Pista, strada, scuola. L’intensa giovinezza di Chantal Pegolo

21.08.2025
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In queste ore Chantal Pegolo è impegnata ad Apeldoorn con la nazionale su pista per i mondiali juniores e si fa molto affidamento su di lei viste le sue caratteristiche di perno della squadra, non a caso inserita sin dallo scorso anno nel quartetto. Questa peculiarità sta emergendo in maniera sempre più prepotente anche su strada e d’altronde ha sempre fatto parte della sua essenza, anche quando era allieva e non per niente è stata inserita nella nazionale italiana per gli Eyof.

Mettiamo da parte la pista per un attimo. In questa stagione su strada la veneta ha disputato 17 corse e solamente in un’occasione ha mancato la top 10, con le due vittorie al Giro delle Marche in Rosa e al GP Industria e Commercio. Ma al di là delle vittorie è proprio la sua costanza di rendimento ad alti livelli a colpire.

La veneta è impegnata in questi giorno ai mondiali juniores di Apeldoorn. Oggi per lei la gara a eliminazione (foto UEC)
La veneta è impegnata in questi giorno ai mondiali juniores di Apeldoorn. Oggi per lei la gara a eliminazione (foto UEC)

«Molto dipende dal fatto che quest’anno ho cambiato preparatore, ora sono con Luca Quinti. Sono subito partita abbastanza bene e forte perché puntavo al Trofeo Binda, dove volevo far bene, invece proprio lì per alcuni problemi ho mancato completamente. Anch’io però mi sono accorta di questa costanza che si traduce in grande facilità nel fare ogni cosa, anche se ammetto che prima dei mondiali ho dovuto staccare un po’ perché ero stanca e questo si è sentito anche in qualche seduta di allenamento in pista, non stavo bene».

Tante volte voi juniores gareggiate insieme alle elite in una classifica a parte, ma a te è capitato anche di vincere nel confronto. Quelle vittorie hanno lo stesso sapore, lo stesso effetto di quando correte solo fra voi?

Eh sì, sicuramente, anzi valgono anche di più perché sono gare completamente diverse. Specialmente quando ci troviamo in salita perché loro sono molto più esperte, sono più formate soprattutto, più strutturate. Alcune di loro hanno fatto il Giro d’Italia e tante altre gare all’estero, hanno un bacino d’esperienza molto superiore. Quindi anche piazzarmi tra di loro fa molto piacere, significa che sto imparando velocemente.

Agli europei juniores, Pegolo ha vinto la corsa a punti. Argento nel quartetto e nella madison (foto UEC)
Agli europei juniores, Pegolo ha vinto la corsa a punti. Argento nel quartetto e nella madison (foto UEC)
Due anni fa, quando hai partecipato agli Eyof, Silvia Epis, la selezionatrice azzurra diceva che tu eri la classica ragazza fulcro della squadra, quella che sapeva fare gruppo e questa cosa sta riemergendo adesso…

Diciamo che è una cosa spontanea, fa parte del mio carattere. E’ una cosa che non si impara, è una dote che cerco di sfruttare anche in pista. Il quartetto si basa moltissimo sull’armonia, quando c’è accordo e legame fuori dall’anello, anche tutti i meccanismi tecnici che fanno andare avanti il quartetto funzionano meglio. L’anno scorso eravamo abbastanza staccate fra noi perché non eravamo molto amiche. Ora le cose sono cambiate, abbiamo lavorato molto per cercare di avere l’armonia giusta per poter affrontare le gare nel modo migliore. Se sbagliamo un qualcosa non dobbiamo rimproverarci di niente, ma solo capire che siamo qua per fare esperienza e per imparare. E questa armonia si sente.

Tra strada e pista che cosa preferisci e su quale poni più speranze, anche magari per un futuro olimpico?

Bella domanda, allora diciamo che la disciplina che mi piace di più in assoluto è la strada perché mi piace fare fatica, soprattutto mi piace la salita, ma anche la volata mi dà molta adrenalina. In pista invece mi piace molto il fatto che si deve usare più testa che gambe nelle prove endurance singole, quindi bisogna ragionare ed è molto più bello secondo me.

Chantal insieme alle compagne azzurre, con cui c’è un forte legame di amicizia
Chantal insieme alle compagne azzurre, con cui c’è un forte legame di amicizia
Tu adesso sei al secondo anno, quindi passi di categoria. Che opzioni stai valutando, tra entrare in un gruppo militare per garantirti un futuro e puntare sulla pista oppure cercare un contratto importante su strada?

