Mader nel dolore di Pellaud. E la storia di una bici

24.06.2023
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Lubiana. Partenza della quarta tappa del Giro di Slovenia. Facce funeree nella zona dello start e non potrebbe essere altrimenti. La scomparsa di Gino Mader è arrivata come un tornado non solo nella carovana, ma nel cuore di tutti. Per qualcuno però, nello specifico Simon Pellaud, ha un significato maggiore, perché con Gino c’era tantissimo in comune, pezzi interi di vita, battute, risate. Quando condividi qualcosa d’importante, è come se te lo strappassero via.

Simon è un professionista, correre è il suo lavoro e anche se chi lo conosce (nel team in primis, affranto e vedremo il perché) capirebbe se non se la sentisse di partire, è lì, in sella alla sua bici. Le labbra strette in una smorfia. Il pensiero che vaga lontano, la voglia di lasciare un segno, fare qualcosa per ricordare l’amico scomparso lontano, troppo lontano per assisterlo.

La Tudor ha sofferto per la scomparsa di Mader come se fosse stato un proprio corridore
La Tudor ha sofferto per la scomparsa di Mader come se fosse stato un proprio corridore

Un gesto simbolico

La tappa parte e Pellaud si avvicina a Zana, leader della classifica: «Filippo, voglio andare in fuga per qualche chilometro, devo fare una cosa per Gino…». Il veneto dà naturalmente il suo benestare, Pellaud parte e nessuno lo segue. Le immagini della Tv riprendono la sua azione. Pellaud è uno che alle fughe è abituato, al Giro d’Italia dello scorso anno attaccava un giorno sì e l’altro pure, ma questa non è come le altre.

E’ in quei pochi ma importanti chilometri che Simon lascia defluire tutte le emozioni. Indica la fascetta di lutto al braccio, fa con le mani il gesto del cuore e indica il cielo pronunciando poche parole che nessuno sente. Almeno nessuno qui… Poi si lascia riassorbire dal gruppo, in tanti lo abbracciano cogliendo il suo dolore.

Pellaud è andato in fuga e indica il segno del lutto al braccio. Sul viso il dolore per la perdita dell’amico
Pellaud è andato in fuga e indica il segno del lutto al braccio. Sul viso il dolore per la perdita dell’amico

Le gambe c’erano, la testa no…

«Non c’era niente che avesse a che fare con lo sport – racconta il corridore elvetico della Tudor – non ho pensato neanche a come stavo, perché le gambe c’erano, ma la testa assolutamente no e non so neanche come ho fatto a finire quella tappa. Ho sentito l’ispirazione per salutare Gino a modo mio, era qualcosa fra me e lui.

«In quei minuti di fuga non potrei neanche dire se stavo pensando qualcosa di particolare, diciamo che mi sono passati davanti agli occhi tanti momenti condivisi insieme. Forse solo in quel momento mi sono un po’ riavuto, quando il giorno prima i diesse ci hanno chiamato per darci la notizia è stato un terribile schiaffo in faccia, che non dimenticherò mai».

Nel fotogramma della telecronaca di Eurosport lo svizzero fa il segno del cuore dedicato a Mader
Nel fotogramma della telecronaca di Eurosport lo svizzero fa il segno del cuore dedicato a Mader

L’amicizia nata in trasferta

Le storie ciclistiche di Simon e Gino si erano intersecate nel 2018, al team Iam Excelsior, squadra continental svizzera. Mader vi sostò poco, passando l’anno successivo all’NTT Dimension Data, ma bastò quella stagione per legarli in una profonda amicizia. «Abbiamo corso molto insieme, il che significa condividere camere d’albergo, le emozioni e le paure prima della gara, le gioie o le delusioni del dopo e in mezzo tante chiacchiere e soprattutto la storia di una bici…».

Nel raccontare quest’episodio si percepisce fortemente l’emozione legata al ricordo dell’amico che non c’è più: «Un giorno Gino mi confida che ha deciso di comprare l’ultimo modello di Specialissima della Bianchi: “Ho chiesto al team di aiutarmi, la spesa è ingente, ma è un investimento per il mondiale di Innsbruck, è una bici migliore, ma mi dà le prestazioni che voglio”. Il team acconsente e Gino la compra, ci si allena, va in Austria e al mondiale finisce ai piedi del podio.

