Un 2024 pieno d’impegni per Bennati, ma lui ha già le idee chiare

02.11.2023
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Quello che si profila sarà un anno molto intenso per il commissario tecnico, Daniele Bennati. Oltre agli impegni di avvicinamento, saranno ben tre gli appuntamenti ufficiali. Europei, mondiali e soprattutto Olimpiadi. Come si dovrà dunque organizzare il cittì? Tra visite, sopralluoghi, convocazioni… il dedalo appare piuttosto intricato.

Le date di fuoco del “Benna” sono queste: Olimpiadi di Parigi (27 luglio la crono, 3 agosto la prova in linea); gli europei in Limburgo (11-15 settembre); i mondiali di Zurigo (21-29 settembre). Con questi ultimi due appuntamenti che, se le altimetrie non fossero troppo divergenti, potrebbero quasi essere gli uni propedeutici agli altri. Ma su carta il mondiale è ben più duro della gara continentale.

A Parigi Bennati potrà portare solo tre azzurri, due in meno rispetto a Tokyo (uno per regolamento UCI che vale per tutte le Nazioni. E uno perché nel ranking siamo fuori dalle prime 5)
A Parigi Bennati potrà portare solo tre azzurri, due in meno rispetto a Tokyo
Daniele, dicevamo ti aspetta un anno ricco d’impegni…

Esatto sarà una stagione impegnativa, ma va bene così. Vengo da un bel “warm up” ormai! Le Olimpiadi in particolare sono un bel traguardo personale per me. Non le ho mai fatte da atleta, le farò da commissario tecnico e questo è motivo di orgoglio. Chiaramente non basta però, l’obiettivo è quello di una medaglia… che ancora non è arrivata.

Partiamo proprio dalle Olimpiadi: devi comunicare i probabili olimpici, anche per le visite mediche a Roma. Che tempi hai?

Non ho un limite preciso. In generale dico che questo è un aspetto per certi versi anche un po’ antipatico. Già in questo momento della stagione in cui i ragazzi sono alle prese col meritato riposo, devo iniziare a muovermi, a prendere i contatti per queste visite di prassi. Le feci anche io all’epoca. Sappiamo che a Parigi correremo solo in tre, ma la lista sarà più ampia di quei tre nomi chiaramente.

Cosa intendi per lista più ampia?

Parlo di 6-8 nomi, non di 20. E comprendono solo quelli della strada, anche se poi uno della strada deve fare anche la crono. E infatti mi sento anche con Marco Velo, sono scelte che valuteremo insieme (ovviamente il pensiero corre a Filippo Ganna, ndr).

Gli azzurri ai mondiali Glasgow 2023. A Zurigo Bennati è pronto a schierare una formazione più classica, magari con gente che esce (bene) dalla Vuelta
Gli azzurri ai mondiali Glasgow 2023. A Zurigo Bennati è pronto a schierare una formazione più classica rispetto a Parigi, magari con gente che esce (bene) dalla Vuelta
Il tuo lavoro 2024 dà priorità alle Olimpiadi e poi a cascata il resto?

Presto mi vedrò con Velo e Sangalli per fare delle riunioni e programmare i vari sopralluoghi (anche per la logistica, ndr) e visionare i percorsi. La priorità in tal senso va a Parigi e successivamente al mondiale. E’ sempre importante “toccare con mano” dove si andrà a pedalare. E poi immagino che durante il periodo delle prossime classiche, andremo a visionare anche il percorso degli Europei che si svolgeranno in Limburgo. Le Olimpiadi sono una priorità anche perché cronologicamente arrivano prima di mondiali ed europei, ma in quanto a valore le metto alla pari o giù di lì con i mondiali.

E questo poi ti consentirà di preparare gli altri due appuntamenti in modo più tradizionale?

In linea di massima sì, facendo i Giochi solo in tre poi per le altre gare si va un po’ più sul sicuro. La mia idea è che in Francia non dico che non si debba correre da squadra, ma essendo solo in tre si va con tre capitani. O comunque con tre atleti che possono essere in grado e liberi di lottare per una medaglia. Per le altre due corse sarà invece una nazionale intera, una squadra.

Pensi di fare qualche raduno?

