Viaggio in Pirelli, seconda parte: i segreti di Bollate

10.11.2024
8 min
Salva

BOLLATE – Fra qui e Bicocca, dove ha sede il quartier generale di Pirelli, ci sono circa dieci chilometri di tanta industria e parecchio artigianato. Per dare un’idea, nel mezzo c’è anche Cusano Milanino, storica sede di De Rosa. Lo stabilimento in cui vengono effettivamente assemblati gli pneumatici ciclo d’alta gamma è una costruzione vasta, bassa e silenziosa che sorge a pochi metri dalle case. La facciata principale è a mattoncini rossi come quando fu costruita nel 1960, poi però la struttura è stata ingrandita e ingrandita ancora, immaginando un aumento della produzione.

Ci accoglie Stefano Gadda, CEO di P.I.P. (la società che unisce le due fabbriche italiane di Pirelli: Settimo Torinese e Bollate) e direttore di stabilimento. Un breve briefing in una sala riunioni e poi comincerà il nostro giro nei capannoni in cui nascono gli pneumatici di qualità superiore. Gli altri vengono affidati ad altre aziende, previo utilizzo esclusivo del know-how e delle mescole Pirelli.

«Bollate nasce nel 1960 – spiega Gadda – e realizza fino al 1985 i prodotti diversificati in gomma di Pirelli. Quando Bicocca smette di essere un polo produttivo, questa diventa una fabbrica totalmente automatizzata per auto. Ma non era possibile svolgere qui la produzione di pneumatici per auto di lusso, per cui nel 2018 Bollate entra nel business del ciclismo. Prima con coperture da strada e ora anche gravel e mountain bike».

La sicurezza prima di tutto

Bollate ha una superficie coperta di 30 mila metri quadrati. Il passaggio al ciclismo non è stato immediato ed è passato attraverso una fase di formazione. Il personale era abituato a realizzare gomme per auto di 15 chili e si è ritrovato di colpo a doverne fare di 300 grammi. Cambia l’approccio. Così come trattandosi di una fabbrica nel centro di un paese, un grosso investimento è stato fatto sul fronte della sostenibilità. I prodotti che escono da qui, ci confermano, sono certificati FSC: specifica per il settore forestale e i prodotti derivati dalle foreste come la gomma.

«Oltre alla sostenibilità – prosegue Gadda – il valore cui teniamo di più è la sicurezza. Non abbiamo avuto incidenti negli ultimi quattro anni e badate bene che parliamo comunque di una realtà industriale, fondata sulla fabbrica. Gestire gli infortuni è senz’altro superiore al marketing».

All’interno della fabbrica troveremo una serie di biglietti scritti dai dipendenti che si scambiano fra loro dei consigli sul tema e sono diventati addirittura una grande parete in cui la loro saggezza e gli sforzi dell’azienda documentano la ricerca si sicurezza.

Sette giorni su sette

Anche qui, soprattutto qui non si fanno foto. L’esclusività sta nelle macchine con cui vengono confezionati gli pneumatici: progettate e costruite in esclusiva per Pirelli. Per cui la prima parte del capannone è un colossale androne che conduce allo stabilimento vero e proprio. Una parte è dedicata alle gomme per auto: le spugne insonorizzanti vengono applicate qua. Poi, oltre quella grande porta sul fondo, il segreto prevale sulla curiosità.

Bollate è suddivisa in quattro macro aree: taglio, assemblaggio, vulcanizzazione, controllo. Si lavora sette giorni su sette: uno schermo sopra alla postazione del capo squadra indica ai dipendenti quale sia la postazione loro assegnata. Accanto alla sua postazione, c’è un’area in cui vengono fatti aggiornamenti su varie tematiche, dall’ottimizzazione del lavoro alla sicurezza.

Quando entri, non hai la sensazione di essere in una fabbrica. Scherzando chiediamo se abbiano fatto sparire la fuliggine visto il nostro arrivo, ma pare che qui dentro sia sempre così pulito, luminoso, aerato, inodore. Dopo aver sbirciato fra le novità in arrivo, si parte per la visita. Noi l’abbiamo iniziata dalla fine, ma proveremo a raccontarvela in ordine cronologico perché il processo risulti chiaro.

