Alla Alpecin non c’è più posto, Sbaragli riparte dalla Corratec

08.11.2023
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Dalla Alpecin alla Corratec, così Kristian Sbaragli ha preso il suo mondo e lo ha ridisegnato, un po’ per necessità e un po’ cercando qualcosa di diverso per se stesso. Negli ultimi anni è stato la sponda e la guida per Van der Poel e Philipsen, ma ora che la squadra belga ha deciso di ringiovanire la rosa, tenendo i tre leader e facendo passare tutti o quasi i ragazzi del Devo Team, per il corridore classe 1990 di Castel Fiorentino non c’è stato più posto.

«Io con loro stavo bene – spiega – non ho avuto problemi. Solo che dopo il mondiale si è parlato con la squadra: c’erano progetti diversi e alla fine non c’erano più le condizioni per rimanere. Ho fatto quattro anni, anche loro erano contenti. Così alla fine è stata solo una scelta tecnica, una volontà di rinnovamento. Nel mondo del lavoro funziona così, ognuno ha la sua politica e per questo ci siamo lasciati. Non è stato più possibile proseguire, ma siamo rimasti in ottimi rapporti».

Sbaragli e il diesse Frassi: foto di inizio rapporto: si parla in dialetto toscano (foto Team Corratec)
Sbaragli e il diesse Frassi: foto di inizio rapporto: si parla in dialetto toscano (foto Team Corratec)
Come siamo arrivati alla Corratec?

Quando abbiamo parlato con la squadra e abbiamo capito che non era nei piani rimanere, c’erano varie opzioni, però niente di concreto. Abbiamo parlato con sia con WorldTour sia professional, però non siamo mai arrivati a firmare un contratto. Nel frattempo avevo parlato anche con la Corratec. Per cui, una volta finita la stagione, ci siamo visti un paio di volte con Lastrucci, che è uno degli sponsor della squadra. Lo conosco da una vita, perché quando ero junior alla Vangi, era sponsor del team. Poi da dilettante ho corso con lui alla Hopplà e mi ha convinto a sposare questo progetto, a rimettermi in gioco in prima persona per raggiungere degli obiettivi personali che negli ultimi quattro anni avevo messo in secondo piano. E io alla fine ho accettato la sfida. Naturalmente è una squadra più piccola, ci saranno occasioni in cui altri saranno leader, ma di base parto con molta più libertà.

Diciamo che il terzo posto al campionato italiano ti ha acceso una lampadina?

Quello è stato uno dei fattori, una delle cose che mi ha convinto. Sicuramente faremo un calendario più adatto alle mie caratteristiche. E poi non mi dispiacerebbe riscoprire questa parte. Non si tratta di vincere un Giro d’Italia o partire la stagione con l’obiettivo di vincere la Sanremo, anche se tutto può succedere. Voglio essere competitivo e vedere che risultati si possono raccogliere non avendo compiti da svolgere per altri capitani.

Il terzo posto ai tricolori vinti da Velasco ha riacceso in Sbaragli la curiosità di mettersi alla prova
Il terzo posto ai tricolori vinti da Velasco ha riacceso in Sbaragli la curiosità di mettersi alla prova
La differenza più grande sarà proprio l’organizzazione della squadra.

La struttura è senza dubbio più piccola, quindi come in tutte le professional ci saranno sicuramente dei deficit per il livello di personale e alcune parti organizzative. Però diciamo che essere vecchio, fra virgolette (sorride, ndr), mi ha permesso di raccogliere l’esperienza che può servire. In questi quattro anni alla Alpecin ho imparato tanto. Lavoravamo in maniera molto specifica, soprattutto su determinati allenamenti e l’alimentazione durante gli allenamenti e la gara. Se uno sta attento e non lo fa soltanto perché gli viene detto, ma ascolta e si guarda intorno, sono cose che si ritrova anche quando cambia squadra. E’ un bagaglio di esperienza che con l’età ti porti dietro. Ogni anno ho sempre cercato di raccogliere tutta l’esperienza possibile, cercando di fare le cose sempre nel modo migliore.

Magari il tuo arrivo sarà di aiuto anche per gli altri…

Penso di avere un po’ di esperienza da mettere a disposizione per far crescere tutta la squadra. Ho in mente i ragazzi più giovani. Magari non gli manca niente, però non sono mai stati in realtà più grandi e forse avere qualche riferimento in più potrà essergli utile.

