Da Imola a Stirling, Dygert ha chiuso il cerchio

11.08.2023
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STIRLING – Dopo essere rimasta seduta ben più di un’ora sulla hot seat con il miglior tempo della crono, Chloe Dygert e la sua voce molto roca hanno fatto tappa davanti ai giornalisti per riallacciare il filo che si era spezzato nel 2020 in una discesa della crono di Imola. I capelli legati sopra la testa, lo sguardo scintillante.

Era campionessa del mondo in carica per aver battuto Van der Breggen e Van Vleuten l’anno precedente, quando perse il controllo della bici in un tornante in discesa e finì contro il guard rail, che come una lama tagliò i muscoli della sua gamba sinistra.

Tre anni molto duri

La rincorsa richiese tempo e pazienza. E se già l’americana commosse tutti vincendo il campionato nazionale della crono nel 2021 poi strappando il settimo posto nella gara olimpica di Tokyo, il vero ritorno è datato 2023. Nel mezzo infatti, una bruttissima mononucleosi e un intervento al cuore hanno azzerato il 2022.

«Sì, arrivare sin qui – ha detto ieri pomeriggio – è stata sicuramente una strada difficile. Sono stati tre anni molto duri. C’erano momenti in cui non mi importava più della mia vita. Pensavo che non sarei stata mai più bene. Dopo l’incidente di Imola, ho perso 3 pollici di circonferenza della mia gamba sinistra e per ora è ancora un pollice più piccola. A tratti ho ancora dolore, ad esempio alla schiena, quando il mio corpo inizia a compensare».

Dygert è partita fra le prime, poi è rimasta in attesa per oltre un’ora
Dygert è partita fra le prime, poi è rimasta in attesa per oltre un’ora
Come sei riuscita a superarlo?

Ancora una volta, non l’ho affrontata da sola. Ho un’enorme rete di supporto che mi circonda, dallo staff tecnico della mia squadra e della nazionale, alla mia famiglia. Devo molto a tutti loro. All’inizio della stagione era in discussione se avrei corso di nuovo, perciò se sono qui sulla sedia del vincitore è anche grazie al grande supporto di tutti quelli che ci sono dietro di me. Questo significa molto per noi. Abbiamo creduto nel piano di Dio e per questo sono davvero grata».

Perché era in discussione se avresti continuato?

A novembre ho dovuto operarmi al cuore per un’aritmia che mi toglieva tranquillità. L’intervento ha aiutato, ma ci sto ancora facendo i conti. Ci sono alcuni momenti mentre pedalo, in cui sembra che il problema voglia presentarsi di nuovo. E’ uno spavento. Se succede durante un momento importante di gara, devo fermarmi e lasciarlo passare, perché a quel punto ci sarebbe in gioco la mia vita.

A quel punto però sei potuta ripartire?

Un mese dopo l’operazione sono stata malata per circa quattro settimane. Quindi ho avuto un incidente durante un training camp con la squadra e mi sono strappata un muscolo della gamba già infortunata. Quindi tecnicamente non ho iniziato ad allenarmi prima di marzo. Sono andata a farlo nello Stato di Washington, dove già in precedenza avevo vissuto la mia preparazione. Ho fatto un mese di lavoro molto intenso e poi sono venuta in Europa e ho iniziato con la Vuelta, la mia prima gara dell’anno, poi Burgos, London Ride Classique e il Giro d’Italia. Di solito le corse così lunghe non mi piacciono, ma mi hanno permesso di trovare un’ottima condizione.

Al Giro d’Italia Donne 2023 Dygert ha portato a casa due podi
Al Giro d’Italia Donne 2023 Dygert ha portato a casa due podi
Perché sei senza voce?

Sono stata a lungo nel velodromo e penso che là dentro ci fossero tante malattie in corso. Sono stata solo sfortunata a prendermi qualcosa. Oggi è il quinto giorno di questo raffreddore, se la crono ci fosse stata un giorno prima, non credo che sarei stata in grado di correre.