Prima fase: il taglio

La carcassa è un tessuto molto sottile. E’ avvolta in bobine la cui vita è di cinque giorni al massimo, prima che il materiale perda le sue proprietà. Per il taglio si usano macchine provenienti dal mondo della tessitura: le uniche qui dentro che non siano state realizzate su specifiche di Pirelli.

Per il taglio del battistrada si ricorre invece a una macchina che si chiama Triplex. La mescola viene caricata e una vite senza fine la spinge nel bocchettone, che ha varie forme: un po’ come avviene con la macchina per la pasta all’uovo. Il battistrada così formato scorre sul nastro mentre un aspiratore porta via il fumo: non si percepisce alcun tipo di odore.

Una volta estruso tramite il passaggio nel bocchettone, il battistrada va nella vasca di raffreddamento, la cui acqua viene costantemente messa in ricircolo. Dopo la fase di asciugatura che avviene tramite un soffiatore, viene effettuato un passaggio al metal detector per evitare che nella mescola durate l’estrusione non sia finita una particella metallica. Allo stesso modo una verifica molto importante è che non ci siano stirature che renderebbero il materiale inaffidabile nella fase di assemblaggio.

Seconda fase: la vulcanizzazione

La vulcanizzazione avviene all’interno di cabine sigillate e non prevede intervento umano: il robot che opera la suo interno è brevettato Pirelli. Pare che non tutte le aziende mondiali del settore possano vantare questo primato e immaginare un operaio che prenda con le mani la gomma vulcanizzata a 170 gradi e la sposti fino al passaggio suggestivo rende quel che vediamo molto apprezzabile. Ogni isola di produzione ha 12 stampi, in modo che si possa lavorare a 12 misure di pneumatico.

L’operatore, che gestisce tre robot, riceve il pezzo da vulcanizzare. Scansiona il bar code e se la luce è verde, si può cominciare. Il robot prende il crudo e lo depone nella forma in cui avviene la vulcanizzazione. Il ciclo dura 3 minuti per una gomma da strada, 5 per la mountain bike. Finita la prima fase, il robot preleva il pezzo caldo e lo sposta. La produzione giornaliera oscilla fra 2.000-2.500 pezzi al giorno.

Nonostante le temperature, all’interno della cabina non si vedono fumi e tantomeno dall’esterno si percepiscono odori. Il fumo viene aspirato e ripulito, affinché non produca odori o sostanze nocive.

L’interno della fabbrica è lindo e pinto, più di un ospedale: raro vedere ambienti come questo (foto Pirelli)
L’interno della fabbrica è lindo e pinto, più di un ospedale: raro vedere ambienti come questo (foto Pirelli)

Terza fase: l’assemblaggio

L’assemblaggio avviene grazie a 12 macchine. Sopra ciascuna di esse si trova un display che riporta tutti i dati di lavorazione, inclusi lo scarto e gli obiettivi giornalieri. In questo modo è possibile verificare il lavoro su ogni macchina e probabilmente anche verificare l’efficienza dell’operatore. Ogni prodotto ha il suo bar code e anche la sua ricetta.

Il primo strato da cui si inizia a costruire una gomma per bici si chiama SpeedCORETM, una struttura tubeless-ready sviluppata da Pirelli e derivata dall’esperienza automobilistica. Si tratta di uno strato sottile e impermeabile di miscela di gomma infusa di particelle di aramide. Speed Core copre la parte interna dello pneumatico e grazie all’aramide nella miscela di gomma, consente una migliore resistenza meccanica.

Il filetto si costruisce con diversi giri di filo di kevlar: il numero dei giri dipende dalla specifica impostata sulla macchina per il tipo di pneumatico. Dopo aver costruito il filetto, l’operatore applica a mano i materiali di rinforzo, come ad esempio lo strato antiforatura. Poi viene applicato uno strato abrasivo che va a contatto con il cerchio, infine viene applicata la fascia del battistrada. La striscia che avrà il compito di rotolare sull’asfalto e garantire la tenuta della bicicletta in questa fase sembra un nastrino da regalo. A questo punto si applica il bar code e poi si passa alla stampa, che avviene mediante trasferimento e riporta sul fianco dello pneumatico il brand e il marchio.