«L’anno successivo, quando torno in Europa dalla mia Colombia (Pellaud è sempre rimasto molto legato alle sue radici familiari colombiane e affronta parte della sua preparazione invernale oltre Atlantico, ndr) Gino ha già firmato per il team WorldTour. Mi chiama e mi dice se voglio quella bici: “Gino, costa troppo, non posso permettermela”. “Voglio che ce l’abbia tu, come segno della nostra amicizia” e me la dà a un prezzo stracciato, assurdo per la qualità di quella bici. Con quella l’anno successivo ho vinto la classifica degli scalatori al Romandia, ho trionfato alla Fleche Ardennaise, sono finito secondo ai campionati nazionali».

L’abbraccio fra i due amici dopo il mondiale di Innsbruck, con Mader sulla sua Bianchi
L’abbraccio fra i due amici dopo il mondiale di Innsbruck, con Mader sulla sua Bianchi

Un legame indissolubile

«Ma non è il valore dei risultati, è il significato di quella bici, di quel gesto che mi è caro, è il segno della sua generosità, di chi era davvero Gino. Quella bici ce l’ho ancora e niente me ne potrà separare».

Nel ripensare a chi era Gino, non è facile trovare le giuste parole per descriverlo: «Viveva un po’ nella sua dimensione, sembrava quasi assente, ma era il suo modo per affrontare il mestiere. Era sempre concentratissimo su quel che faceva e soprattutto viveva la sua attività in maniera sempre tranquilla, tirando fuori il sorriso anche nei momenti difficili. Era il tipico svizzero tedesco, ferreo e determinato in quel che faceva, convinto delle sue idee».

Pellaud si è poi lasciato riassorbire. Ha chiuso lo Slovenia al 43° posto
Pellaud si è poi lasciato riassorbire. Ha chiuso lo Slovenia al 43° posto

Il viaggio in Cina

«Porto con me i ricordi della bellissima trasferta vissuta insieme al Tour of Hainan in Cina, sempre nel 2018, quando perse la vittoria finale per appena 2 secondi contro Masnada. Era comunque felice perché entrambi avevamo vinto una tappa, avevamo condiviso qualcosa di raro come sempre è una trasferta cinese, sono ricordi che resteranno sempre».

L’indomani della terribile notizia, era evidente come in casa Tudor la si vivesse con un trasporto enorme e la risposta la dà lo stesso Simon: «C’era la possibilità che a fine stagione arrivasse qui, sarebbe voluto venire per fare il leader, per puntare a quei grandi traguardi per i quali era ormai maturo. Avevamo ancora tanta strada da fare insieme, tornando a vestire la stessa maglia, ma il destino ha voluto altrimenti e non ho potuto neanche condividere la sua ultima corsa…».

Nuova Bianchi Oltre, Barguil la promuove a pieni voti

26.11.2022
5 min
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Warren Barguil è entusiasta della nuova Oltre RC di Bianchi, per lui un punto riferimento in fatto di rigidità, design e velocità. Lo abbiamo incontrato nella sede Bianchi di Treviglio e da lui ci siamo fatti raccontare le prime impressioni.

Il corridore francese ci ha sorpreso positivamente per la sua preparazione tecnica e la capacità di argomentare nel dettaglio le performances della bicicletta. Inoltre traspare la voglia di utilizzare un mezzo tanto moderno, quanto legato ad un marchio che fa parte della storia della bicicletta.

La descrizione di Barguil, analitica e ricca di dettagli
La descrizione di Barguil, analitica e ricca di dettagli
Quale è stata la prima impressione che hai avuto salendo sulla nuova Oltre?

La prima cosa che si percepisce è la rigidità complessiva, espressa in modo differente dalle sezioni della bicicletta. Ad esempio l’avantreno è molto rigido e comunque dotato di una precisione elevata, fattore che diventa fondamentale per i corridori e che può fare la differenza nelle fasi di gara più concitate. E poi la fluidità, combinata a quella capacità del mezzo meccanico di essere sempre veloce.

Il piantone con il logo del team
Il piantone con il logo del team
Stesso allestimento usato in precedenza e framekit diverso, puoi fare un confronto vero e proprio?

Si è vero, sono il primo atleta ad aver utilizzato il nuovo materiale fornito da Bianchi e l’allestimento sarà il medesimo che abbiamo utilizzato sulle Canyon. Ho usato l’Aeroad, davvero una buona bicicletta, molto versatile pur essendo una aero-bike. La sua versatilità è stata dimostrata più volte anche nel corso delle tappe di montagna con tanto dislivello positivo. Posso dire che la Oltre, si parla comunque dei primi feedback e non di un utilizzo a lungo termine, è davvero molto, molto veloce.

Da dove può arrivare tutta questa velocità?

