La fede, i sogni, il lavoro, la saggezza e la storia di Einer Rubio

01.05.2025
6 min
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Dice che la morte del Papa li ha investiti come un treno. A Boyaca, dove Einer Rubio è volato da quasi un mese per allenarsi, la gente è molto religiosa e la scomparsa di Francesco è stata un duro colpo.

«E’ stato un fatto terribile – spiega – perché lui era speciale, molto umile. La gente lo capiva e lui si faceva capire. Speriamo che arrivi uno come lui o simile a lui. Noi siamo molto cattolici, per questo quando parto per un viaggio, anche per il Giro, ho sempre con me le immagini dei santi. Sono cresciuto così sin da piccolo e per me andare senza di loro è come andare senza vestiti».

Einer Rubio, classe 1998, è alto 1,64 per 56 chili. E’ pro’ dal 2020
Einer Rubio, classe 1998, è alto 1,64 per 56 chili. E’ pro’ dal 2020

Sul filo dei 3.000 metri

In Italia è notte fonda, di là dall’Atlantico sono le quattro e mezza del pomeriggio. Boyaca e i suoi campi si trovano a 2.500 metri, da lì le salite superano agevolmente i 3.000. Sono le strade in cui il ciclismo occidentale sbarcò per la prima volta con i mondiali del 1995 e che poi ha ritrovato in almeno due edizioni del più recente Tour Colombia. Sono le strade su cui sono nati Nairo Quintana e i migliori scalatori di laggiù. Einer Rubio non fa eccezione, con il settimo posto all’ultimo Giro d’Italia e la tappa vinta a Crans Montana nel 2023.

«In questi ultimi giorni – racconta Einer – si sta bene, ma sta anche piovendo molto. Ho preso parecchia acqua, ma va bene perché temo che ci toccherà anche al Giro. Torno in Italia per fare la generale, con l’idea di migliorare il settimo posto dello scorso anno. Magari fare una top 5, puntiamo a questo».

Al Giro del 2023, in una tappa fortemente ridotta per la neve, Einer Rubio vince a Crans Montana
Al Giro del 2023, in una tappa fortemente ridotta per la neve, Einer Rubio vince a Crans Montana
Hai visto il percorso?

Ho visto, ho visto… Già dall’inizio in Albania ci sono delle salitine impegnative, ma l’ultima settimana è veramente dura, come quasi tutti gli anni. Quindi speriamo di arrivarci con le forze giuste.

Come tutti gli scalatori dovrai difenderti nelle due crono?

Lo scorso anno abbiamo perso tantissimo. Quest’anno sono 32 chilometri, se non mi sbaglio. La prima ne misura 13, quindi bene o male ce la caviamo. Sicuramente sono migliorato. Con la squadra siamo andati in pista e anche qui ho fatto dei lavori specifici, quindi secondo me abbiamo fatto un passo avanti.

La crono è il punto debole di Rubio, anche se non ha mai investito tanto. Alla Tirreno ha chiuso a 1’15” da Ganna su 11 km
La crono è il punto debole di Rubio, anche se non ha mai investito tanto. Alla Tirreno ha chiuso a 1’15” da Ganna su 11 km
Avrai la squadra tutta per te?

Ci saranno corridori per aiutarmi, però ci sono i compagni come Nairo (Quintana, ndr) e anche altri che vorranno cercare di vincere le tappe. Quindi il giorno che si sentiranno capaci, li lasceremo liberi e per il resto ci daranno una mano.

Hai parlato di Quintana, che è un tuo compaesano: qual è il rapporto fra voi due?

Più che compagni, siamo amici. Abitiamo a 10 chilometri di distanza, ci troviamo molto bene. L’anno scorso mi ha dato tantissimi consigli buoni che mi sono serviti veramente. Quest’anno mi ha aiutato anche sugli allenamenti, quindi averlo accanto è veramente una fortuna. E’ stato qui anche lui, sabato scorso abbiamo fatto l’ultimo allenamento insieme e poi è tornato ad Andorra per stare con la sua famiglia. Ci rivedremo direttamente in Albania.

In Colombia, Einer si è allenato sul filo dei 3.000 metri. Rientrerà in Europa lunedì (immagine Instagram)
In Colombia, Einer si è allenato sul filo dei 3.000 metri. Rientrerà in Europa lunedì (immagine Instagram)
Andare in Colombia per un mese prima del Giro serve per i benefici dell’altura o per vedere la famiglia?

