La prof Rossato che insegna sul gpm di Foza…

13.12.2022
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Scuola media di Foza, comune di settecento anime sull’Altopiano di Asiago. La prima campanella suona un quarto alle otto, l’ultima dieci minuti alle due del pomeriggio. Da lunedì a venerdì Beatrice Rossato, professoressa di matematica e scienze, si fa trenta chilometri a tratta per andare al lavoro. Gli ultimi quattordici sono su una strada stretta della Grande Guerra che si arrampica fino agli oltre i mille metri di altitudine del paesino della Val Brenta.

La 26enne vicentina di Rosà è diventata insegnante di ruolo tre mesi fa ma resta una atleta della Isolmant-Premac-Vittoria. Le sue lezioni prendono spunto, perché no, anche dal ciclismo. Foza infatti ha un rapporto stretto con il nostro sport nel recente passato.

Giro 2017. Il cartello con le caratteristiche della salita di Foza (foto facebook)
Giro 2017. Il cartello con le caratteristiche della salita di Foza (foto facebook)

Nel 2017 fu l’ultimo “gpm” della ventesima tappa con arrivo ad Asiago. In cima transitò per primo Pozzovivo mentre al traguardo esultò Pinot, che insieme a Nibali detiene il record di scalata su Strava. Nel 2018 identico finale per l’ottava frazione del Giro U23 con la cavalcata trionfale del colombiano Munoz. Su facebook esiste addirittura una pagina dedicata al tratto Valstagna-Foza. Quello che Rossato ormai conosce alla perfezione e durante il quale pensa a come far conciliare il tutto per il 2023.

Beatrice, l’ultima volta che ti abbiamo sentita eravamo a metà agosto. Cos’è cambiato da allora?

Tutto, per l’ennesima volta nell’arco di due mesi (risponde divertita, ndr). Mi avevate lasciata a lavorare in un laboratorio chimico-medico di una multinazionale. Dovevo ancora disputare il Giro di Toscana. Poi a fine agosto, proprio mentre stavo andando alla corsa con la Isolmant, mi è arrivata un’email da parte del Ministero dell’Istruzione. Inizialmente pensavo ad una spam come ne arrivano tante da finti indirizzi. Invece quando l’ho aperta ho capito subito che era tutto vero. Mi veniva chiesto di prendere servizio dall’1 settembre. E’ stato uno shock. Per fortuna che Giovanni (Fidanza, il suo team manager, ndr) mi ha subito consigliato per il meglio.

Come hai fatto con l’altro posto di lavoro?

A malincuore ho dovuto dare le dimissioni perché mi trovavo bene. La mia titolare è rimasta bloccata sulla sedia, ma ha compreso la situazione e mi ha augurato il meglio. D’altronde ho studiato per questo. A fine 2020 avevo fatto il concorso per essere insegnante di ruolo. Attendevo le graduatorie, l’assegnazione delle sedi che avevo scelto e si sa che talvolta arrivano tardi. E’ una soddisfazione ora per me aver raggiunto questo traguardo.

Nel ciclismo femminile si sta lottando per raggiungere il professionismo come nei maschi, intanto tu sei diventata… “prof”. Come si svolge la tua settimana?

Alle 6,30 sono già in viaggio. Non mi pesano i 60 chilometri al giorno e nemmeno fare tutta quella salita. Mi piace guidare. Al momento comunque non è facile organizzare tutto. C’è ancora lo stereotipo dell’insegnante che fuori dagli orari scolastici non faccia nulla. Non è così. Ci sono le lezioni da preparare. Le riunioni da fare. La burocrazia. Al martedì e al giovedì ho due rientri pomeridiani fino alle 17. E poi ci sono i ragazzi da seguire. Ne ho circa una ventina spalmati sulle tre classi delle medie. Quelli di terza devono scegliere quali superiori fare e mi sembrava il minimo poterli consigliare, accompagnandoli a questi incontri. Al sabato invece non ho lezioni.

Lo sfrutti quindi per allenarti? Hai già pensato a come ottimizzare il tempo per gli allenamenti?

Esatto, al momento pedalo solo nel weekend mentre negli altri giorni cerco di ritagliarmi dello spazio per la palestra. Adesso vivo alla giornata, anche perché devo finire di integrarmi. Magari quando cambierà l’orario potrei andare a scuola con la bici in auto e partire da Foza per allenarmi. Ci sono diversi anelli da fare scendendo e risalendo lassù. Qualche mio alunno mi ha chiesto se andrò ad insegnare in bici ma mi sembra troppo (ride, ndr). Comunque la salita di Foza la conoscevo già. In estate l’ho sempre fatta diverse volte. E’ bella tosta.

Che rapporto hai con i tuoi ragazzi? C’è qualcuno che corre in bici?