Da una combinazione perfetta di diversi aspetti, dove spicca una geometria vantaggiosa e in grado di fornire un aiuto concreto nella posizione aerodinamica del corridore. Personalmente ho mantenuto la stessa posizione in sella che avevo in precedenza, ma nel caso della Bianchi abbiamo un tubo orizzontale più lungo e un manubrio che aiuta a sfruttare bene l’equazione tra la fase di spinta e una posizione comoda in sella.

Barguil vincitore di tappa alla Tirreno-Adriatico dello scorso anno
Barguil vincitore di tappa alla Tirreno-Adriatico dello scorso anno
Quindi un manubrio che fa la differenza?

Assolutamente è così, perché il suo design è particolare e si traduce in massima efficienza. E’ rigido e capace di offrire un ampio appoggio nella parte superiore. La sua aerodinamica è evidente e nonostante questo non crea fastidio alle mani, non obbliga a variazioni della presa alta, ad esempio in salita. Quando si fa velocità e si tira impugnando i manettini, il polso ha tanto spazio per appoggiarsi e distribuire bene il peso. Questo manubrio mi ha impressionato. Sarei curioso di usarla anche con i deflettori, ma per noi l’UCI non ha dato il via libera e la userò senza.

Questa è la livrea che sarà usata dai corridori Arkea-Samsic
Questa è la livrea che sarà usata dai corridori Arkea-Samsic
La rigidità è un fattore che apprezzi?

Mi piace sentire la bicicletta e la strada che corre sotto le ruote. Ritengo la rigidità e un buon bilanciamento del mezzo due fattori che portano dei vantaggi di primo piano.

Se appassionato di tecnica della bici?

E’ un aspetto che fa parte del mio lavoro, approfondire e capire cosa sto utilizzando. Non penso che il mestiere del ciclista sia finalizzato al solo pedalare e all’utilizzo del mezzo meccanico. Poi nei momenti clou della stagione è fondamentale concentrarsi su cosa può offrire dei vantaggi reali, ma è molto interessante sapere quanta tecnologia e ricerca si nasconde oggi dietro una bicicletta.

Come sarà configurata la tua Bianchi Oltre?

Un telaio taglia M, Shimano Dura Ace a 12 velocità, selle Italia SLR Boost e lo ruote Dura Ace da 50 o 60 millimetri, dipende dai percorsi. Ho imparato ad apprezzare e sfruttare i tubeless, ma qualche volta utilizzerò ancora i tubolari, magari per le corse più dure nelle quali userò anche la Specialissima.

Traspare una certa emozione quando spieghi la bici…

A me la bicicletta piace. E’ qualcosa che porto con me e va oltre l’aspetto legato al professionismo. E’ innegabile che essere appassionato di bicicletta e salire su una Bianchi, è come un pilota di F1 che guida una Ferrari. E’ molto importante e arricchisce la carriera di atleta.

Selle Italia sponsor del team, SLR Boost la sella di Barguil
Selle Italia sponsor del team, SLR Boost la sella di Barguil
Anche la Specialissima?

Sì, in dotazione avrò entrambe le biciclette, ma credo utilizzerò la Specialissima per le tappe più impegnative e alcune frazioni dei grandi Giri. Sempre con le ruote da 50.

Questioni di comfort o di valore alla bilancia?

Entrambi, tenendo sempre presente che io mi trovo a mio agio con le ruote da 50, anche nelle tappe di alta montagna. In questo ragionamento una dose di comfort aggiuntiva non guasta, diciamo all’interno di un Grand Tour, ma è pur vero che a parità di configurazione la Specialissima mi permette di togliere qualche grammo. Comunque vedremo il da farsi, anche dopo aver immagazzinato i giusti chilometri con la nuova Oltre, ad aver preso il 100 per cento della confidenza.

Bianchi Specialissima, il nostro test

05.10.2022
6 min
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Il test della Bianchi Specialissima CV disc

Non è una novità in senso assoluto, ma la Bianchi Specialissima CV disc doveva rientrare nel portfolio dei nostri test e così è stato. E’ una bicicletta comoda e unica per come esprime la performance.

Nella configurazione test ha un valore alla bilancia molto contenuto, 6,88 chilogrammi rilevati, peso che può essere ridotto ulteriormente con un upgrade delle ruote. Di seguito i nostri feedback.

Bianchi Specialissima CV disc
Bianchi Specialissima CV disc

C’è il Countervail

Cosa significa? Il Countervail è una sorta di membrana viscoelastica integrata nel carbonio, ma non sostituisce la fibra composita. Aumenta il potere dissipante spalmando le vibrazioni e attutendo gli effetti negativi di queste ultime.

