Probabilmente non se lo aspettava neanche lui di vincere due tappe e la classifica generale. Invece Jonas Vingegaard ci è riuscito ed anche bene. E forte di quei due successi e di una condotta di gara sempre di testa si è portato a casa la Settimana Internazionale Coppi e Bartali.
Gara d’attacco
Nell’arco della settimana, il portacolori della Jumbo Visma è stato davvero il più forte. E’ uscito dai primi sei solo negli arrivi in volata, nei quali comunque è sfilato nelle prime venti posizioni, per dire quanto fosse “sul pezzo”. In più, anche se non era la corazzata che siamo abituati a vedere, la sua squadra è sempre stata compatta intorno a lui.
Occhio però a darlo per “sconosciuto”. Jonas aveva già alzato le braccia al cielo nel WorldTour, era successo al Giro di Polonia di due anni fa ed era successo soprattutto quest’anno all’UAE Tour, quando aveva battuto nientemeno che Tadej Pogacar nel secondo arrivo in salita. Non c’è da stupirsi quindi se alla Coppi e Bartali si è portato a casa due frazioni, quella di Sogliano al Rubicone e quella di San Marino. Ricordiamo che anche se ha doti di scalatore è anche molto veloce.
Mai nel panico
Magari Jonas è partito sapendo che poteva fare bene, ma forse non di vincere. La mattina del via da Riccione però, la sua bici era pronta sui rulli. Voleva scaldarsi e quindi nulla era lasciato al caso.
Poi dalla penultima frazione le cose sono cambiate del tutto per lui. Verso San Marino non ha corso solo per la tappa, anzi… Come lui stesso ha ammesso teneva sott’occhio l’inglesino della Ineos Grenadiers, Hayter, per il discorso degli abbuoni, e il neozelandese Schultz, della BikeExchange.
«Ho fatto uno sprint lunghissimo – aveva detto Vingegaard, dopo la frazione sanmarinese – Ad un tratto ho quasi chiuso gli occhi perché la linea d’arrivo non arrivava mai. Ma una volta presi quei secondi di abbuono sapevo che potevo stare più tranquillo in vista dell’ultima tappa (cioè quella di ieri, ndr). A quel punto avrei fatto di tutto per vincere la corsa».
Una delle qualità di Vingegaard, dice il suo direttore sportivo, Sierk Jan de Haan, è che Jonas non va mai nel panico. Durante questa Coppie e Bartali un paio di volte è stato attaccato e non subito è riuscito a stare davanti. Lui però si è guardato intorno, ha visto quali altri uomini di classifica potevano avere il suo stesso interesse e ha chiuso con loro o sfruttando il loro lavoro.
Tappa a te, classifica a me
E forse la tappa più bella è stata proprio l’ultima, quella in cui si è sentito un vero grande. Insieme al connazionale Mikkel Frolich Honoré sono fuggiti a dieci chilometri dal traguardo. Magari si sono dati anche un’occhiata d’intesa e come succede nella più classica tradizione ciclistica, sull’arrivo di Forlì Jonas ha lasciato la tappa al connazionale della Deceuninck-Quick Step. Come davvero usano fare i grandi e come magari gli è stato suggerito dall’ammiraglia per non… scivolare come Roglic alla Parigi-Nizza. Ma crediamo poco a questa seconda ipotesi, in quanto la gara finiva sul quel traguardo.
«No, nessun accordo – ha lasciato intendere Honorè dopo l’arrivo. Anzi, siamo partiti cercando di vincere la corsa». La Deceuninck infatti ha cercato di fare gioco di squadra, isolando Vingegaard. I suoi compagni infatti erano davvero molto giovani. Pensate che il più vecchio della Jumbo presente nelle corsa romagnola era proprio il danese, con i suoi 24 anni, gli altri avevano dai 19 ai 21 anni.
Forte di questa condizione la Jumbo porterà Vingegaard prima ai Paesi Baschi e poi nelle Ardenne, gare in cui sarà al fianco di Roglic. Poi si vedrà se sarà della partita anche al Giro d’Italia, quasi sicuramente sarà alla Vuelta. Ma da qui a fine estate ce ne passa… Intanto Jonas si gode la sua bottiglia di spumante.