Perché?

Quando corro, ho bisogno di sentire l’odore della gara. E’ stato un grande vantaggio per me stamattina quando mi sono svegliata, poter annusare un po’ l’aria. Così sono salita sui rulli, ho pedalato per 30 minuti e le gambe mi sono sembrate decenti. Nell’ultima settimana, non ho mai pedalato per più di un’ora, quindi mentalmente ho cercato di capire se avrei avuto o meno le forze per la crono. Per fortuna ho avuto qualche giorno di recupero in più.

Perché distanze così brevi?

Avevo fatto solo i lavori della pista, per cui questa crono è stata decisamente 16 chilometri troppo lunga (le donne elite hanno corso sulla distanza di 36,2 chilometri, ndr). Da un certo punto in poi, non riuscivo a recuperare il respiro e ho iniziato a sentire la fatica.

A Glasgow, Chloe Dygert ha conquistato il quarto iride nell’inseguimento col tempo di 3’17″542
A Glasgow, Chloe Dygert ha conquistato il quarto iride nell’inseguimento col tempo di 3’17″542
E come l’hai gestita?

Ero nervosa. Sapevo che Grace Brown stava per arrivare e che il finale era molto adatto a lei. Sapevo che sarebbe stata una di quelle da guardare. Ho fatto tutto il possibile per arrivare al traguardo. Sono davvero fortunata che sia bastato addirittura per vincere.

La tua storia può essere di ispirazione, secondo te?

Forse sì, ma è difficile dirlo per me vivendoci dentro. Sto solo cercando di essere una persona migliore, ogni giorno, dentro e fuori dalla bici. Spero solo che si sappia tutto quello che faccio e come agisco.

Domenica punterai alla gara su strada?

La crono era il mio obiettivo principale. Se non mi sentirò al 100 per cento per la gara su strada, non toglierò spazio alla squadra. Prenderò la decisione nei prossimi giorni per vedere se avrò recuperato. Ma se mi sento bene, allora sì, penso che sarà una bella gara. Sarà dura e non vedo l’ora, perché abbiamo una squadra davvero forte.

L’infortunio del 2020 è avvenuto durante una crono, ma qui prima hai vinto l’inseguimento. Quale vittoria ti ha dato più emozioni?

Questa è una bella domanda. Ogni volta che indossi la maglia iridata, ogni volta che ascolti il tuo inno nazionale, è un onore assoluto perché lavoriamo tutti per questo momento. Io ho una storia. Ho degli infortuni che ho dovuto superare. Ho dovuto lavorare sodo come tutti gli altri per arrivare a questo momento. E alla fine della giornata, non mi sentirei di cambiare qualcosa di tutto quello che ho vissuto. Tutti abbiamo degli ostacoli da superare. Perciò non so dire se sia stato meglio vincere l’inseguimento o questa crono. Penso che alla fine sia un onore assoluto poter indossare questa maglia.

Possiamo dire che il momento nero sia alle spalle?

Sono tre anni che cerco di tornare e sento che questo è stato il primo tentativo riuscito. Sono davvero grata e felice. Non sono ancora al 100 per cento, ma sono in buona salute. Non vedo l’ora che arrivi la fine dei mondiali per vedere a che punto sarà la mia forma fisica.

Guazzini, crono maledetta. Ma c’è qualcosa da rivedere

10.08.2023
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STIRLING – Guazzini arriva trascinando i passi, con la bici da un lato e il casco nell’altro. E’ rimasta a lungo ferma sull’arrivo facendo i conti col battito del cuore e come prima cosa ha prosciugato una bottiglietta d’acqua, tirando così forte da schiacciarne la plastica. Il cronometro è stato spietato: 32ª a 4’32, come su qualche montagna del Giro o del Tour.

Parlando brevemente con Roberto Amadio, è stato palese che la programmazione della stagione di queste ragazze sia stata disorganica: potrebbero vincere molto di più e meglio, ma corrono senza tregua e tantomeno programmazione. L’anno prossimo per preparare le Olimpiadi servirà mettere dei paletti.

