Anche nell’era dei social e della tv in 4K il fascino della radio resta unico. Senti le voci e puoi immaginare ciò che accade, come quando leggi un libro. E se i commentatori (tecnici e giornalisti) sanno il fatto loro, tutto assume un altro sapore.
Il ciclismo alla radio è un ping pong di collegamenti. Microfoni, moto, caschi, cabine, furgoncini mobili… è la “piccola” ma super tecnica squadra di Radio Rai 1 Sport. E’ grazie a loro che ascoltiamo in diretta il Giro d’Italia, mentre magari ci spostiamo di fretta per lavoro o per andare a prendere i figli a scuola. O proprio perché ci piace seguirlo così.
E allora come lavora questa squadra? A guidare le fila della truppa è Cristiano Piccinelli. Toscano, il ciclismo era una passione di famiglia.
«Da bambino – racconta Piccinelli – lo seguivo in tv e ogni volta che passava, poche a dire il vero, scendevo in strada per assistere al Giro».
Cristiano, innanzi tutto quanti siete al Giro?
In tutto siamo nove. Due giornalisti, Manuel Codignoni ed io, e due commentatori tecnici, Silvio Martinello e Massimo Ghirotto. Io e Silvio siamo nella postazione sulla linea d’arrivo, mentre Manuel e Massimo sono in moto. Ci sono poi cinque tecnici suddivisi in due gruppi. Uno, prettamente tecnico, composto da tre persone che curano la postazione per la diretta. Questo team va diretto all’arrivo. E un altro, composto da altri due tecnici, a più stretto contatto con noi, che segue il coordinamento e la parte social.
Come avviene la scelta dei giornalisti per il Giro?
La scelta è del caporedattore generale Filippo Corsini. E a dire il vero non è una scelta così vasta, visto che oltre a me a seguire il ciclismo c’è Giovanni Scaramuzzino, il quale però fa anche il primo campo di Tutto il Calcio Minuto per Minuto e spesso è in studio.
Tu come sei arrivato al ciclismo?
Da buon toscano seguivo più il ciclismo che il calcio. Ma lo seguivo in tv, non ho mai corso. In bici ci andavo per piacere. All’inizio in Rai Sport in redazione seguivo il calcio e lì è un compartimento più stagno, nel senso che se sei su quello fai solo calcio. Con il passaggio alla radio c’è stata sin da subito una certa richiesta di “multidisciplinarietà”, in più con Manuele Dotto che è andato in pensione si è aperto uno spiraglio nel ciclismo. Ho fatto delle prove per arrivare sin qui.
Prove, nel senso che hai fatto dei test in studio?
Più che altro ho fatto delle prove a casa. Prendevo dei filmati e commentavo. Ho inviato i file audio a chi di dovere e poi sono stato buttato nella mischia, allo sbaraglio se vogliamo. E sono anche stato fortunato: la prima corsa che ho commentato è stato il Giro delle Fiandre vinto da Bettiol!
Come vi muovete, Cristiano?
Allora, il gruppo dei tre tecnici va direttamente all’arrivo e non è quasi mai con noi: loro dormono anche nei pressi dell’arrivo. Uno di loro come detto conduce il mezzo con attrezzature e strumentazioni necessari per i servizi e la diretta e gli altri due si spostano con un altro mezzo e curano la postazione per la diretta. Poi ci siamo noi sei: Codignoni, Ghirotto, Martinello, io e gli altri due tecnici: Roberto Speranza e Mauro Lorenzo. Anche noi abbiamo due macchine e dormiamo però in prossimità della partenza.
Una logistica diversa dunque per l’intero gruppo…
Esatto. Soprattutto perché Manuel Codignoni e Massimo Ghirotto devono prendere le moto. E ci regoliamo affinché possano entrare in corsa nel momento in cui la cronotabella dice che i corridori passeranno in quel punto per le 14 circa. I due tecnici che sono con noi li lasciano in quel punto e poi vengono all’arrivo. Martinello ed io, che abbiamo un’altra macchina, andiamo all’arrivo di tappa. Il sabato e la domenica iniziamo già alle 13:30, mentre durante la settimana alle 15.
Tutto è ben cadenzato.
Colazione tutti insieme e poi ognuno nel suo mezzo. Durante la colazione dalla sede centrale di Radio Rai ci arrivano gli spazi per gli spot e la scaletta. Da lì come detto ci regoliamo per essere in zona traguardo in abbondante anticipo così quando arriviamo abbiamo il tempo per verificare che tutto funzioni perfettamente. Pranzo veloce, che a volte si salta, e via in diretta.
E qui come funziona?
All’inizio, ogni 30′ abbiamo dai 5′ ai 7′ di spazio, dipende dal palinsesto, mentre dalle 16:30 con Scaramuzzino che è in sede, c’è la diretta. Coinvolgiamo sempre degli ospiti, solitamente ex corridori, tecnici, atleti che magari non sono in corsa e chiaramente commentiamo la tappa. La diretta va avanti fino alle 18. Nel week end finiamo un po’ prima, in quanto ci sono altri eventi sportivi, inoltre nella diretta del fine settimana si “palleggia” anche con il calcio, la Formula 1, la MotoGp…
La diretta dunque va avanti anche dopo il termine della tappa…
Sì, soprattutto con Manuel Codignoni che sceso di moto va in mix zone e intervista i protagonisti. Di solito vincitore e maglia rosa non mancano mai.
E dopo?
Chiusa la diretta ci mettiamo sui servizi da mandare in onda la sera. Abbiamo uno spazio interno nei radiogiornali delle 19, di mezzanotte e in quello delle 8 del mattino successivo. Mentre per il fine settimana abbiamo un po’ di spazio in più: 6′-7′ in cui fare dei riassunti, degli approfondimenti…
Quanto durano questi servizi e quanto tempo vi impiegano?
Durano un minuto, un minuto e dieci secondi, sono i tempi della radio. Per realizzarli cerchiamo di essere molto veloci, non perché si vuol essere sbrigativi, ma perché poi ci sono sempre dei lunghi trasferimenti da affrontare. Comunque ci vuole circa un’ora e mezza per quel minuto e poco più di servizio. E anche noi, come voi giornalisti, scriviamo quel che poi diciamo a voce. Solitamente mi preparo il testo a mente, mentre dalla postazione di commento sull’arrivo mi sposto al camioncino tecnico. Ogni tanto, se ci sono delle emergenze e tempi super stretti invece si va a braccio. Ma devo dire che i nostri tecnici sono bravissimi e se impieghiamo poco il merito è anche loro. Oltre ai servizi se c’è qualcosa di particolare inviamo anche un’intervista più lunga che poi in redazione utilizzano come meglio credono.
E quindi vi rispostate verso la partenza successiva…
Esatto e la sera stiamo a cena tutti e sei. Siamo un bel gruppo, affiatato. E a tavola ci rilassiamo scherzando e ridendo.