Quarta fase: il controllo

Nell’area di controllo, il primo livello prevede la verifica a mano ogni copertone prodotto. Gli addetti guardano l’interno e anche l’esterno: se riscontrano anomalie, passano il prodotto a un secondo controllo più approfondito. Il terzo livello di verifica viene eseguito a campione. Ogni processo interno è sottoposto a sua volta a verifica e ottimizzazione da parte di gruppi di lavoro che si occupano di rendere migliori le fasi produttive.

All’interno di ogni pneumatico viene applicato un bar code, nel cui codice sono riassunti le fasi di processo, il personale che lo ha realizzato e i materiali utilizzati. Non sfugge niente e se il controllo riscontra un problema, la lettura del bar code ferma la gomma difettosa, che viene indirizzata a un banco di verifica successiva. Una gomma Pirelli nasce in questo modo e fra i banchi in lavorazione ne abbiamo viste anche alcune non ancora sul mercato. Purtroppo però non ci sono immagini, per trovarle bisognerà aspettare il lancio ufficiale…

Pirelli P Zero Race 4S, prosegue lo sviluppo con i team pro’

18.03.2022
5 min
Salva

Il nuovo pneumatico Pirelli P Zero Race 4S non rappresenta solo una gomma quattro stagioni all-round. Questa è la prima copertura del segmento ciclo che è prodotta completamente nel nuovo sito produttivo di Bollate, nei pressi di Milano. L’avevamo scovata su alcune biciclette del team Trek-Segafredo e ora abbiamo l’ufficialità di questo nuovo ingresso nella gamma cycling di Pirelli. L’abbiamo provato anche noi in anteprima all’evento BCA di Massa Marittima.

Pirelli e i campioni

Nulla di nuovo se scriviamo che il DNA di Pirelli è marcatamente race oriented. La vicinanza al mondo dello sport di altissimo livello è qualcosa che accomuna tutte le categorie dell’azienda lombarda, pensando alla F1 e al motorsport in genere, ma anche alla bicicletta. Il suffisso P Zero identifica in maniera precisa l’appartenenza al segmento racing.

Il supporto dei pro’ e dei meccanici dei team, fondamentale per lo sviluppo (foto Ashley Gruber)
Il supporto dei pro’ e dei meccanici dei team, fondamentale per lo sviluppo (foto Ashley Gruber)

Il sito produttivo del comprensorio milanese non fa altro che confermare il fil rouge che lega Pirelli ad una produzione tutta italiana per qualsiasi prodotto che rientra nel top di gamma, a partire dalle auto, fino ad arrivare proprio alla bicicletta. Lo pneumatico Pirelli P Zero Race 4S fa parte del segmento top level. E’ stato sviluppato in diversi passaggi e con il contributo dei team professionistici.

Le caratteristiche principali

Sono state necessarie oltre 600 specifiche differenti, prima di arrivare alla configurazione finale del Pirelli P Zero Race 4S. Una cifra enorme e un impegno altrettanto grande, che coinvolge anche il nuovo sito produttivo (dove lavorano circa 200 persone). Il 4S di questa generazione sostituisce completamente il precedente modello e non è una semplice rivisitazione.

Partendo dalla carcassa, questa è costruita grazie al tessuto TechBelt Road da 120 Tpi (fili per pollice quadrato). E’ completamente in nylon e adotta delle sovrapposizioni dedicate. Questa soluzione ha un obiettivo multiplo: essere leggera, garantire longevità e protezione, adattarsi al meglio a varie configurazioni. Questo tessuto è più flessibile dell’aramide.

Il design del battistrada è quello della famiglia Pzero

La mescola è la SmartEvo Compound, che fa rientrare questo pneumatico nel segmento race, come scritto in precedenza. Significa che abbiamo un prodotto con un alto tasso tecnico e dedicato a diverse tipologie di condizioni meteorologiche. Non è una gomma “compromesso” e non sostituisce gli altri presenti in gamma.

Sono presenti degli intagli laterali (diversi rispetto al 4S della vecchia generazione) e hanno un compito ben preciso. Al contrario di quello che pensano in molti, le scanalature non hanno il compito di far scorrere l’acqua all’esterno, ma di far lavorare maggiormente la mescola in modo che questa si scaldi in movimento. Si genera una sorta di deformazione per un’impronta maggiore della gomma e un grip migliore, anche quando le temperature sono molto basse. Proprio in queste zone e ai lati del Pirelli P Zero Race 4S, la mescola raggiunge i 2 millimetri di spessore. Volendo fare un accostamento, il modello P Zero Race tube type, ha uno spessore di 1,5.