La giornata storta ci può stare, ma non è facile incassare certe sconfitte, quando delle crono si è uno dei riferimenti mondiali. Comunque Vittoria arriva. Si ferma. Mostra un sorriso sfinito. Guarda negli occhi. Deve aver pianto.

Il riscaldamento prima del via, sperando che questo fosse un giorno buono (foto FCI)
Il riscaldamento prima del via, sperando che questo fosse un giorno buono (foto FCI)
Vittoria, la cronometro è bella, ma anche bastarda.

Che sia bella io non l’ho mai detto, neanche quando sono andata forte (ride, ndr). Oggi poi, guarda, già è tanto se sono arrivata al traguardo. A parte gli scherzi, alla prima svolta a destra, ho pensato seriamente che non ce l’avrei fatta.

E’ la somma di tutto quest’anno così balordo?

La caduta certo non ha aiutato (ad aprile Vittoria si è rotta il bacino, ndr), ma oggi proprio non andavo avanti. Al Tour è andata molto meglio, al di là del risultato. Non è che cerco scuse a destra e sinistra, ma erano un po’ di giorni che mi sembrava di non andare avanti. Quando dico certe cose è perché sono vere.

Una spiegazione sai dartela? La somma di troppe fatiche?

Forse, vediamo. Ormai è andata inutile starci a girare intorno. Ovvio che ci sono giornate sì e giornate no, da quello non si scappa. Però sapevo che oggi l’unica cosa era che succedesse veramente un miracolo, sennò… Ma tanto lo sappiamo che i miracoli li faceva solo uno lassù.

Al Tour Guazzini ammette di aver sofferto, ma di essersi risollevata nel finale con la crono
Al Tour Guazzini ammette di aver sofferto, ma di essersi risollevata nel finale con la crono
Ed è finito anche male. Adesso è il momento di fermarsi un po’ e fare il punto?

In teoria dovrei correre il Tour of Scandinavia dal 23 agosto, perché, non so come dire… Diciamo che questi giorni storti non erano pianificati, però siamo tutti umani e vedremo. Ora intanto mi levo questo body, poi penserò al resto.

Ieri mattina ti abbiamo visto parlare col tuo preparatore.

Ha cercato un po’ di tirarmi su di morale, perché comunque anche la testa fa la sua parte. Però lo sapevo che non era solo la testa. Nella crono lo capisci come va a finire. Non sai come o cosa possano fare le altre, però se la fai per vincere, è importante avere i parametri giusti.

Oggi cosa dicevano i tuoi dati?

Non ho visto ancora bene, ma credo che i miei parametri fossero più di 100 watt in meno, quindi di cosa stiamo parlando? Quando dico che pensavo di non finire è perché veramente pensavo di non arrivare al traguardo. Se non c’erano le transenne, davvero tiravo dritto.

Sin dai primi chilometri, le sensazioni erano pessime. Guazzini era parsa pessimista già dal giorno prima
Sin dai primi chilometri, le sensazioni erano pessime. Guazzini era parsa pessimista già dal giorno prima
Volendo immaginare il prossimo anno, vedendo com’è andato questo, c’è da cambiare qualcosa? Va bene l’incidente, però la sensazione è che corriate davvero tanto.

Diciamo che è una serie di cose che si sono incastrate. Una tira l’altra e poi per far quadrare tutto si mette una pezza…

Però nel taglia e cuci ci andate di mezzo voi…

E vabbè (sorride, ndr), si cerca sempre di fare tutto il meglio. Però la sfera di cristallo non ce l’abbiamo. Magari arrivavo qua dopo il Tour e, come si suol dire, planavo. Invece ci sono arrivata che sono finita.

E’ stato così duro il Tour?