Entrambe le cose, secondo me. Mi fa bene allenarmi nel mio habitat, dove sono nato. Casa è sempre casa. E poi c’è l’altitudine, perché quando torno in Europa da qui, mi sento sempre un po’ meglio. Per questo con la squadra abbiamo deciso di fare quasi un mese, rientrando direttamente il 4 maggio, Sfrutterò l’altura fino all’ultimo.

Va bene il Giro, ma avresti anche la fantasia di provare la Freccia Vallone e la Liegi? In fondo alla Milano-Torino che finisce a Superga sei arrivato quinto…

Sì, mi piacerebbe, infatti ne abbiamo parlato diverse volte con la squadra. Solo che per ora hanno preferito puntare sul Giro. E così mi hanno detto di andare a casa in altitudine e poi nei prossimi anni vedremo come programmare diversamente la stagione.

Al Giro d’Italia U23 del 2019, Rubio vince sul passo Fedaia
Al Giro d’Italia U23 del 2019, Rubio vince sul passo Fedaia
Scorrendo la classifica del Giro U23 del 2019 in cui conquistasti il Fedaia, con il podio finale tutto colombiano, salta agli occhi che sei l’unico rimasto in Europa, come mai?

Forse mi sono adattato meglio. Poi ho trovato una famiglia che mi ha accolto e che ancora adesso continuano a darmi una mano (la famiglia di Donato Polvere, ndr). Per me quello è stato qualcosa di speciale, mentre magari gli altri ragazzi hanno perso gli stimoli e forse gli mancava la famiglia. Tante cose che possono capitare.

Hai mai avuto la tentazione di lasciare l’Italia e spostarti ad Andorra?

Ho avuto il pensiero, perché tutti i miei compagni sono lì. Eusebio Unzue (il general manager del Movistar Team, ndr) mi ha chiesto diverse volte se volessi spostarmi. Però ho fatto tutti i documenti e adesso sono residente a San Marino. In Campania ci vado per una settimana, massimo 15 giorni e per il resto sono sempre in viaggio. Alle corse, in altura, in Colombia…

La Milano-Torino, chiusa al quinto posto, è stata l’ultima corsa in Europa prima di volare in Colombia e preparare il Giro d’Italia
La Milano-Torino, chiusa al quinto posto, è stata l’ultima corsa in Europa prima di volare in Colombia e preparare il Giro d’Italia
Ultime due domande. Per tua soddisfazione sarebbe meglio migliorare il settimo posto dell’anno scorso o vincere nuovamente una tappa?

A me piacerebbe migliorare, però non voglio escludere che se mi troverò nella situazione giusta, potrei cercare di vincere qualche tappa. Mi sono preparato bene, vado molto convinto. E poi speriamo che tutto giri liscio, come deve essere.

E’ confermato che farai anche il Tour de France?

Ne abbiamo parlato sin da quando abbiamo definito il calendario e fino ad ora ce l’ho nel programma. Speriamo che non capiti nulla e che stia bene, così andrò a fare il primo Tour de France. Ma guardiamo a una cosa per volta. Ora c’è il Giro. Ed è un bell’obiettivo da mirare.

Sopresa a Boyacà, arriva Umba e non è uno scalatore

05.02.2021
4 min
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Vivere a Boyacà è sinonimo di montagne, altura, aria densa, campagna, vegetazione, agricoltura e, se ti piace, ciclismo epico. Non c’è boyacense al mondo che non abbia utilizzato una bicicletta nella sua vita quotidiana. La campagna si incontra con le città. La vita rurale si mescola alla modernità. Il verde delle valli salta fuori ancora tra i palazzi e le montagne conservano ancora il profumo dei grandi campioni che hanno osato per secoli sfidare l’aspra geografia scavata a più di 2.000 metri sul livello del mare.

Non solo scalatori

Il ciclismo colombiano porta l’impronta inconfondibile di Boyacà, un dipartimento prolifico e talentuoso che ormai non produce solo grandi scalatori, ma ha anche iniziato a sperimentare e scoprire altre specialità non proprio legate alla leggenda degli “escarabajos” e alle loro molteplici storie di conquista delle grandi salite. I fratelli Julián e Sebastián Molano hanno imposto la cultura dello sprint e ora Abner Santiago Umba, il giovane che si è distinto tra i professionisti della Vuelta al Táchira, traccerà il percorso di un ciclismo a 360 gradi.