La struttura della carcassa con la bandella centrale di protezione
La struttura della carcassa con la bandella centrale di protezione

Tubeless in arrivo

Il lancio viene fatto con il modello copertoncino e in tre sezioni: 26 e 28 millimetri (prossimamente arriverà anche il 30). Per i primi due i pesi dichiarati sono 235 e 265 grammi.

I TLR (tubeless) arriveranno tra la fine dell’estate il termine di questo anno e saranno disponibili in tre larghezze: 28, 30 e 32.

I primi feedback

Abbiamo provato la versione tube type (copertoncino) con sezione da 28, con diverse ruote e su due biciclette differenti. Un test diversificato e voluto, anche in termini di pressioni di esercizio, proprio per sfruttare la gomma con vari set-up. Quello che emerge fin dalle prime pedalate e dai primi metri è che il Pirelli P Zero Race 4S è una gomma che punta alla performance, senza mezzi termini.

Il battistrada poroso e gli intagli “flash” laterali (foto Rupert Fowler BCA)
Il battistrada poroso e gli intagli “flash” laterali (foto Rupert Fowler BCA)

E’ versatile, di più se paragonata ad Pzero Race (a parità di sezione), grazie ad una robustezza maggiore e ad un grip ottimale anche su terreni molto vicini allo sterrato. E a nostro parere non è solo una gomma da inverno.

Nelle pieghe estreme

Concettualmente potremmo categorizzarla una gomma da training, ma votata a far mantenere un feeling parallelo a quello della configurazione gara. Inoltre emerge un grip eccellente in curva, anche nelle fasi più spinte, al pari di una guidabilità, scorrevolezza e sicurezza, accostabile al P Zero Race (quest’ultimo è più scorrevole nelle condizioni di asciutto).

E poi c’è quel perfetto abbinamento tra gomma e ruota, con le larghezze dello pneumatico che rispettano le specifiche del copertoncino stesso in base al canale interno del cerchio. E non è un semplice dettaglio.

In conclusione

Per provare a fondo una copertura del genere ci vorrebbero più ore ed un lasso di tempo più lungo. Pirelli P Zero Race 4S è una gomma che tra le sue corde ha la longevità e la capacità di confrontarsi anche con delle condizioni meteorologiche impegnative, ma non per questo vuole sacrificare la resa tecnica.

Il modello P Zero Race 4S, abbiamo provato la sezione da 28
Il modello P Zero Race 4S, abbiamo provato la sezione da 28

Il nuovo pneumatico di Pirelli, sviluppato e prodotto completamente in Italia (vale la pena sottolinearlo ancora una volta) è il simbolo di un’evoluzione delle coperture e delle dimensioni della categoria. Si punta sempre più in alto, non solo durante le competizioni, ma anche nelle sedute di allenamento e nelle uscite lontano dalle gare. Si pretende la scorrevolezza e si pretende una gomma che non subisca in modo eccessivo le diverse consistenze del terreno. Viene chiesto uno pneumatico che possa affrontare in sicurezza anche una strada bianca, limitando i danni al battistrada.

Il consumatore finale, così come il corridore professionista, vuole uno pneumatico che riesce a sfruttare fino in fondo per gli allenamenti, senza il pensiero di sostituirlo dopo un migliaio di chilometri. Questo di Pirelli è una sintesi quasi perfetta.

pirelli

Pirelli avvia in Italia la produzione dei P Zero Race

17.03.2022
4 min
Salva

Nei giorni scorsi Pirelli ha ufficializzato un’importante novità. Lo stabilimento di Bollate, una sede produttiva storica per il brand, ha avviato la produzione di pneumatici cycling. La struttura si trova a a pochi chilometri a nord di Milano ed è stata inaugurata nel 1962. Da tempo è oggetto di un processo di modernizzazione e riorganizzazione per ospitare la produzione delle linee alto di gamma di Pirelli Cycling. Grazie a questa decisione, quella di Bollate diventa così l’unica fabbrica a realizzare su scala industriale pneumatici bici Made in Italy

La sede produttiva di Bollate risale al 1962 ed è da tempo oggetto di un processo di modernizzazione e riorganizzazione
La sede di Bollate risale al 1962 ed è da tempo oggetto di modernizzazione e riorganizzazione

Il massimo della tecnologia 

Nella sede produttiva di Bollate si lavorerà alla produzione di pneumatici ad alto contenuto tecnologico. Fra questi spiccano tutti i modelli della famiglia P Zero Race, nella versione aggiornata con marchio Made in Italy. I prodotti sono già in vendita da marzo. 