Quest’anno Sbaragli ha corso il mondiale di Glasgow, andando in fuga e conquistando il 34° posto
Quest’anno Sbaragli ha corso il mondiale di Glasgow, andando in fuga e conquistando il 34° posto
Dei fantastici italiani del 90 siete rimasti soltanto tu, Cattaneo e Felline. Cosa significa avere 33 anni in questo ciclismo così veloce?

A livello assoluto, 33 anni possono essere relativamente tanti. Il prossimo anno nelle WorldTour ci saranno tantissimi ragazzi nati dopo il 2000. Una delle considerazioni che ho fatto è quella di considerare il livello che ho attualmente e penso che sia ancora buono. Se non fossi più competitivo o non credessi di poterlo essere nella prossima stagione, avrei potuto anche smettere. Ho fatto una carriera di 11 stagioni fra i professionisti, quindi alla base deve esserci la consapevolezza di essere competitivi. Di certo ci sono tanti giovani che vanno forte, è cambiato l’approccio dalle categorie giovanili. Gli juniores che passano e sono competitivi sono la regola, mentre una volta poteva esserci qualche eccezione e poco di più. E’ il ciclismo che si evolve, vediamo se si può ancora dire qualcosa.

Pensi sarà difficile tornare a giocarsi le corse?

Negli ultimi quattro anni mi è capitato spesso di essere a disposizione di Philipsen, Van der Poel e Groves. Ma anche nell’ultima stagione, qualche giornata libera l’ho sempre avuta. L’istinto di giocarsi le gare andrà risvegliato, l’importante sarà essere avanti e riprendere un po’ il feeling. Ma soprattutto serviranno le gambe. Sono meccanismi che seguono anche la condizione di giornata. Quando si sta bene, si fanno meno errori.

Sanremo 2023 vinta dal compagno Van der Poel e festeggiata col figlio Lorenzo: un giorno indimenticabile (foto Instagram)
Sanremo 2023 vinta dal compagno Van der Poel e festeggiata col figlio Lorenzo: un giorno indimenticabile (foto Instagram)
Hai ripreso ad allenarti?

Da questa settimana ho ricominciato con un po’ di palestra. Poi farò qualche uscita in bici, magari a seconda del meteo, in mountain bike o bici da strada. Un paio di settimane di riattivazione blanda e da fine novembre si riprende con gli allenamenti più lunghi, fino al ritiro di dicembre. Non so se troverò qualche compagno con cui allenarmi, di sicuro in ritiro avrò modo di conoscerli bene. Ma con il magazzino in Toscana, non sarà difficile incontrarsi anche al di fuori delle corse.

Team Hopplà e Corratec, una filiera tutta italiana

10.12.2022
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Dietro la notizia del nuovo rapporto che lega Hopplà Petroli e Team Corratec, ci sono profonde novità che riguardano la società toscana, che attraverso questo passaggio compie un deciso salto di qualità in presenza di altre novità. A illustrarle è colui che da sempre è la mente del team, Claudio Lastrucci, profondamente soddisfatto dei nuovi passaggi che preludono alla stagione che viene.

A inizio intervista, Lastrucci tiene a sottolineare un aspetto: «Molti dicono che in questo modo diventiamo la filiera della Corratec, ma deve essere chiaro che non abbiamo messo nulla per iscritto. E’ un rapporto in costruzione, che si sta realizzando nei fatti e che, non lo nego, rappresenta un grande passo in avanti per noi in quello che è il nostro obiettivo primario: far crescere i ragazzi per prepararli alla carriera professionistica».

Primo training camp per il team toscano, il giorno precedente la visita al Centro Mapei
Primo training camp per il team toscano, il giorno precedente la visita al Centro Mapei
Che vantaggi vi dà entrare in un rapporto comunque privilegiato con un team professional?

Possiamo presentare ai ragazzi un cammino delineato, che se tutto andrà bene potrà portarli verso i loro sogni. Noi siamo sempre stati orientati verso la crescita progressiva dei ragazzi. Il passaggio diretto da junior a pro’ può andar bene per l’Evenepoel della situazione ma non è la prassi, non è la scelta giusta per i giovani. Parlo con cognizione di causa: noi abbiamo portato ben 26 ragazzi fra i pro’, il primo è stato Ulissi con Appollonio e Magazzini, gli ultimi Ballerini, Fortunato e Albanese e ora arriva Quartucci che passerà proprio con la Corratec.