Nel 2018 vince il titolo juniores Interclubes a Cali (foto Fedeciclismo)
Nel 2018 vince il titolo juniores Interclubes a Cali (foto Fedeciclismo)

Arriva Umba

Umba ha il fisico di uno scalatore, ma è veloce come un velocista ed esplosivo come il migliore dei “clasicomani”. A 18 anni ha le qualità di un ciclista moderno adatto a tutti i tipi di scenari. Lo ha mostrato in Venezuela, ma il suo percorso non può essere limitato solo alla gara che ora lo ha messo sulla bocca di tutti. Le sue esibizioni sono state varie e di qualità già nelle categorie giovanili.

Subito vincente

Nel 2018 ha vinto il titolo nazionale junior Interclubes, battendo i velocisti su un circuito completamente pianeggiante disegnato a Palmira, nel dipartimento del Valle. Poi ha brillato alla Vuelta del Futuro, vincendo sul muro di Ansermanuevo. E l’anno successivo, alla Vuelta del Porvenir, è arrivato quarto assoluto, vincendo un’impegnativa tappa di media montagna a Monterrey e il circuito finale a Yopal, propiziando la fuga e vincendo la tappa con una punta di velocità insuperabile per i compagni d’avventura. Vittorie di ogni genere. Varietà e qualità al servizio del vivaio di Arcabuco Ingeniería de Vías.

Nel 2019 vince la volata a Yopal, Tour del Porvenir, dopo una lunga fuga (foto Fedeciclismo)
Nel 2019 vince a Yopal, Tour del Porvenir (foto Fedeciclismo)

Anche veloce

«Insieme a mio fratello, abbiamo iniziato come scalatori, il che è normale a Boyacà, ma nelle gare ci siamo resi conto che avevamo la struttura per vincere anche allo sprint e abbiamo iniziato a lavorare di più su quell’aspetto», dice Santiago, ricordando i tempi della maturazione con Juan Alejandro, due anni più grande e specialista negli arrivi di gruppo. Velocista puro e di grande esplosività, che ora fa parte della squadra U23 Talentos Colombia.

Calcio e bici

«Abbiamo avuto un’infanzia molto incentrata sullo sport grazie al pieno sostegno dei nostri genitori. Abbiamo iniziato alla scuola calcio della città, abbinandola al ciclismo perché nostro padre era stato un ciclista e voleva che anche noi lo fossimo. Quando abbiamo iniziato ad andare alle gare e a vedere i primi risultati, abbiamo deciso di dedicarci completamente al ciclismo», ricorda il giovane che ha sempre avuto l’incoraggiamento di suo padre Libardo, un ciclista di vecchia scuola che, dopo aver terminato la sua carriera, si è dedicato completamente alla guida del camion per sostenere la famiglia che ha creato con sua moglie Susana López. Ora entrambi si godono il premio per lo sforzo con due figli esemplari e talentuosi, che diversificano la cultura ciclistica di Boyacà e dei suoi dintorni.

Alla Vuelta al Tachira, ha vinto la classifica dei giovani
Alla Vuelta al Tachira, ha vinto la classifica dei giovani

Gracias a Nairo

Santiago è cresciuto nel centro di Arcabuco, a 11 chilometri da La Cumbre, una delle salite più rappresentative di Boyacà e che nei primi anni è stata la culla di Nairo Quintana, l’idolo che è appena diventato il suo passaporto per il ciclismo d’élite.

«Mi ha aiutato con il suo procuratore Giuseppe Acquadro. Mi ha detto di non preoccuparmi per la squadra, di stare calmo. Grazie a lui siamo arrivati all’Androni Giocattoli-Sidermec», ringrazia Santiago, con un diploma all’Istituto Educativo Alejandro de Humboldt, dove Nairo iniziò a scrivere il suo romanzo in bicicletta, tra dure giornate avanti e indietro da casa per rispettare i propri impegni accademici.

Il futuro

Nel 2013, quando Nairo fece il salto di qualità nell’elite del ciclismo come secondo classificato al Tour de France, Santiago era un ragazzo di 11 anni che calciava la palla e non aveva ancora un orizzonte definito nel ciclismo. Sette anni dopo, è emerso come una delle promesse più importanti nel ciclismo colombiano, con talenti diversi dal solito per un corridore nato a Boyacà. E’ il corridore che applica alla lettera la versatilità su ogni terreno.