Molto buono. Sono tutti bravi, entro in classe volentieri ad insegnare. Nessuno di loro fa ciclismo, ma si sono molto interessati quando hanno saputo che sport pratico. Mi fanno sempre tante domande. La curiosità di sapere e conoscere è uno dei fattori più importanti che gli studenti devono avere per crescere e aprire la mente. Se non ce l’avessero avuta, gliela avrei insegnata. Le loro domande sul ciclismo sono sempre uno spunto per me. Quando è morto purtroppo Rebellin, abbiamo fatto lezioni di educazione civica. Ai giovani vanno spiegate come si possono evitare queste tragedie e come ci si deve comportare in strada. Se educhiamo loro, possiamo arrivare anche ai loro genitori e alle generazioni più vecchie.

Giovanni Fidanza ci ha detto che Beatrice Rossato è un esempio per le sue atlete. Cosa ne pensi?

Lui per me è come un secondo padre. Mi lusingano le sue parole. Per il 2023 mi ha proposto di continuare nonostante il mio lavoro a scuola. E’ come se fossi tornata allieva o junior (ride, ndr). Da luglio in poi sarò più presente però cercherò di esserlo anche prima. Quello che ho imparato da lui e in generale, lo posso trasmettere alle mie compagne, specie alle più giovani. Vorrei stimolarle a non mollare o sottovalutare gli studi. Bisogna fare i sacrifici, perché tanto nella vita, anche se non corri in bici, devi farli lo stesso. Tanto vale iniziare a capirlo subito. Il ciclismo femminile sta cambiando, sta migliorando tanto. Sarebbe bello che le atlete prendessero lo status da professioniste ma non si può correre per sempre. Ci vuole un piano alternativo. Lo studio è uno di questi.

Il podio della gara open vinta da Rossato a Vittorio Veneto. Quagliotto seconda, Ciabocco terza (foto Ossola)
Il podio della gara open vinta da Rossato a Vittorio Veneto. Quagliotto seconda, Ciabocco terza (foto Ossola)
Come potrebbe essere la tua prossima stagione?

Come dicevo, devo capire come organizzarmi. Voglio fare tutto col massimo della professionalità. Mi piace correre in bici perché posso esprimere la mia grinta. Mi piacerebbe ancora vincere qualche corsa come gli ultimi due anni, soprattutto per far felice la squadra e tutti gli sponsor. A dire il vero mi basterebbe solo andare alle gare per stare con le mie compagne. Devo però prima trovare il tempo di allenarmi. Perché, come insegno sempre ai miei alunni, gli allenamenti sono come i compiti. Se non li fai, non puoi migliorare.

Storia di Beatrice Rossato, ciclista nonostante tutto

17.08.2022
6 min
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Alcune vittorie hanno un sapore particolare, piccole gare che possono valere, agli occhi di chi trionfa, quanto una Milano-Sanremo. Per Beatrice Rossato è stato un po’ così: quando ha tagliato per prima il traguardo del Circuito Rosa dell’Assunta, nei suoi occhi sono passati per un attimo tutti i sacrifici che ha fatto fino ad ora non solo per essere lì, in quel momento, ma per essere una ciclista, a 25 anni. Perché Beatrice non è abituata alle cose semplici: a differenza di tanti, fare sport non le ha mai procurato autostrade preferenziali, né nello studio né sul lavoro.

La vittoria, avvenuta solo poche ore prima, è ormai già messa da parte. Il giorno dopo come sempre dal lunedì al venerdì, la Rossato si è presentata al lavoro, come tecnica di laboratorio chimico a Treviso, per le sue otto ore giornaliere.

«Ma – dice Beatrice – nel periodo del Covid erano anche di più, spesso mi sono ritrovata a tornare a casa a sera inoltrata, dopo una serie infinita di analisi dei tamponi. Almeno però allora lavoravo vicino casa, ora devo spostarmi ogni giorno da Rosà (nel vicentino, ndr) a Treviso, dove lavoro per un’azienda multinazionale».

Rossato Assunta
Vittoria in solitaria al 1° Circuito Rosa dell’Assunta, con 10″ sulla Quagliotto (foto Flaviano Ossola)
Rossato Assunta
Vittoria in solitaria al 1° Circuito Rosa dell’Assunta (foto Flaviano Ossola)
Partiamo dal principio: chi è Beatrice Rossato?

Una ragazza veneta di 25 anni solare, tenace e determinata. Grazie a queste caratteristiche ho messo da parte il mio percorso di studi chiuso con una laurea magistrale con lode e mi sono tuffata nel mondo del lavoro. Ma senza mai mettere da parte il ciclismo che è l’altra parte della mia vita.

Come è nata questa passione?

Ho sempre avuto la passione per lo sport: ho fatto nuoto, sci e giocavo a pallavolo, ma un giorno visto che dietro casa c’era sempre un gruppo di ragazzini che si allenavano ho detto che volevo provare. Visto che me la cavavo abbastanza bene, mi hanno fatto fare le mie prime gare da G5 e da lì non ho più smesso. Ma per un po’ ho abbinato il ciclismo alla pallavolo, perché mi piaceva molto il gruppo nel quale giocavo e non volevo mollarlo.

Rossato ragazze
Isolmant Premac Vittoria in festa per il successo della Rossato a Vittorio Veneto
Rossato ragazze
Isolmant Premac Vittoria in festa per il successo della Rossato a Vittorio Veneto
A casa tua sono appassionati di ciclismo?