La vicinanza dello stabilimento agli Headquarters Pirelli e al dipartimento R&D sarà un acceleratore dello sviluppo dei prossimi prodotti Cycling. Un ruolo attivo sarà come sempre svolto dai team professionistici con i quali Pirelli collabora. Stiamo parlando di Trek-Segafredo, UAE Team Emirates, AG2R Citroën e di squadre MTB come Wilier Triestina-Pirelli e Canyon CLLCTV-Pirelli. Si tratta di collaborazioni molto proficue i cui risultati sono destinati a ricadere in positivo su tutti gli utenti.

La sede Pirelli di Bollate diventerà l’unica fabbrica a realizzare su scala industriale pneumatici bici “Made in Italy”
La sede Pirelli di Bollate diventerà l’unica fabbrica a realizzare su scala industriale pneumatici bici “Made in Italy”

Dalle auto alle bici 

Negli ultimi anni, Pirelli ha saputo trasferire nel mondo bici l’esperienza acquisita nello sviluppo di pneumatici car Ultra High Performance. La fabbrica di Bollate rappresenta oggi un caso unico in questo settore. L’innovazione è visibile a tutti i livelli a partire dalla robotizzazione dei processi, che garantisce estrema affidabilità qualitativa e precisione geometrica nel prodotto. Un aspetto quest’ultimo ancora più cruciale in un pneumatico di dimensioni e peso ridotti come quello da bici.

Altro fattore da non sottovalutare riguarda i semilavorati per i quali è stato sperimentato un sistema di estrusione unico nel suo genere e che concorre a ottenere precisione assoluta in termini geometrici e di peso. Le mescole invece sono state sviluppate con un sistema di continuous mixing. 

Ogni processo è stato ideato e realizzato coerentemente alle specificità del pneumatico Cycling, con i massimi standard di sicurezza e con elevata automazione. Grazie a macchinari certificati CE e unitamente alle consolidate competenze delle persone, sarà garantito un livello qualitativo tale da rendere i prodotti così ottenuti dei modelli di riferimento

Tra i modelli che saranno prodotti nella sede di Bollate ci saranno quelli della gamma P Zero Race
Tra i modelli che saranno prodotti nella sede di Bollate ci saranno quelli della gamma P Zero Race

Restyling completo 

Come dicevamo all’inizio la sede produttiva di Bollate risale al 1962 ed è da tempo oggetto di un processo di modernizzazione e riorganizzazione. Attualmente sono in fase di rifacimento gli spazi destinati ai dipendenti, per offrire un ambiente confortevole a chi opera nella fabbrica. E’ previsto un completo restyling degli edifici e degli esterni, con linee più contemporanee. Il risultato sarà un complesso industriale moderno, efficiente e ben integrato nel contesto urbano. Si prevede che il rinnovamento completo dell’impianto industriale sarà concluso entro l’inizio del 2023. 

Il progetto per la sede di Bollate sarà un complesso industriale moderno, efficiente e ben integrato nel contesto urbano
La sede di Bollate sarà un complesso industriale moderno, efficiente e ben integrato

Andrea Casaluci, General Manager Operations Pirelli, si è espresso con parole di grandi convinzione ed entusiasmo in merito alla rinnovata sede produttiva di Bollate.

«E’ una grande soddisfazione – ha detto – dare un nuovo volto e una nuova funzione alla fabbrica di Bollate riportando in Italia parte della produzione di pneumatici cycling. E lo è ancora di più nell’anno in cui festeggiamo i 150 anni dell’azienda. Per noi la bicicletta ha un grande valore storico e simbolico, dato che le gomme da bici inaugurarono la produzione di Pirelli. Oggi riportiamo a pochi chilometri dalla nostra sede questa parte dell’attività. Inoltre, il progetto di Bollate ci consente di aggiungere valore al territorio, attraverso interventi che mirano a rendere moderno e sostenibile tanto lo stabilimento, quanto il contesto circostante».