quella di Colfiorito all’ultima Tirreno-Adriatico.

«E’ il secondo anno che il team è diventato Decathlon – spiega il veneto – quindi dallo scorso anno utilizziamo bici Van Rysel. Mi piace, è molto reattiva. E’ una bici aerodinamica anche come disegno, lo si capisce anche solo guardandola. Da quest’anno poi abbiamo anche il modello RCR-F, che è uscito da qualche mese ed è ancora più reattivo. Ha un carbonio molto più rigido ed è particolarmente adatto per gli uomini veloci».

Bici aerodinamica e scattante, è anche guidabile?

Mi trovo molto molto bene anche in discesa. Quando devo rilanciarla al massimo, fuori da un tornante. Penso che sia davvero un mezzo da gara.

Avete anche delle belle ruote Swiss Side: le cambiate in base ai percorsi?

Come anche per il telaio, i nostri due ingegneri prestabiliscono le guarniture giornaliere, le ruote, la pressione. Per cui noi corridori, tra virgolette (ride, ndr), non abbiamo più diritto di scelta.

Capita che le opinioni siano diverse?

Certamente. Infatti nella tappa che ho vinto alla Tirreno di quest’anno, dovevo partire con la RCR-F, invece mi sono impuntato e ho usato questa qui, la RCR, e alla fine ho vinto.

E’ anche una bici che va bene in salita oppure è un po’ pesante?

La RCR è molto leggera rispetto alla F. Sicuramente ci sono quei 500-600 grammi di differenza dovuti al tipo di carbonio. Possiamo dire, avendola usata da un po’, che questo telaio è stato realizzato per le sue performance sia in volata sia in salita. E’ multitasking, diciamo (sorride, ndr).

I rapporti vengono scelti dagli ingegneri, ti trovi sempre bene?

Abbiamo trovato le combinazioni giuste. Su tappe piatte preferisco il 55 o il 56, mentre in tappe di montagna, magari un po’ nervose tipo Colfiorito alla Tirreno, preferisco un 54. Dove le gambe fanno male, dopo 240 chilometri è meglio avere un rapporto che si riesce a spingere e non un 56. Inoltre mi piace fare le salite di forza, quindi preferisco restare con il 54 e giocare con la scala dei pignoni al posteriore.

Quindi?

Quindi penso che il 40-54 sia un rapporto ottimale per scalare i grandi colli del Giro. Ma se invece parliamo di una tappa che deve arrivare in volata…

Che cosa dovremmo dire in quel caso?

Che questa è reattiva, però una volta provato il nuovo modello, mi sono proprio innamorato. In volata è tutta un’altra cosa. E’ molto più rigida e molto più reattiva. Quando la lanci prende subito velocità. Non che questa non lo faccia, ma l’altra è molto più fluida.

Quattro tappe nel mirino, Vendrame e l’arte della fuga

08.05.2025
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DURAZZO (Albania) – Vendrame si fa attendere. Mezza squadra è già rientrata, ma il veneto della Decathlon-Ag2R ha preferito allungare assieme ad altri due compagni. Il Sol Tropikal Durres è il ritrovo di diversi team. Accanto ai mezzi dei francesi c’è la Tudor Pro Cycling, più in là vediamo la Jayco-AlUla, poi la Bahrain Victorious, la Alpecin-Deceuninck e la Israel-Premier Tech. Il clima è a dir poco mite. Guidando da Tirana fin qui abbiamo avuto la sensazione di spostarci da Catania verso Ragusa: sulla destra mancava soltanto l’Etna. Anche se poi, rientrando verso la Capitale, le montagne alle sue spalle hanno un che di… bassanino. Si fa fatica a decifrare i paesaggi, al primo impatto è meglio concentrarsi sulle dinamiche “fantasiose” del traffico albanese.

Poi arriva Vendrame, incontrato l’ultima volta alla Tirreno-Adriatico quando vinse la tappa di Colfiorito, che lo scorso anno lasciò il Giro con il gusto buono della vittoria di Sappada. L’avvicinamento ha avuto il piccolo intoppo di un malanno che gli ha impedito di correre il Romandia, ma adesso siamo qui e tutto sembra a posto. Chissà se ha allungato perché la prima tappa lo solletica o se aveva bisogno di fare più fatica…

«Non cambia niente – annuisce – quello che è fatto, è fatto. Sono consapevole di star bene e come diceva sempre mia nonna: l’importante è la salute. L’anno scorso eravamo arrivati con una squadra competitiva per la classifica generale per O’Connor. Quest’anno abbiamo cambiato la visione di corsa e avremo più occhi per gli sprint con Bennett. Poi ci saranno giornate in cui cercare la vittoria con me, magari nelle tappe con fughe a lunga gittata, e con gli scalatori come Prodhomme e Bouchard. Conosciamo abbastanza bene il Giro, siamo un gruppo esperto, non siamo vincolati a un capitano per cui correremo liberi».

