Troppi virus: con l’idoneità (e il cuore) non si scherza

25.10.2024
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TORINO – Miocarditi, pericarditi e le tante insidie nell’ottenere l’idoneità sportiva. La ricerca medica fa passi da gigante senza dubbio, ma negli ultimi anni sono stati tanti, anche troppi i casi di anomalie cardiache o malori. Alcune hanno stroncato carriere illustri, come quella di Sonny Colbrelli nella primavera del 2022. Altre hanno persino portato via campioni in erba come più recentemente il ventunenne Simone Roganti o nell’ottobre dello scorso anno l’olandese Mark Groeneveld. Senza dimenticare l’ex iridato della mountain bike Dario Acquaroli, che ci ha lasciati ad appena 43 anni durante un’escursione in mountain bike. Sono soltanto alcuni dei tanti casi che vi abbiamo raccontato su queste pagine nell’ultimo periodo.

Tra un’intervista e l’altra ai portacolori della Jayco-AlUla durante le loro canoniche visite all’Istituto delle Riabilitazioni Riba di Torino, abbiamo colto l’occasione per approfondire questo tema che purtroppo resta di attualità. A darci il polso della situazione, al termine delle visite dei corridori del team australiano in vista del 2025, ci ha pensato il dottor Ali Al Mohani.

«E’ il primo anno che seguo la Jayco-AlUla – comincia a raccontare – ma faccio da anni il cardiologo e visito gli atleti dal punto di vista sportivo e cardiologico perché ottengano l’idoneità. La mia percezione è che ci stia stato un aumento di episodi anomali dopo la pandemia, sia tra gli atleti professionisti sia tra la popolazione comune in generale. E’ difficile capirne l’origine, che potrebbe essere anche dovuta proprio al Covid, perché l’infezione virale aumenta il rischio di pericarditi e miocarditi».

Il dottor Ali Al Mohani è cardiolgo del centro Irriba di Torino. Dopo il Lombardia ha svolto le idoneità per i pro’ della Jayco-AlUla
Il dottor Ali Al Mohani è cardiolgo del centro Irriba di Torino. Dopo il Lombardia ha svolto le idoneità per i pro’ della Jayco-AlUla

Il rischio cardiologico

Chiunque faccia attività sportiva agonistica, anche soltanto per partecipare a una granfondo la domenica, necessita di ricevere l’idoneità. Già dopo la prima ondata del Covid, quando si è cominciato a tornare alla normalità, tutti ricordano che alcuni esami erano ancor più approfonditi, soprattutto se si aveva contratto il virus in maniera sintomatica.

«La visita agonistica-sportiva di idoneità e quella cardiologica sull’atleta – spiega il dottor Al Mohani – devono sempre essere svolte con estrema accuratezza. Qualunque dettaglio che esca dallo schema abituale deve attirare la nostra attenzione. Un rischio cardiologico in un atleta può essere la morte improvvisa o un evento aritmico maligno. L’accortezza da guardia alta è su tutti gli atleti in generale. Il ciclismo è uno sport molto comune in età adulta tra i 40 e i 50 anni. Se per i giovani di solito le visite sono più lineari, aumentando l’età, si fa più complessa anche la visita. Oltre al rischio di infezioni virali, aritmie e cardiomiopatie, entra in scena infatti anche il rischio di cardiopatia ischemica che in tutti i pazienti si manifesta col passare degli anni».

Dopo aver contratto il Covid nel 2021, Sagan fu fermato dai medici della Bora-Hansgrohe per scongiurare ulteriori rischi
Dopo aver contratto il Covid nel 2021, Sagan fu fermato dai medici della Bora-Hansgrohe per scongiurare ulteriori rischi

L’aumento delle anomalie

Quali possono essere i segnali di allerta per i dottori? «Siamo molto attenti sui sintomi di allarme. Ad esempio, in caso di dolore al torace, il nostro compito è quello di interrogare il paziente e capire la tipologia di questo fastidio. Spesso gli sportivi possono confondere dolori muscoli-scheletrici con un dolore cardiaco. Poi ci sono le palpitazioni, ovvero i battiti irregolari. In questo caso, è fondamentale chiedere al paziente se ha avuto dei giramenti di testa o la percezione di perdita di conoscenza: questi sono tutti segnali che possono accendere la prima spia. Poi, c’è la prova sotto sforzo, che ci permette di analizzare che non ci siano altri segnali strumentali. Mettendo insieme tutto, capiamo chi è idoneo a mettere sotto sforzo il suo cuore e chi è da indagare».