Diciamo che mi tengo aperte entrambe le possibilità. Io ho già firmato un contratto per il 2027 con la Lidl-Trek, il prossimo anno invece non so ancora che cosa farò e per questo ho già fatto il concorso per entrare nelle Fiamme Azzurre e a settembre mi diranno se sono dentro o no.

Ti pesa avere tanti appuntamenti ravvicinati fra pista e strada?

Il calendario è intenso, ma con discipline abbastanza diverse. Ora c’è la pista che richiede intensità e brillantezza, poi andrò in ritiro con la nazionale su strada, in altura per due settimane. Io spero di fare i mondiali e gli europei su strada, che sono quelli a cui tengo. Devo dire grazie a Diego Bragato che mi ha permesso di conciliare i lavori in entrambe le discipline per tirare fuori il meglio.

Uno dei tanti podi 2025, il 3° posto al Trofeo Madonna del Boden vinto da Giada Silo (foto Facebook)
Uno dei tanti podi 2025, il 3° posto al Trofeo Madonna del Boden vinto da Giada Silo (foto Facebook)
Tu hai 18 anni, a scuola devi fare ancora l’ultimo anno, vero?

Sì, quest’anno sono passata anche con buoni voti, il prossimo mi attende la maturità e poi voglio continuare gli studi all’università di scienze motorie. In proposito sento che molti ragazzi della mia età, per dedicarsi interamente al ciclismo lasciano la scuola. Secondo me è sbagliatissimo, perché una volta finito lo sport devi avere qualcosa in mano se non sei all’interno di un gruppo militare. Io prima di ogni cosa voglio un titolo di studio, la scuola non la lascerei mai anche se costringe a fare grandi sacrifici.

La pista riparte e Scartezzini è pronto come traghettatore

09.12.2024
6 min
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Michele Scartezzini è un fiume in piena. Sa bene che il 2025 sarà importante per lui, che sulla sua esperienza Marco Villa fa affidamento per ricostruire tutta l’impalcatura che dovrà sorreggere la nuova nazionale su pista, quella priva per il momento delle sue stelle Ganna e Milan e di tutti coloro che privilegeranno la strada. Fino al 2027, anno d’inizio delle qualificazioni olimpiche, sarà un work in progress dove i vecchi saranno i traghettatori per le forze nuove. Ma Michele ha qualche boccone amaro da mandar giù, legato all’ultima stagione.

Il veneto insieme a Consonni nella madison degli ultimi europei, chiusa al 9° posto
Il veneto insieme a Consonni nella madison degli ultimi europei, chiusa al 9° posto

«Un bilancio? E’ un discorso lungo da affrontare. E’ un anno nel quale ho lavorato tanto e sono rimasto con un pugno di mosche in mano, non ho ottenuto nulla. Tutto è cominciato con gli europei d’inizio stagione. Mi ero preparato bene e mi sentivo di conseguenza, ma i risultati non sono arrivati. I valori erano diversi da quelli che mi aspettavo e nelle gare a me deputate sentivo le gambe pesanti, avevo evidentemente sbagliato i lavori necessari».

A quel punto anche le ultime speranze per poter essere preso in considerazione per Parigi sono venute meno…

Non che ne avessi tante prima. Con quel regolamento penoso… Già per Tokyo era stato complicato, ma hanno tolto pure un altro posto, limitando a 5 quelli disponibili per chi aveva il quartetto. C’era Viviani che ambiva a entrare per l’omnium, non avevo possibilità. Se nel quadriennio avessi vinto sempre medaglie nella madison avrei potuto accampare pretese, ero sì tra i migliori specialisti, ma certamente non infallibile. Mi ero messo il cuore in pace e mi sono concentrato sui mondiali.

Insieme al compaesano Viviani, un dialogo continuo per raffrontare valori e sensazioni
Insieme al compaesano Viviani, un dialogo continuo per raffrontare valori e sensazioni
C’era tanto da aspettare…

Sì, ma non ho mai mollato. Devo dire grazie alle Fiamme Azzurre, che mi hanno dato supporto, come anche a Masotti, Bragato, Contri, insomma a tutto lo staff azzurro che non mi facevano mai mancare una parola di conforto. Sanno che ci sono sempre stato sin dal 2009. Mi sono dedicato alla preparazione della rassegna iridata facendo una vita quasi monacale, lavorando con dedizione. Ogni tanto mi confrontavo con Viviani e mi diceva che avevo valori davvero notevoli, anche superiori ai suoi e ciò mi dava fiducia. Io lavoravo per la corsa a punti iridata, sapendo che se fossi andato bene lì allora potevo vedere se mi veniva offerta una chance per la madison.

E poi?