Il team professional può indicarvi qualche ragazzo da prendere nella vostra squadra per farlo crescere?

Certo, la filiera dovrebbe funzionare così. Sappiamo ad esempio che loro sono già in qualche modo legati al Team Franco Ballerini fra gli juniores, in questo modo i più giovani avrebbero un cammino già prestabilito, potrebbe affrontarlo con la dovuta calma pensando innanzitutto a crescere e migliorare. Un passaggio importante nella costruzione di questo rapporto sarebbe anche la possibilità di fare stages in comune, sarebbero un’altra esperienza utile ai più giovani. Il rapporto con il team professional deve improntarsi attraverso questa sorta di “do ut des”.

Lorenzo Quartucci è l’ultimo talento della Hopplà che passa pro’ nelle file della Corratec (foto Rodella)
Lorenzo Quartucci è l’ultimo talento della Hopplà che passa pro’ nelle file della Corratec (foto Rodella)
Questa scelta è legata anche alla vostra di non richiedere più la licenza continental?

Non direttamente, ma di certo il fatto di essere ora un team completamente dedicato agli under 23 ci avvantaggia. Parliamoci chiaro: la licenza continental non dà quei vantaggi di cui si parlava, anzi sono ad oggi solo maggiori spese e briglie all’attività. Non ci sono benefici: per avere gli inviti alle gare con i pro’ che dovrebbero essere il fulcro dell’attività bisogna pagare tutte le spese e per un team un esborso di 12 mila euro a gara è un po’ troppo. Non solo: i nuovi regolamenti penalizzano fortemente le continental…

Verza ad esempio raccontava di come sia stato costretto a espatriare per trovare un calendario più ricco…

Ha ragione. Oggi gli elite delle continental sono esclusi dalle gare regionali, ma non solo: in esse possono essere schierati solo gli under 23 di primo e secondo anno. Sono tutti lacci che noi, avendo lasciato la licenza non abbiamo. Nelle gare di categoria possiamo schierare chi vogliamo dei nostri corridori a prescindere se siano primo, secondo o terzo anno e nelle gare open possono partecipare anche gli elite.

Una foto storica, il successo di Diego Ulissi alla Coppa del Grano 2008 (foto Fabrizio Sterpos)
Una foto storica, il successo di Diego Ulissi alla Coppa del Grano 2008 (foto Fabrizio Sterpos)
Il fatto di non essere più continental vi preclude la possibilità di fare gare a tappe all’estero?

No, anzi il fatto di essere legati a doppio filo con la Corratec ci può aprire nuovi canali, grazie proprio al loro prestigio. Andare all’estero in qualche buona gara a tappe, confrontandoci con squadre vere, provando quel che significa il ciclismo di alto livello è fondamentale per la crescita dei ragazzi. Non è un caso se l’ultimo italiano ad aver vinto il Fiandre under 23 è stato un nostro corridore, Salvatore Puccio poi diventato una colonna della Ineos.

Ci sono altre novità che riguardano questa nuova sinergia?

Abbiamo stretto un legame con il Centro Mapei, infatti nei giorni scorsi abbiamo portato tutti i ragazzi a fare dei test a Castellanza. Tra l’altro, appena pubblicate le foto sul profilo Facebook, dalla Corratec mi sono subito arrivare delle chiamate: «Ho visto quel corridore, te l’avevo detto che doveva perdere qualcosa di peso…». Ogni scelta, ogni passaggio ora viene fatto di comune accordo.

Tommaso Nencini durante i test al Centro Mapei. Il toscano è al terzo anno con la Hopplà
Tommaso Nencini durante i test al Centro Mapei. Il toscano è al terzo anno con la Hopplà
La Corratec vi fornirà le bici?

No, perché prima di stringere l’accordo con loro avevamo già firmato il contratto con la Guerciotti e siamo contenti e convinti di questa scelta. Un domani vedremo come si svilupperà il rapporto con il team professional, il contratto è annuale, nel caso cambieremo. Intanto però il rapporto è anche in senso opposto, in quanto la mia azienda è fra gli sponsor del nuovo Team Corratec e non nascondo che ci piacerebbe molto essere con loro al Giro d’Italia…