Purtroppo no. Mi piacerebbe condividere più tempo con i ragazzi ma ormai vediamo che l’attività dei pro’ è sempre più intensa. Non solo ci sono tante gare, ma loro stessi fanno tanti raduni con i rispettivi club, poi l’altura, le trasferte lontane come in Australia… Quindi, a stagione iniziata, chiedere ad un ragazzo di venire al raduno della nazionale è complicato. Significa andargli a togliere quei pochi giorni di riposo o che passa a casa con la famiglia.

Per Bennati non è facile fare certe convocazioni in piena stagione. A volte è limitato anche dai regolamenti. Qui, Caruso al Giro di Sicilia 2022
Per Bennati non è facile fare certe convocazioni in piena stagione. A volte è limitato anche dai regolamenti. Qui, Caruso al Giro di Sicilia 2022
Non è facile…

Non è facile ma non è questo aspetto che mi preoccupa. Alla fine riesco a tenere bene i rapporti al telefono, con delle call, magari anche tutti insieme, seguirli di persona nelle gare. Insomma cerco di starci a contatto il più possibile. Poi chiaramente farò dei ritiri a ridosso delle competizioni per amalgamare la squadra.

E le corse tipo il Giro di Sicilia che consentono il via alla nazionale assumeranno importanza? Diciamo il Sicilia perché è più vicino alle Olimpiadi…

Dovrò parlare con Rcs per capire se c’è la volontà di far partire la nazionale, ma come ho detto prima, non è facile avere i corridori nel pieno della stagione. In più c’è anche il problema che non è scontato convocare determinati corridori. Faccio un esempio, un nome a caso: non posso convocare Caruso se in quella corsa c’è anche il suo club. Questa cosa delle corse in azzurro, la faceva Davide (Cassani, ndr) e faceva bene, ma in dieci anni il ciclismo è cambiato… in meglio aggiungerei. Perché oggi è possibile avere in certe corse squadre WorldTour, professional e continental. Ma è anche vero che in questo modo dovrei convocare ragazzi che c’entrano poco con la nazionale e non mi sembra corretto dare loro una maglia azzurra.

Chiaro…

Ma anche in questo caso, come prima per i raduni, a ridosso di mondiali ed europei qualche corsa con la nazionale la faremo.

EDITORIALE / Il complesso lavoro del commissario tecnico

25.10.2021
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In attesa di conoscere il nome del nuovo commissario tecnico azzurro (in apertura Cassani con Colbrelli dopo la vittoria degli europei a Trento) e degli altri tecnici di categoria, argomento che da qualche tempo riempie pagine e discorsi, proviamo a fare un semplice ragionamento su quale potrebbe o dovrebbe essere il ruolo della Federazione in questo ambito.

Il modello italiano

Uno dei discorsi che va per la maggiore, in riferimento alla nostra e alle altre Federazioni, e che Paesi come l’Australia, la Gran Bretagna, l’Olanda e la stessa Francia abbiano a lungo studiato il modello italiano e lo abbiano riprodotto, spesso migliorandolo, in casa propria. Ci siamo per anni gonfiati il petto rivendicando questa nostra superiorità, aprendo tuttavia una strada grazie alla quale Nazioni che un tempo non avevano tradizioni tecniche legate al ciclismo oggi sono al nostro livello e spesso riescono a surclassarci.

Per decenni la figura del cittì azzurro dei professionisti si è ispirata ad Alfredo Martini
Per decenni la figura del cittì azzurro dei professionisti si è ispirata ad Alfredo Martini

Retromarcia tricolore

Noi invece che cosa abbiamo fatto? Abbiamo preso quello che di buono avevamo creato e che veniva regolarmente copiato e lo abbiamo abbandonato. Non per creare un modello più competitivo grazie al quale guadagnare vantaggio sui rivali, ma abbassando lo standard delle funzioni che la Federazione stessa dovrebbe svolgere nei confronti dei suoi atleti. Il tecnico delle categorie giovanili ha smesso di essere preparatore ed è diventato selezionatore.

Demandando ogni preparazione e programmazione ai gruppi sportivi, siano essi quelli professionistici siano quelli dei dilettanti, la Federazione ha rinunciato a svolgere la sua funzione tecnica nei confronti degli atleti. Soltanto il settore pista in mano a Marco Villa e quello delle donne in mano a Dino Salvoldi hanno mantenuto queste prerogative e non a caso sono quelli che negli anni hanno continuato a ottenere i migliori risultati.