Il risultato è tradotto in un aumento del comfort, della stabilità del mezzo e in un potere elastico a favore della performances tecnica.

Il nodo sella, il tricolore e il marchio di fabbrica: Specialissima CV
Il nodo sella, il tricolore e il marchio di fabbrica: Specialissima CV

L’allestimento

La Bianchi Specialissima del test è una taglia 55. Ha la trasmissione Shimano Dura Ace 12v e le ruote Vision 40SC con predisposizione tubeless. Gli pneumatici sono i Pirelli PZero da 26 in versione copertoncino. La sella è una Fizik Antares R3 standard, ovvero non è una sella corta. Interessante la scelta del gruppo guida e del seat-post, tutto marchiato Reparto Corse Bianchi e prodotti da FSA per la casa di Treviglio, belli, leggeri e con una buona ergonomia. Ovviamente sono full carbon. Il reggisella ha un diametro di 27,2 millimetri. Lo stem e la serie sterzo sono di natura ACR e permettono il passaggio integrale/interno delle guaine, senza limiti sul raggio di sterzata (sempre un’ottima soluzione). Il prezzo di listino è di 11.749 euro.

Impatto estetico e dettagli

A tratti è una bicicletta con un design minimale, ma dipende da quale angolazione la si guarda. E’ sinuosa ed è moderna nelle forme, con il classico celeste che è sempre un bel vedere.

La ricerca delle soluzioni che danno qualcosa in più si nota a partire dal profilato dello sterzo, con una vistosa nervatura centrale, quasi uno spigolo. E’ un particolare che richiama un concetto aerodinamico ripreso dalla piattaforma Oltre e dalla bici da crono Aquila CV. La stessa nervatura caratterizza la sezione inferiore della tubazione obliqua, fino alla scatola del movimento centrale.

La forcella ha gli steli voluminosi ai lati e con una sezione ridotta frontalmente. Hanno un’asimmetria appena accennata nella parte bassa, legata principalmente al supporto della pinza del freno e alle sedi del perno passante.

Il piantone si ferma nel punto di innesto con l’orizzontale, ne guadagnano il comfort e l’elasticità del reggisella. Questo fattore ha dei risvolti apprezzabili quando la strada è sconnessa e anche nel lungo periodo.

Il nodo sella ha un rinforzo importante con un duplice obiettivo. Il primo è contenere il blocco di chiusura del seat-post, con una brugola esterna e semplice da raggiungere. Il secondo è quello di irrobustire una zona dove convergono tante forze, messa costantemente sotto stress.

E poi le tubazioni del carro. Quelle oblique hanno una sezione arrotondata sopra, schiacciata al centro e più squadrata verso il basso, dove c’è anche una sorta di drop-in che aiuta ad accorciare la lunghezza del retrotreno. Gli stays bassi sono piuttosto voluminosi e lunghi 41 centimetri (per le due misure più grandi, 59 e 61, la lunghezza è rispettivamente di 41,2 e 41,3).

Una geometria comoda

La taglia in test prevede una tubazione dello sterzo da 14 centimetri, 55 per l’orizzontale e 50 per il piantone, quindi uno slooping non marcato. Il reach è di 38,9 e lo stack è di 54 centimetri, valori che confermano la volontà di proporre una bicicletta non estremizzata, che però lascia ampio margine di personalizzazione.

Significa che si può limitare l’impiego degli spacers tra stem e battuta dello sterzo. Significa che si sfrutta a pieno anche un reggisella zero off-set, componente quest’ultimo che potrebbe giovare (non poco) agli scalatori e agli amanti delle posizioni avanzate.

Specialissima, una bici per le lunghe distanze (foto Matteo Malaspina)
Specialissima, una bici per le lunghe distanze (foto Matteo Malaspina)

In conclusione

Se pur la colorazione celeste sia un chiaro richiamo alla storia dell’azienda, la Bianchi Specialissima CV Disc non è una signora, ma una ragazzina con un carattere brioso, ma non maleducato.

Il comfort che esprime va di pari passo alla capacità di interfacciarsi bene con delle ruote ad alto profilo (non altissimo) e comunque leggere, piuttosto che delle ruote basse. La Bianchi Specialissima è una bici leggera e gratificante nel corso delle lunghe scalate, mai nervosa. Il fatto di avere un wheelset che permette di sfruttare a pieno le potenzialità della bicicletta, è un fattore non secondario, da tenere ben presente.