Chesini svetta in Romania. E non è stato un caso…

18.09.2025
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La vittoria al Giro di Romania è solo l’ultimo capitolo della bella estate di Cesare Chesini, il giovanissimo corridore di Negrar che sta portando un buon numero di punti alla MBH Bank Ballan. Un contributo importante per la squadra in procinto di diventare professional. Il veneto si era già messo in evidenza a luglio conquistando la classica in linea di Vysegrad, ma la vittoria nella corsa a tappe rumena sicuramente apre prospettive diverse.

Chesini sul podio del Giro di Romania, con lo svizzero Stussi a 8″ e lo spagnolo Sagrado a 54″ (foto Georgescu)
Chesini sul podio del Giro di Romania, con lo svizzero Stussi a 8″ e lo spagnolo Sagrado a 54″ (foto Georgescu)

L’andamento di questi mesi caldi ha anche un significato particolare per lui perché la stagione non era certo iniziata come avrebbe voluto: «Ero partito già dall’inverno con l’idea di far bene le gare internazionali di aprile, ma il bilancio alla fine era stato magro. Poi abbiamo preparato il Giro NextGen andando in altura, lì mi sono ammalato e ho perso 10 giorni. Nella corsa rosa non sono andato male, ho anche centrato un 5° posto ma non ci sono arrivato come avrei voluto».

Dopo però sei andato sempre in crescendo…

La condizione costruita al Giro è servita per il dopo, ho fatto buoni risultati, ho vinto a Vysegrad e accumulato chilometri al Valle d’Aosta, ho fatto bene qualche classica italiana come a Capodarco, fino all’impresa rumena.

Il veneto si era messo in luce in luglio a Vysegrad, beffando per 4″ Lucca (foto Melicher)
Il veneto si era messo in luce in luglio a Vysegrad, beffando per 4″ Lucca (foto Melicher)
Che corsa era questo Giro di Romania?

Per me era un po’ una corsa da scoprire, perché non c’ero mai stato. Sul computer avevo visto le tappe e avevo notato che la seconda era impegnativa ed interessante, allora abbiamo deciso di costruire una tattica con la squadra. Eravamo andati io e Novak per fare bene in classifica, che si decideva proprio alla seconda tappa, da lì in poi vedevamo un po’ come eravamo andati e decidevamo chi dei due puntava al bersaglio.

Fondamentale è stata la tua vittoria nella seconda frazione, poi le ultime tre hai corso in difesa…

Sì, poi mi sono difeso anche con l’aiuto dei compagni che mi hanno aiutato. Ma erano stati preziosi anche nella frazione decisiva. Sull’ultima salita c’era una fuga di una decina di corridori che però non avevano tanto vantaggio. Sapevamo che li avremmo ripresi sulla salita e appena si sono alzate le pendenze abbiamo iniziato noi a fare un bel ritmo. E’ venuta fuori una selezione naturale, sono rimasti davanti quelli più forti e poi alla fine ce la siamo giocata in tre allo sprint.

Strade senza grandi asperità in Romania, ma la seconda tappa è stata impegnativa (foto Georgescu)
Strade senza grandi asperità in Romania, ma la seconda tappa è stata impegnativa (foto Georgescu)
Tu avevi già vinto a luglio a Vysegrad, dai l’impressione di trovarti bene, soprattutto nelle gare all’estero. Perché?

Non me lo so spiegare, non so darmi un motivo. Diciamo che c’è un altro modo di correre che non si fa in Italia, meno controllato e più diluito lungo tutta la lunghezza della frazione. Può essere che mi adatto di più a quel modo di correre.

La tua crescita repentina in questa stagione estiva ti ha portato già alla riconferma per il prossimo anno, quando la squadra diventerà una professional, quindi cambia un po’ tutto, cambia anche il calendario…

Sì, la squadra sta lavorando per salire di categoria. Cambierà il calendario, cambieranno gli obiettivi, anche se terremo sempre in considerazione le corse internazionali under 23, dato che rientro ancora nella categoria.

Il veronese è da quest’anno alla MBH, dopo un biennio trascorso alla disciolta Zalf (foto Instagram)
Il veronese è da quest’anno alla MBH, dopo un biennio trascorso alla disciolta Zalf (foto Instagram)
Tu però entri in un nuovo mondo avendo dimostrato di essere un vincente, quindi ci saranno anche occasioni per cercare il risultato importante a un livello più alto rispetto a quest’anno?

L’importante intanto sarà avere più occasioni possibili per gareggiare con quelli più grandi avendo ancora molto da imparare, quello sarà il mio obiettivo principale. Poi dove avrò la possibilità di fare la corsa, oppure sicuramente nelle prove internazionali under 23, correrò con l’obiettivo del massimo risultato.