Ho avuto alcune tra le più brutte giornate… No, al primo posto devo metterci oggi, siamo andati al top del ranking. Però al Tour ho avuto veramente dei quarti d’ora tremendi, anche se mi sono sentita meglio giorno dopo giorno. Infatti nella crono ho fatto l’ottavo posto, che è comunque un top 10 nel Tour. Ero contenta, sentivo che spingevo. Oggi invece sono scesa dalla rampa e nei primi 100 metri, che erano in discesa, avevo già mal di gambe.

Prima della strada, Guazzini ha corso anche nel quartetto, chiudendo al quarto posto
Prima della strada, Guazzini ha corso anche nel quartetto, chiudendo al quarto posto
Anche Vollering ha pagato il Tour e non ha fatto meglio del sesto posto…

Ma Demi ha fatto una bellissima stagione, fossi in lei sarei più che soddisfatta. Giornate no ci possono stare per tutti, ma nulla toglie a una campionessa del genere.

Non sarà che hai passato i superpoteri delle crono a Lorenzo (il suo compagno Milesi, che ieri ha vinto fra gi U23, ndr) e con te non funzionano più?

No, sono contenta per lui (ride, ndr). Insomma, se lo merita e mi ha fatto piangere. Oggi invece ho pianto io per altri motivi.

Dai, verranno sicuramente giorni migliori.

Migliori eh? Speriamo, perché peggiori sarà dura…

Hanno la priorità la nazionale o i team di appartenenza? Su questo equilibrio si giocano le Olimpiadi del prossimo anno
Hanno la priorità la nazionale o i team di appartenenza? Su questo equilibrio si giocano le Olimpiadi del prossimo anno

Qualcosa su cui riflettere

Alla fine di febbraio avevamo fatto un’intervista proprio con lei, dal titolo piuttosto eloquente: “Il 2023 di Guazzini, senza respiro da febbraio ad agosto”. Aveva tolto i ferri della caduta di Roubaix dell’anno prima, poi la stagione era cominciata con gli europei in pista: argento nel quartetto e bronzo con Elisa Balsamo nella madison. Poi sarebbe venuta la fase delle classiche, da lì il Tour Femmes e poi i mondiali. Poteva filare tutto alla perfezione se non si fosse verificata la frattura del bacino. Questo non avrebbe dovuto indurre a qualche cambiamento di programma? Lo stesso non sarebbe stato necessario per Elisa Balsamo, schierata al Tour dopo un recupero impegnativo?

Il WorldTour delle donne ha ritmi frenetici e sempre poche ragazze. La nazionale si trova a prendere le briciole possibili. Forse mettere dei paletti presto diventerà una necessità per le stesse ragazze. Altrimenti si andrà avanti a sfinimento, senza orizzonti né grandi prospettive.

Imola è dimenticata. La Dygert sta tornando…

20.11.2022
5 min
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Una mattina di Colorado Springs. Un velodromo, una bici. E una ragazza che pedalata dopo pedalata torna alla vita. In fin dei conti sono pochi minuti, il suo tecnico Gary Sutton ha fissato limiti che non vanno oltre i 15 minuti per ogni blocco di allenamento. Ma quei blocchi sono eterni, sono come un addentrarsi nelle pieghe della sua mente. Chloe Dygert sta tornando e non è un personaggio di poco conto.

Ogni minuto di quel semplice allenamento è un viaggio dentro se stessa, anzi per meglio dire assaporare un ritorno alla normalità al quale non sperava neanche più. E non c’entra neanche tanto il ciclismo perché quel che le era successo le aveva precluso anche la vita normale.

«Cosa ne sanno gli altri di quel che ho passato? Anche salire e scendere dall’auto – dice – era portatore di un dolore indicibile, mi muovevo al rallentatore, come un’automa. Pensavo che quel dolore non mi avrebbe lasciato più, mi stavo quasi adagiando nella convinzione che sarebbe stato mio compagno per tutta la vita. Invece ecco qui: pedalo e non lo sento, non c’è. Se n’è andato e non lo rimpiango di certo…».