Per Vendrame, nato a Conegliano nel 1994, si tratta del settimo Giro in carriera
Per Vendrame, nato a Conegliano nel 1994, si tratta del settimo Giro in carriera
Dopo la vittoria alla Tirreno e anche dopo Sappada dicesti che erano tappe che avevi segnato da prima. Ebbene, quante tappe di questo Giro potrebbero piacere a Vendrame?

Ho studiato il percorso, sinceramente di tappe ce ne sono. Ne ho adocchiate quattro, non voglio individuarne di più. Fin da quando sono professionista, cerco di individuare le quattro tappe più adatte in un Grande Giro e poi strada facendo cerco di portarle a casa. E così sono quattro anche quest’anno.

Ovviamente non ce le dirai neanche sotto tortura, giusto?

Sono sempre stato un po’ scaramantico nel non rivelare niente, magari la più evidente è quella con le strade bianche che farà gola a molti. Comunque sono dalla metà del Giro in avanti. La mia fortuna è nel recuperare bene, la dote di uscire man mano che il Giro avanza. Le tappe target quest’anno sono nella seconda settimana, la terza purtroppo è veramente impegnativa, quindi presumo che sarà di più una lotta fra gli uomini di classifica. Però, mai dire mai, lasciamo le porte sempre aperte.

Che cosa potrebbe accadere di diverso?

Non si sa ancora come si metterà, se il Giro avrà un padrone come Tadej l’anno scorso, che magari guadagna tanto nella prima parte e dopo amministra. O se lasceranno la maglia a un’altra squadra perché la gestisca, come successe con noi lo scorso anno alla Vuelta e in quel caso si crearono più opportunità per le fughe. Fatto sta che negli ultimi anni ho visto un trend del Giro d’Italia, del Tour de France e della Vuelta in cui di fughe ne arrivano ben poche.

La vittoria di Sappada al Giro dello scorso anno, dopo quella a Bagno di Romagna nel 2021
La vittoria di Sappada al Giro dello scorso anno, dopo quella a Bagno di Romagna nel 2021
Le hai contate?

E’ sempre più difficile. L’anno scorso ho fatto un calcolo e di fughe all’arrivo ne ho viste solo quattro. Togliendo le cronometro e gli sprint, capite bene che ne rimangono ben poche.

Guarda caso, quattro è anche il numero delle tappe che hai cerchiato…

Ma non è facile, anche perché ormai il gruppo conosce questa mia capacità di andare a segno quando sono in fuga e inizia a essere pesante, perché magari i direttori sportivi invitano a non collaborare, per fare un esempio. Mi ricordo che dei telecronisti che hanno fatto una sorta di paragone con De Gendt, che quando era in fuga, al 90 per cento arrivava. Magari non sarò a quel livello, ma questo è il mio target in una corsa come il Giro.

Una volta individuate le quattro tappe, si continua a studiarle oppure si mettono via e poi si vive alla giornata?

Il mio rapporto col percorso è sempre uguale. Preferisco studiarlo a fondo qualche giorno prima della partenza, dopodiché vivo tappa dopo tappa. Anche perché in un Giro di 21 tappe, la condizione può cambiare. Magari capita il giorno che il tuo fisico risponde bene e dei giorni che risponde male. Preferisco vivere alla giornata. L’anno scorso mi ero prefissato la tappa di Rapolano Terme vinta da Pelayo Sanchez su Alaphilippe. Ero in fuga anche io, però ho iniziato a stare male e alla fine non ho ottenuto nessun risultato. Ne avevo prevista un’altra, però stavo combattendo con una bronchite e anche quella è sfumata. E alla fine ho puntato tutto sull’ultima tappa disponibile, che era Sappada, la quarta che avevo cerchiato. Quindi è bello studiare tutti i giorni, ma stando attenti a non lasciarsi influenzare dalla condizione del momento.

Così dopo la vittoria di Colfiorito alla Tirreno. Vendrame è pro’ dal 2017. E’ alto 1,68 e pesa 60 chili
Così dopo la vittoria di Colfiorito alla Tirreno. Vendrame è pro’ dal 2017. E’ alto 1,68 e pesa 60 chili
Una volta in fuga, le tappe cerchiate vanno come te le eri immaginate?

Quasi mai, per questo la cosa migliore è improvvisare. Faccio riferimento alla tappa di Sappada. Non avevo previsto che la fuga ci mettesse così tanto ad uscire. Pensavo che partisse subito, non che andasse via a San Daniele del Friuli dopo 50 chilometri. Quindi per forza di cosa ho dovuto cambiare i piani nel mio cervello e resettarmi. Ho realizzato che non partiva e che a quel punto bisognasse aspettare San Daniele. Sapevo che era un altro momento strategico e infatti la fuga è nata lì. A volte ti fai tanti piani, ma non si avverano mai. Quindi preferisco improvvisare e lasciare tutto in mano al destino.