Sei al primo anno alla MBH Bank, che cosa hai capito di te stesso in questa stagione, che tipo di corridore puoi essere?

Prima pensavo di andare meglio sulle salite lunghe e invece quest’anno ho visto anche a Vysegrad e in Romania che vado meglio sui percorsi duri, ma senza salite lunghissime. Perché riesco a gestire meglio le forze e poter dire la mia in uno sprint ristretto.

Chesini insieme a Ulissi a Larciano. La sua ambizione è avere sempre più occasioni di confronto con i pro’
Chesini insieme a Ulissi a Larciano. La sua ambizione è avere sempre più occasioni di confronto con i pro’
Prossimi obiettivi che hai in questa stagione?

Vorrei sfruttare al meglio la buona condizione che ho costruito nell’estate, manca un mese circa alla conclusione della stagione e vorrei puntare a qualche risultato nelle prove che restano a cominciare dalla Milano-Rapallo e dal Piccolo Lombardia. Poi spero di avere qualche occasione per correre anche contro i professionisti nelle ultime classiche italiane.

Gigante Omrzel a Capodarco, ma gli italiani se la sono giocata

17.08.2025
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Nessuno ha potuto opporsi alla legge di Omrzel: quello del Giro Next Gen, che quando va forte parla la stessa lingua di Pogacar. Alle spalle del corridore del Bahrain Victorious Development Team che ha dominato il Gran Premio Capodarco è finito Pavel Novak. Poi è toccato agli italiani. Terzo Cesare Chesini, con maglia MBH Bank Ballan come Novak. Quarto Matteo Scalco della VF Group Bardiani, il vincitore di Poggiana. Quinto Bracalente, un altro della MBH Bank Ballan. Due stranieri e tre italiani, a capo di una corsa dura e decisa da giochi di squadra che giro dopo giro si sono intrecciati e sovrapposti sino alla scalata finale.

C’erano tre atleti della Bahrain Victorious, tre della MBH Bank Ballan e due della VF Group Bardiani. L’azione che ha deciso la corsa se l’è inventata da furbo il giovane Elia Andreaus. Il trentino prima è stato in fuga per tutto il giorno e poi ha allungato prima dell’ultima scalata, portando con sé Novak, il vincitore di Prato Nevoso al Giro Next Gen. Per la MBH Bank Ballan era l’occasione per anticipare Omrzel, parso a tutti il più pericoloso. Ma Novak non aveva le gambe dei giorni migliori e quando Omrzel è tornato in scia e ha allungato, il ceco lo ha tenuto fino all’ultimo muro e poi ha dovuto inchinarsi.

Ciao “Gaetà”

Gran Premio Capodarco: la corsa di Gaetano Gazzoli e Adriano Spinozzi, che mai avrebbe pensato di doverla organizzare senza di lui e in così breve tempo. Le scritte sull’asfalto celebravano il vecchio mentore sparito alla fine di maggio. Un murales all’inizio della salita farà per sempre di questa strada il cammino verso il mondo di Gaetano.

In questa stagione così faticosa e stimolante, il campo dei partenti è stato di gran lunga il migliore degli ultimi anni. La lontananza del Tour de l’Avenir e il fatto che le squadre abbiano organizzato in autonomia le loro alture ha fatto sì che un bel lotto di azzurri, compreso il tricolore Borgo, abbia raggiunto Capodarco. Un appuntamento che è certo competizione, ma anche spettacolo e festa. In questo quadro che affonda le radici nel ciclismo più bello, i tre italiani alle spalle dei primi due sono ripartiti verso casa con il mal di gambe e sensazioni diverse, ma tutto sommato positive.

Borgo indossa per la prima volta il tricolore U23 a Capodarco: finora aveva corso solo tra i pro’ (photors.it)
Borgo indossa per la prima volta il tricolore U23 a Capodarco: finora aveva corso solo tra i pro’ (photors.it)

Chesini lancia Novak

Cesare Chesini è arrivato terzo. Considerato che secondo è arrivato il compagno Novak, appena 3” davanti a lui, potrebbe avere anche un timido rimpianto. Ma quando il finale è così ripido, quel piccolo margine diventa un muro insormontabile.