Amadio, fra Scirea e Amadori. Il primo sarà tecnico della crono e il secondo resterà agli U23?
Amadio, fra Scirea e Amadori. Il primo sarà tecnico della crono e il secondo resterà agli U23?

Il tecnico dei giovani

Il tecnico, soprattutto nelle categorie al di sotto del professionismo, deve essere credibile, avere competenza ed esperienza specifica nella gestione di squadre. Deve saper trasmettere, insegnare e allenare. Si fa un gran parlare del misuratore di potenza e del cardiofrequenzimetro, che sono soltanto degli strumenti: si possono usare bene o male. Se il tecnico ha un piano di lavoro, grazie ad essi riesce a valutare il percorso che sta seguendo. Usarli come lettori di situazioni istantanee è uno degli errori più frequenti.

La struttura tecnica federale di qualche tempo fa aveva permesso la creazione di una banca dati in cui venivano raccolte le informazioni su tutti gli atleti azzurri: soltanto conoscendole, si può trarre da loro il meglio. E’ uno dei motivi per cui Salvoldi riesce a vincere tante medaglie. Ma se oggi questo storico è destinato a rimanere in mano ai club, la Federazione dovrebbe avere se non altro il compito di dare i criteri su cui impostare il lavoro, impedendo lo sfruttamento degli atleti. Tanto per fare un esempio, al secondo anno da junior, Piccolo tornò a casa dagli europei su pista con il quinto posto nell’inseguimento e il giorno dopo vinse una corsa a Sestriere facendo 80 chilometri di fuga: era davvero necessario per il suo sviluppo? La storia successiva insegna qualcosa?

Salvoldi ha il controllo verticale fra le donne junior e le elite e questo permette di ottimizzare le risorse e ottenere risultati
Salvoldi ha il controllo verticale fra le donne junior e le elite e questo permette di ottimizzare le risorse e ottenere risultati

Un menù da scegliere

La Federazione dovrebbe tornare a controllare l’attività e probabilmente il modo migliore è ripartire da gruppi di lavoro con cui gestire la stagione. Non si può fare tutto, eppure anche ai massimi livelli si vede un campione come Ganna che corre su strada con la Ineos, fa due crono e la prova su strada agli europei, la crono e la pista alle Olimpiadi, due crono ai mondiali e poi anche i mondiali su pista. D’accordo che lo vuole lui, ma siamo certi che sia necessario?

Al ristorante c’è il menù proprio per questo. E’ pieno di cose buone, ma bisogna scegliere: l’alternativa è spendere troppo e stare male. La Federazione per prima deve tornare a fare scelte più coraggiose, portando agli appuntamenti gli atleti migliori nella condizione migliore.

Diego Bragato ha proposto una riforma dei preparatori FCI, ma viene indicato come sostituto di Salvoldi fra le donne
Diego Bragato ha proposto una riforma dei preparatori FCI, ma viene indicato come sostituto di Salvoldi fra le donne

La nazionale WorldTour

Lo slogan è che la prossima nazionale somiglierà a un team WorldTour, con Amadio team manager e una serie di tecnici sotto la sua supervisione. Resta da capire però se dietro lo slogan ci sia una volontà tecnica o si punti al risvolto commerciale. Capire se lo scopo del gioco sia conquistare medaglie oppure formare atleti dando loro la necessaria esperienza internazionale e la caratura tecnica che un domani, diventati professionisti, gli permetterà di tenere testa ai rivali di tutto il mondo.

E con questa domanda che ci frulla nella testa ci accingiamo a vivere l’ultima settimana prima della nomina del commissario e dei vari tecnici di categoria. Sarà singolare capire in che cosa l’assetto voluto dalla Federazione del presidente Dagnoni si allineerà effettivamente allo standard di un team WorldTour. Se la FCI si riapproprierà anche della preparazione, come succede nelle grandi squadre o batterà altre strade.