Mio padre e mio nonno fanno giri in bici ma non sono agonisti. A dir la verità in casa non erano così contenti inizialmente, remavano un po’ contro pensando a tutti i pericoli della strada. Poi però sono diventati i miei primi sostenitori.

Ricordi ancora la tua prima bici?

E come potrei dimenticarla… Anzi dovrei usare il plurale perché innanzitutto c’è stata la prima bici da bambina, con le rotelle e io non volevo assolutamente toglierle, tanto che un giorno un vicino disse che era ora di levarle, io avevo paura ma dopo poco mi sono abituata. Ricordo che volevo assolutamente che ci fosse il cestello davanti per portare la merenda, era imprescindibile… Poi la mia prima bici da corsa, regalata dalla società la Cycle Team Cassola 2000. Era una Cavalera gialla e rossa con un nastro blu. Poco tempo fa l’ho riavuta indietro, la tengo come un carissimo ricordo.

Rossato laurea
Per la Rossato laurea con lode in biotecnologia e subito un lavoro come tecnico di laboratorio medico a tempo pieno
Rossato laurea
Per la Rossato laurea con lode in biotecnologia e subito un lavoro come tecnico di laboratorio medico a tempo pieno
Quanto c’è del tuo carattere nella Beatrice ciclista?

Tantissimo, penso che il mio modo di correre rispecchi me stessa. Sono una passista-scalatore, mi piace quando la gara diventa dura e mette alla luce tutta la sofferenza che serve per primeggiare. Io do sempre tutta me stessa, in bici come nella vita.

Spesso si parla di sacrifici a proposito di chi corre, per te è una parola che ha un significato particolare?

Diciamo che ha un valore. Non ho mai avuto agevolazioni: chiesi ad esempio di anticipare l’esame di maturità per i miei impegni sportivi ma mi fu negato, anche all’Università non mi hanno certo messo il tappeto rosso perché gareggiavo, avevo l’obbligo di frequenza. Al lavoro neanche a parlarne, full time da due anni, ma è giusto così: è quello per cui mi sono data tanto da fare.

Rossato salita
La vicentina si allena vicino casa, sulle colline di Breganze. Da qui le sue qualità in salita
Rossato salita
La vicentina si allena vicino casa, sulle colline di Breganze. Da qui le sue qualità in salita
Come fai ad allenarti?

Se riesco ad avere giornate di lavoro normali, appena finito mi dedico all’allenamento e riesco a fare anche due ore abbondanti. Diciamo che mi alleno quasi tutti i giorni, saltando solo uno o due giorni in base a quel che devo fare nella tabella e anche alle giornate di lavoro. Mi alleno nella mia zona, che per fortuna offre tutto quel che serve, con salite come il San Luca che è la mia preferita, oppure la Rosina e le colline di Breganze. Mi alleno però con la luce, quando fa buio non mi fido: è vero che sono strade poco battute, ma con gli automobilisti non c’è mai da fidarsi e poi, quando passano le 17 c’è sempre traffico e anche uscire dal paese è sempre rischioso.

Come ti trovi alla Isolmant Premac Vittoria?

E’ un gruppo fantastico, con Giovanni (Fidanza, ndr) ho un rapporto fantastico. Per me è un consigliere prima ancora che il diesse. Vi racconto un episodio: qualche mese fa mi era arrivata questa grande proposta lavorativa dall’azienda per la quale ora lavoro, al contempo Giovanni mi aveva anticipato che voleva che partecipassi al Giro d’Italia. Non sapevo che cosa fare: parlando con lui e con la famiglia ho preso il coraggio a due mani e ho dato le dimissioni da dove lavoravo prima. Ho sfruttato le ferie residue per correre il Giro, chiuso alla domenica e al lunedì mattina ero già al mio nuovo posto di lavoro.

Rossato Comeana 2021
Il successo dello scorso anno a Comeana, fondamentale per sbloccarla mentalmente
Rossato Comeana 2021
Il successo dello scorso anno a Comeana, fondamentale per sbloccarla mentalmente
Nel ciclismo attuale storie come la tua non sono più così frequenti. Che cosa accadrebbe se ti arrivasse una proposta lavorativa da qualche grossa squadra?

E’ chiaro che approdare in un team WorldTour è il sogno di tutte. Io cerco semplicemente di non pensarci, sono già grata a Giovanni e alla presidente del team Nadia Baldi, che mi sono stati vicini soprattutto lo scorso anno quando sono finalmente riuscita a sbloccarmi con la mia prima vittoria. Sono stati mesi duri, volevo smettere nel 2020 dopo i difficili periodi del lockdown, ma piano piano mi hanno convinto a insistere.

Ora i risultati si vedono: come intendi continuare?

Se me lo aveste chiesto la scorsa settimana avrei detto che a fine stagione avrei mollato. Ora mi voglio godere queste settimane e questi mesi e poi penserò al futuro. Intanto ci sono molte gare del calendario open italiano da affrontare. Fidanza mi ha anche proposto di far parte del team al Giro di Toscana, ma sono più tappe e dovrei prendere delle ferie, non è semplice. Ma è un po’ il mantra della mia vita…