Vuelta, l’assalto alla maglia rossa non passa solo dalle salite

19.08.2022
8 min
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Ieri ad Utrecht c’erano 25 gradi, un sole “pallido” ma la presentazione dei team è stata un vero spettacolo. La Vuelta Espana parte così, con l’abbraccio dell’Olanda. Se qualche giorno fa con Stefano Garzelli avevamo passato in rassegna i favoriti, adesso diamo uno sguardo al percorso.

Da Utrecht a Madrid i chilometri sono 3.280, ma questa volta sono distribuiti in maniera un po’ differente rispetto alle passate edizioni. Non ci saranno “solo” le salite, comunque tante. Tuttavia queste non saranno le sole a decretare la maglia rossa finale. Più pianura, più crono e tappe corte solo in apparenza.

Alla presentazione, i team sono stati protagonisti di un’entrata scenografica in centro Utrecht
Alla presentazione, i team sono stati protagonisti di un’entrata scenografica in centro Utrecht

Partenza insidiosa

La 77ª Vuelta, infatti, non ha frazioni superiori ai 200 chilometri, ma in virtù della cronosquadre iniziale, di quella di Alicante e dell’ultima tappa che misura appena 97 chilometri, in mezzo ci sarà da pedalare. E infatti le frazioni tra i 170-190 chilometri non sono poche.

Poi è chiaro, dati i chilometri totali e i giorni di gara, la media è quella: 156,2 chilometri per frazione. La tappa più lunga è la terza: la Breda-Breda in Olanda. La sua distanza è di 193 chilometri.

Si apre dunque oggi con una cronosquadre di 23,2 chilometri. Una cronosquadre che, ci dicono i corridori stessi che l’hanno provata, è alquanto tecnica. Poi tanta pianura nei due giorni a seguire.

In questi casi l’insidia maggiore può venire dal meteo, ma sembra (di questi tempi il condizionale è d’obbligo) che non ci dovrebbe essere vento forte. Gli scalatori possono stare tranquilli… al netto delle cadute e del tipico nervosismo iniziale dei grandi Giri.

Nel segno delle novità

Dei nove arrivi in salita, tre sono inediti. La prima novità è il Pico de Jano. La scalata cantabriaca non è impossibile, ma è lunga una dozzina di chilometri. La salita è divisa esattamente in due parti: la prima è più dura e termina con uno “scalino” all’11%, la seconda invece è più veloce. Ha pendenze tra il 5% e l’8%. Sembra l’arrivo perfetto per un Valverde. E anche prima non mancano le salite (ben quattro).

Il secondo arrivo inedito e anche il secondo in quota è il Collau Fancuaya. A differenza del primo è una salita dura, forse la più cattiva della Vuelta: 10,1 chilometri all’8,5% di pendenza media ma con dei lunghi tratti oltre l’11% e due punte al 17%, l’ultima delle quali proprio in prossimità del traguardo. E anche in questo caso non mancano le salite in precedenza con un’incetta di Gpm di seconda e terza categoria. Occhio davvero a questa frazione, che è l’ottava.

Senza contare che il giorno dopo c’è l’arrivo di Les Praeres. E’ un vero muro: 3,9 chilometri al 12% con una punta del 23%. Ci sarà da divertirsi, anche perché poi ci sarà il secondo giorno di riposo e nessuno si risparmierà. Qui vinse un certo Simon Yates nel 2018, quando si portò a casa la Vuelta.

Queste due tappe rappresentano una doppietta infernale.

L’Alto de Piornal è l’ultima delle novità. Questo arrivo potrà fare male per le sue pendenze e perché la fatica, siamo alla 18ª tappa, si farà sentire. Ma quando parliamo di pendenze non bisogna pensare a rampe mostruose (13,5 chilometri al 5%), anzi… Nel complesso è una scalata veloce e chi si stacca qui può perdere davvero tanto. Decisivi due fattori: vento e squadra… e chiaramente anche le gambe!

Una crono che pesa

Stefano Garzelli ci ha avvertito: «Attenti alla crono di Alicante». La Vuelta rispetto a quel si possa pensare non è mai stata avarissima di chilometri contro il tempo, ma c’era sempre una salitella di mezzo almeno, un tracciato ondulato… percorsi nei quali lo scalatore poteva difendersi. Qui invece c’è solo pianura e chi va forte può fare la differenza e neanche poco.

Una crono di quasi 31 chilometri inciderà anche sull’andamento tattico della corsa. Pensiamo a Joao Almeida o allo stesso Primoz Roglic. Se non dovessero essere al top potranno correre di rimessa. Mentre Hindley, Carapaz… saranno costretti ad attaccare.

Il tratto centrale tende anche a scendere: è per specialisti puri. E Affini è in gara!

Promoz Roglic, Richard Carapaz, Alto del Moncalvillo, Vuelta 2020
Primoz Roglic e Richard Carapaz: saranno ancora loro due a giocarsi la Vuelta spalla a spalla come nel 2020?
Promoz Roglic, Richard Carapaz, Alto del Moncalvillo, Vuelta 2020
Primoz Roglic e Richard Carapaz: saranno ancora loro due a giocarsi la Vuelta spalla a spalla come nel 2020?

Velocisti, c’è spazio

Non è vero che non c’è spazio per gli sprinter. Su carta si contano almeno sette volate, quella di Madrid inclusa. Lo sprint finale è quello che tra l’altro terrà in corsa molti velocisti fino alla fine. E saranno più motivati a farlo con il tracciato iridato che gli strizza l’occhio.

Nel complesso è davvero un bel percorso: completo, duro… che lascia spazio a molte tipologie di corridori. E poi le tappe intermedie sono interessanti, anche per le regioni in cui sono situate.

Per esempio la quarta frazione, quella di Laguardia, la prima in terra spagnola, è mica da ridere. Ci sono parecchie salite, due Gpm, uno di seconda e uno di terza categoria, e il finale è nervoso. E se nei Paesi Baschi dovesse piovere potrebbero essere guai.

Prima abbiamo parlato delle novità: non vanno dimenticati dei classici come la Pandera, la Sierra Nevada e la Navacerrada. Buona Vuelta a tutti!