Il suo ritorno in bici nei test a Colorado Springs: Chloe tornerà sia su strada che su pista (foto Casey Gibson)
Il suo ritorno in bici nei test a Colorado Springs: Chloe tornerà sia su strada che su pista (foto Casey Gibson)

Inizia tutto a Imola 2020

Pedalata dopo pedalata la Dygert ripensa a quando tutto è iniziato: quel giorno, quel maledetto giorno a Imola. 2020. In palio il titolo mondiale a cronometro. L’americana è la campionessa uscente, l’anno prima nello Yorkshire ha sorpreso tutti, anche le favoritissime olandesi. La corsa contro il tempo è il suo forte, lo ha dimostrato anche in pista. Sfreccia, la Dygert e ai rilevamenti è lanciata verso il bis. Poi una curva, la bici che slitta, il guard rail vicino. Troppo vicino. Un attimo, ma è come se un ninja con la sua lama affilata la trafiggesse da parte a parte. La coscia viene tranciata, il metallo va a toccare anche l’osso. Le immagini sono agghiaccianti, le sue urla dicono tutto.

L’80 per cento del muscolo è compromesso, l’operazione e la degenza sono lunghe e dolorose. Quel che Chloe non sa è che quello è l’inizio di un calvario lungo tre anni, fatto di sofferenza, tappe, anche elementi avversi esterni come il Covid. Che poi tanto avverso, nel suo caso non è. Perché? Perché posticipa le Olimpiadi di un anno e le consente comunque di esserci anche se a mezzo servizio, anche se non è la Dygert che avrebbe voluto essere. Ma riesce comunque a esserci, qualificandosi in extremis, portando a casa un 7° posto nella crono e contribuendo al bronzo del quartetto (che senza di lei, diciamocelo, è poca cosa…).

Non bastasse l’infortunio…

Sono risultati eccezionali, se si pensa che da quel maledetto giorno imolese, la Dygert in tre anni ha potuto gareggiare appena per 5 giorni su strada.

«Appena sembrava tutto risolto, ecco che ci ricascavo – pensa mentre l’allenamento procede – in primavera mi è crollato il mondo addosso. Non bastasse il dolore, ci si è messa anche la malattia di Epstein Barr (una forma di herpesvirus che porta affaticamento estremo, mal di gola, ingrossamento dei linfonodi e altri sintomi, ndr). Avevo appena iniziato la campagna del Nord ed era già finita».

Dalla malattia, con tempo e pazienza era uscita fuori, ma quei dolori restavano. Avevano già rimesso mano alla gamba, ma l’operazione non era andata a buon fine e oltre ai dolori, anche i movimenti erano ridotti. Ma Chloe non si è arresa. Non si è rassegnata. Ha continuato a studiare sull’argomento, a informarsi, a cercare una soluzione e alla fine ha trovato chi poteva rimetterla in sesto. Una nuova operazione, complessa, fatta da mani ferme e sicure. Tanto tessuto cicatriziale rimosso dal muscolo. Una lunga convalescenza, scandita però da un fatto nuovo: quel dolore stava svanendo. La Canyon Sram, il suo team, intanto l’aspettava, con pazienza.

Chloe è pronta a riprendersi il suo posto, anche in nazionale (foto Getty Images)
Chloe è pronta a riprendersi il suo posto, anche in nazionale (foto Getty Images)

L’anno della rinascita

«Potevo sedermi, lamentarmi, piangere, ma sarebbe servito a qualcosa? Oggi metto la parola fine su due anni di black out della mia vita – dice – nei quali non potevo fare quel che mi è sempre piaciuto, quello che avrei voluto. La bici mi aveva portato a questo, la bici mi sta portando verso la luce in fondo al tunnel. E’ vero, pedalo in un velodromo vuoto, contro nessuno, non c’è un cronometro, non c’è una classifica. Ma questa è la gara più importante e difficile, questa è la vittoria più bella. Ogni giro di pedivella senza che senta dolore è un segno di speranza. Preparatevi, gente, Chloe sta tornando…».