«Sapevamo che Omrzel andava forte in salita – dice il veronese di Negrar, 21 anni – per questo a un certo punto ho detto a Pavel (Novak, ndr) di provare ad anticipare. Alla fine, io sono rimasto a ruota, ma quando Omrzel ha accelerato in salita, nessuno è riuscito a stargli dietro. Pavel ha detto che ha avuto i crampi e io sul muro mi sono un po’ avvicinato, però ormai era tardi. La corsa è stata dura, ma diversa dagli altri anni. Non è arrivata la fuga e anche se eravamo in superiorità numerica, nel finale ha fatto la differenza chi ne aveva di più. Però ce la siamo giocata. Io penso di aver corso bene, non ho anticipato perché volevo giocarmi tutto sul finale. Stavo bene, ma non abbastanza per vincere».

L’estate di Scalco

Matteo Scalco è arrivato quarto. E’ rientrato a ruota di Omrzel, dopo aver condiviso il finale con il compagno Turconi. Avendo nelle gambe e negli occhi la vittoria di domenica scorsa a Poggiana, forse sperava di ripetersi e per un po’ ci ha anche creduto.

«Il percorso è duro – dice il vicentino di 21 anni – ma si riesce a recuperare bene. In salita si fa la selezione, poi nella discesa rientrano sempre parecchi e fai fatica a liberarti del gruppo. Siamo rientrati sulla fuga dei dieci, ma dopo un po’ è arrivato anche il gruppo, perché davanti non c’era collaborazione. Sapevo che Omrzel andava forte e per questo ho provato più volte ad andare via. Forse però non avevo le stesse gambe di Poggiana, anche se in settimana non sono stato male. Il percorso di domenica era più adatto a me, perché il tratto collinare permette più selezione. Comunque questo è il mio periodo, vengo fuori con l’estate e devo dire che dopo la primavera con i pro’ e lo stacco di maggio, ho la sensazione di aver fatto un bel passo in avanti. Magari ho assimilato le gare e gli allenamenti e le due alture mi hanno dato qualcosa in più».

Novak e Bracalente avevano già fatto corsa di testa nella Bassano-Montegrappa: primo e terzo (photors.it)
Novak e Bracalente avevano già fatto corsa di testa nella Bassano-Montegrappa: primo e terzo (photors.it)

Il cuore di Bracalente

Diego Bracalente è arrivato quinto. Da Capodarco alla sua Casette d’Ete ci sono 22 chilometri, facile capire perché alla partenza abbia definito la corsa come il mondiale dei marchigiani. Il suo futuro è già tracciato col passaggio della MBH Bank Ballan tra i professionisti, ma visto che lui non può dirlo, ne abbiamo chiesto conferma ad Antonio Bevilacqua che oggi l’ha seguito in corsa.

«Non sapevo come stessi – dice il fermano di vent’anni – perché non correvo da 15 giorni. Avevo fatto l’ultima corsa alla Bassano-Montegrappa (terzo dietro Novak e Biehl, ndr), poi ho riposato. Ho preso un po’ di raffreddore e non mi sentivo al massimo, però l’ho gestita bene. Abbiamo trovato un grande corridore e non possiamo che inchinarci, perché oggi Omrzel era il più forte. E’ stata una giornata particolare. Gaetano Gazzoli viveva per il ciclismo e per noi marchigiani la sua scomparsa è stata un duro colpo. Vedere tutte quelle scritte, tutta quella passione impressa sui muri e in terra mi ha dato tanta forza e tanta grinta. Potrei aver attaccato presto per questo? Secondo me il fatto di attaccare con i tempi giusti viene con l’esperienza. Ci sono le persone più sicure di sé, che riescono a ragionare di più e gestiscono meglio le situazioni. Io sto facendo esperienza e miglioro anno dopo anno. Sono di quelli che quando sente la gamba ci prova, ma col tempo e salendo di livello imparerò a centellinare le energie per arrivare in finale con la forza giusta».

Capolavoro Bahrain Victorious

A Capodarco ha vinto Jakob Omrzel, sloveno, quello del Giro Next Gen che al Valle d’Aosta si scoprì fragile nei giorni del dramma di Privitera. Alessio Mattiussi che l’ha guidato racconta con orgoglio la dimostrazione di compattezza della squadra e la gestione praticamente perfetta malgrado non avessero le radio. Nei devo team si deve imparare a correre e ragionare e a Capodarco è riuscito tutto alla perfezione.

Ora Omrzel fa rotta verso il Tour de l’Avenir con la consapevolezza di aver ritrovato la condizione del Giro. Mentre sulla sua moto gialla, da qualche parte fra queste colline, Gaetano Gazzoli si sarà goduto lo spettacolo con la certezza di aver lasciato la sua corsa in buone mani. Suo figlio Simone e Adriano Spinozzi hanno messo in strada un bel capolavoro: decisamente di questo si sono accorti tutti.