Sono stato alla grande fino al giorno prima della gara, poi, quando è venuto il momento, mi sono sentito bloccato, come se non fossi padrone di me. Quel giorno nulla è andato come volevo e per me è stata una mazzata tremenda. Sono uscito dal velodromo, andavo in giro per la città cercando di ragionare, di capire, avevo bisogno di stare solo. Ho anche pensato di mollare tutto. Mi avevano visto che andavo forte, ma quando ho fallito sono stati pochi coloro che mi sono stati vicino, era come se non esistessi più.

Scartezzini nella corsa a punti iridata, che ha rappresentato per lui una grande delusione
Scartezzini nella corsa a punti iridata, che ha rappresentato per lui una grande delusione
Che cosa ti ha spinto a tenere duro?

Tre giorni dopo la fine dei mondiali, avevo una gara con la Arvedi. Non volevo andarci, ma poi ho riflettuto, avevo preso un impegno e dovevo portarlo a termine. Mentre andavo, è squillato il telefono: era Sercu, mi chiamava per invitarmi alla 6 Giorni di Gand, voleva mettermi al fianco di uno dei giovani in maggiore ascesa, dicendomi che aveva bisogno di un uomo d’esperienza al fianco. Quell’invito è stato la sferzata di energia di cui avevo bisogno e sono ripartito da lì.

Il fallimento di Ballerup è stato più un problema mentale?

Sicuramente, mi sono messo troppa pressione addosso. Era il mio 13° mondiale, al quale puntavano tutti coloro che alle Olimpiadi non erano stati, ma anche coloro che volevano confermare i risultati di Parigi. Io di solito quando sto bene lo faccio vedere, volevo spaccare il mondo. I valori erano dalla mia parte, avevo fatto test sui 20’ e vedevo numeri che non avevo mai fatto prima e che sapevo non erano accessibili a molti dei miei rivali. La gara a punti è lunga, non è come il quartetto. Probabilmente c’è stato un particolare tecnico che ha influito.

Per il veronese l’invito a Gand è stato fondamentale per ritrovare motivazioni (foto organizzatori)
Per il veronese l’invito a Gand è stato fondamentale per ritrovare motivazioni (foto organizzatori)
Quale?

Ho messo un dente più duro dietro e su pista è un abisso. L’agilità non paga più, anche su pista, nelle prove endurance si va di forza. Io erano due mesi che mi ero abituato a quella cadenza, ma alla fine è stata una scelta che non ha pagato.

Ora siamo a un bivio, con i big che si sono tirati fuori per il prossimo biennio e c’è una nazionale da rifondare. Villa conta su di te…

A me non piace questo discorso degli atleti che si tirano fuori, intanto perché so che non è così, tanto è vero che Pippo (Ganna, ndr) spesso mi chiama per andare a Montichiari e lavorare con lui. Se parti con un progetto legato ai giovani, bisogna anche mettere in conto che, quando i vari Ganna e Milan si rifaranno avanti avranno di fronte un team collaudato, chi dice che troveranno posto, che sarà utile rompere meccanismi collaudati? Sarebbe egoista pretendere il posto solo in base al nome…

Michele insieme al francese Clement Petit, suo compagno a Gand, bronzo ai mondiali nello scratch
Michele insieme al francese Clement Petit, suo compagno a Gand, bronzo ai mondiali nello scratch
Introdurre giovani però non è facile…

No, dipende molto da quanti sacrifici saranno disposti a fare, quanto investiranno sulla pista. Per quel che ho visto hanno tanta voglia di fare. A proposito mi viene in mente un piccolo aneddoto su Sierra: si è trovato a fare la sua prima madison assoluta con me, alla Nations Cup di Hong Kong. E’ stata la più veloce degli ultimi anni, era sconvolto alla fine, voleva mollare. Gli ho detto che per essere un esordio era stato particolarmente sfortunato.

Villa ha detto di confidare molto su voi “vecchi”: tu, Lamon…

Noi siamo pronti grazie anche al supporto dei corpi militari che a differenza dei club non ci danno vincoli. Anche Boscaro ora è entrato, anche lui sarà fondamentale nella gestione. Noi siamo a disposizione per aiutarli, sappiamo che ci sono molti ragazzi validi, che nelle categorie giovanili hanno vinto tutto e fatto record, ma a livello elite cambia tutto: distanze diverse, avversari molto forti e soprattutto esperti. Si deve crescere con calma e non buttarsi giù alle prime delusioni e difficoltà. Un ragazzo davvero forte ad esempio è Stella, mi è piaciuto subito anche perché è uno che ascolta molto. Noi comunque ci siamo, per rilanciare il settore, per aiutare i giovani, ma anche noi “vecchi” penso che abbiamo ancora qualcosa da dire.