Nel 2022 mondiale veloce? Petacchi cittì. L’idea di Malori

28.09.2021
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Giovedì scadono i contratti dei tecnici federali. La storia è nota. Nonostante l’elezione del nuovo presidente della Federazione avvenuta il 21 febbraio, per non sconvolgere lo svolgimento delle Olimpiadi, degli europei e dei mondiali, si è deciso di prolungare il rapporto con i cittì sino alla fine di settembre. Così, nonostante alcuni scivoloni di cui si poteva fare anche a meno, sono arrivati i successi di Tokyo, quelli di Trento, quelli di Bruges e quelli di Leuven.

Nel frattempo fiorivano i nomi di coloro che a vario titolo sono stati sentiti dal presidente per rivestire il ruolo di tecnico dei professionisti, alle… dipendenze di Roberto Amadio, nominato nel frattempo responsabile di tutte le nazionali. Prima Fondriest. Poi Pozzato. Ora Bennati. I nomi si rincorrono e forse anche per le sue doti in volata, pare che l’aretino sia in vantaggio nell’arrivo a tre. Ma sarà poi un arrivo a tre o nel frattempo le consultazioni sono andate avanti?

Secondo Malori Pozzato poteva essere cittì a Leuven, avendo corso tanto al Nord e nella Quick Step
Secondo Malori Pozzato poteva essere cittì a Leuven, avendo corso tanto al Nord e nella Quick Step

Malori getta il sasso

E allora succede che mentre si parlava di crono e campioni e malgrado quello che hanno detto vari tecnici fra cui Bettini e Cassani, Adriano Malori s’è zittito un attimo e ha fatto una domanda.

«Ma è proprio necessario – ha chiesto – che il commissario tecnico sia soltanto uno?».

Sul momento ci ha spiazzato. Ma siccome in questa fase storica è bene avere le antenne dritte e la capacità di intercettare il cambiamento, abbiamo voluto approfondire il suo punto di vista.

Che cosa intendi?

Non facciamo nomi se non per qualche esempio, ragioniamo soltanto. A capo di tutto c’è Amadio, questa è l’unica cosa sicura. Facciamo allora che lui è il direttore generale e poi a seconda dell’evento sceglie il tecnico di riferimento?

Vai avanti.

Punti su personaggi che nella loro carriera sono andati forte in eventi simili o hanno guidato la loro squadra in modo vittorioso. Ad esempio, per il mondiale di Leuven, seguendo il discorso potevano starci Ballan che ha vinto il Fiandre o Pozzato che ha corso nell’ambiente Quick Step e sa come si muovono.

Amadio, fra Scirea e Amadori, è il team manager delle nazionali: sarebbe lui a scegliere i cittì
Amadio, fra Scirea e Amadori, è il team manager delle nazionali: sarebbe lui a scegliere i cittì
Anche Bartoli ha vinto il Fiandre, anche Tafi…

Non andrei troppo indietro nel tempo, perché il ciclismo cambia in fretta. Ad esempio il prossimo anno è per velocisti? Chiamiamo Petacchi. Serve gente che abbia corso in questo stesso ciclismo. Chiaro che non glielo dici alla fine, ma all’inizio dell’anno, in modo che possa fare le sue osservazioni, valutare gli uomini e formare il gruppo. Un commissario tecnico a tutti gli effetti.

Cassani non lo ha mai vinto da corridore, ma ha pur portato a casa un secondo posto e quattro europei.

Perché ha avuto la fortuna o è stato bravo a formare un gruppo di ragazzi che corrono insieme sin da quando erano dilettanti e sono amici, fra loro c’è un’unione naturale. Ai mondiali non si è visto lo stesso.

Per le crono, Malori vedrebbe benissimo Pinotti come cittì per le crono
Per le crono, Malori vedrebbe benissimo Pinotti come cittì per le crono
Bettini ha vinto due mondiali da corridore, ma non li ha vinti da tecnico…

Bettini si è trovato l’incarico fra capo e collo per la morte di Ballerini. Nel 2011 il mondiale era per velocisti e una regola impediva a Petacchi di partecipare. A Valkenburg non aveva il corridore adatto. E a Firenze, senza la caduta Nibali vinceva di sicuro.

E nella crono come si fa?

Non serve cambiare ogni anno, basta chiamare uno competente. Uno come Pinotti, secondo me. Che ha imparato dai migliori e poi ha fatto il tecnico di specialità alla BMC. Almeno io farei così…