L’aumento di anomalie nello sport è un dato di fatto. «Sentiamo sempre di casi particolari sia nel ciclismo sia nel calcio. Non sempre è facile individuarli subito – prosegue – per riuscirci bisogna fare le cose in maniera iper-spinta, soprattutto coi ciclisti, che si mettono sotto sforzo costante per un numero elevato di ore ogni settimana. Poi si allenano in ambienti aperti, per cui sono più sensibili a infezioni del miocardio o del pericardio. Sono spesso persone che non riescono a rinunciare allo sport e che, davanti all’occhio del medico, cercano di esprimere il meno possibile il loro eventuale sintomo».

Sulla morte prematura di Simone Roganti, qui al Giro di Sicilia 2023, è stata aperta un’inchiesta
Sulla morte prematura di Simone Roganti, qui al Giro di Sicilia 2023, è stata aperta un’inchiesta

Il rischio pericardite

Lo sportivo, dentro di sé, vuol solo sentirsi dire che tutto va bene e che è pronto per una nuova annata, ma occorre cautela.

«Fare il ciclista ad alto livello è già un fattore di rischio – spiega il dottore – per quello bisogna essere molto aggressivi sia nell’interrogazione sia nella prova sotto sforzo, per non trascurare nessun possibile valore anomalo. I ciclisti sono maggiormente esposti o magari sono vittime di infezioni virali che non curano e continuano ad allenarsi o persino a correrci sopra. Questo comportamento vizioso può portare a pericarditi e infezioni del muscolo pericardico».

L’aspetto ambientale

Rispetto ad altri sport, infatti, non va dimenticato l’aspetto ambientale delle due ruote. «Un qualunque cicloamatore – aggiunge ancora il dottore dell’istituto torinese – in media fa all’incirca un centinaio di chilometri settimanali, spalmati in un paio di uscite. In particolare, spesso per la maggior parte del tempo della sua uscita è lontano da centri abitati e, se è in solitaria, può essere esposto a rischio elevato, essendo da solo e lontano da possibili soccorsi. Per questa ragione, il nostro obiettivo è metterlo in sicurezza anche in questa eventualità. Un calciatore, invece, se è vittima di un evento acuto, si trova sempre in un campo insieme a compagni di squadra e può ricevere assistenza immediata».

Sulla tecnologia, c’è ancora da lavorare secondo il dottor Al Mohani: «Un orologio con l’intelligenza artificiale o sistemi di monitoraggio può aiutare, ma potrebbe anche confondere un po’ le acque. Tanti ciclisti vengono a farsi visitare perché hanno frequenze anomale registrate sui loro orologi. Poi alla domanda se sono mai stati sintomatici, rispondono di no. Comunque, meglio un controllo in più che uno in meno. Anche se spesso, per fortuna, si tratta di errori del dispositivo tecnologico piuttosto che del loro cuore».

La lettura del battito anomalo sullo smartwatch può dare un’indicazione, ma necessita approfondimenti (depositphotos.com)
La lettura del battito anomalo sullo smartwatch può dare un’indicazione, ma necessita approfondimenti (depositphotos.com)

L’attenzione ai bambini

La prudenza, dunque, è comunque una buona prassi per le famiglie degli atleti e non solo per i diretti interessati. «Essere un atleta premuroso è un buon segnale. Ultimamente, riferendomi alla situazione piemontese che ho sotto i miei occhi, vedo più sensibilità nei confronti della Medicina sportiva e della Cardiologia dello sport. Le mamme e i familiari in generale sono più premurosi adesso. Se viene richiesta dal medico un’ecografia in più, si capisce che è qualcosa di normale, magari soltanto per investigare un piccolo soffio e togliersi il dubbio. In passato invece, si pensava: “Faccio fare la visita a mio figlio, che deve avere l’idoneità a tutti i costi”.

«Posso capire che una mamma si faccia prendere dal panico se sente che qualcosa nel cuore di suo figlio non funziona al 100%. In questi casi noi medici cerchiamo di avere un po’ di sensibilità nell’esprimere il nostro giudizio e nello spiegare il perché dell’eventuale controllo aggiuntivo. Non è mai tempo perso spendere una parola in più, né fare un controllo che magari ci toglie il dubbio. E permette poi al ragazzo o alla ragazza di tornare a fare quello che più ama in sicurezza».