Per Vauquelin Bologna è un sogno. Per Pogacar… un giallo

30.06.2024
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BOLOGNA – I due volti di un successo. Quello di profondo di Kevin Vauquelin e quello quasi di “abitudine” di Tadej Pogacar. Il primo è il sorriso di chi cerca la vittoria di tappa e ci riesce. Il secondo è quello di chi sta cercando di vincere il Tour de France e conquista la maglia gialla dopo un test… perché di test si è trattato. A Bologna, dunque un sorriso per due, ma un sorriso parecchio diverso.

Didier Rous assalito dai giornalisti francesi. Erano 56 anni che due francesi non vincevano le prime due tappe del Tour
Didier Rous assalito dai giornalisti francesi. Erano 56 anni che due francesi non vincevano le prime due tappe del Tour

Un normanno a Bologna

Kevin Vauquelin, 23 anni, da Bayeux, Normandia. Insegue il sogno di partecipare al Tour de France. Ma si capisce presto nel corso della stagione che nell’Arkea-B&B Hotels un posto per lui alla Grande Boucle c’è. Primo nella crono dell’Etoile de Besseges, secondo alla Freccia Vallone e un’ottima costanza di rendimento.

«Eravamo al Tour per provare a vincere una tappa – dice assalito dai giornalisti francese il direttore sportivo dell’Arkea, Didier Rous – e ci siamo riusciti. E’ la nostra prima grande vittoria».

Di certo questa squadra, la più piccola fra le WorldTour si sta facendo spazio tra i giganti. Non dimentichiamo anche il secondo posto di Luca Mozzato al Fiandre.

Vauquelin (classe 2001) già da solo sul San Luca. Si è dovuto trattenere dal partire un giro prima
Vauquelin (classe 2001) già da solo sul San Luca. Si è dovuto trattenere dal partire un giro prima

Lucidità e gambe

«Sapevo che muoversi in quel punto sarebbe stata una buona mossa – ha detto Vauquelin – perché Abrahamsen e Oliveira sono due bravi corridori. Sul primo San Luca mi sentivo bene, stavo quasi per attaccare, ma era troppo lontano. Conoscevo questo arrivo, ho già corso qui al Giro dell’Emilia e mi ricordavo a memoria la salita».

Kevin Vauquelin è dunque il re di Bologna. Racconta della sua vittoria con gioia, ma anche con compostezza e lucidità. La stessa lucidità che ha avuto per tutta la tappa. Sempre guardingo, secondo su tutti i Gpm, tranne che sull’ultimo dove appunto è transitato in solitaria. Sin lì non aveva speso una goccia di energia in più del necessario. E una volta affondato il colpo ha gestito il tempo e lo spazio con la sapienza del cronoman.

«Ho capito che veramente avrei potuto vincere – prosegue – quando ero sullo scollinamento del secondo passaggio sul San Luca e ho sentito che il distacco era buono e che le mie gambe spingevano ancora forte. Lì, con la salita alle spalle, sapevo che dovevo “solo” continuare a spingere». 

«Non me ne rendo conto ancora, è pazzesco. E’ la più bella vittoria della mia carriera e dire che ieri sera dopo la prima tappa non ero affatto contento. Oggi sono partito con uno spirito vendicativo. Mi sono detto che la ruota avrebbe girato dalla mia parte».

Quanta gente lungo le strade della Cesenatico-Rimini. S’intravede Bardet… nel suo unico giorno in giallo
Quanta gente lungo le strade della Cesenatico-Rimini. S’intravede Bardet… nel suo unico giorno in giallo

E’ subito duello

Le strade che portano il Tour de France dalla Romagna all’Emilia sono infuocate. Per fortuna c’è un po’ di vento a raffreddare i “radiatori”. E caldo è anche il pubblico. Quanto ce n’è su ogni salita, sul San Luca e Bologna. Anche noi per vedere i passaggi ci siamo arrampicati su delle colonne.

E’ il boato nelle orecchie di cui hanno parlato anche Giulio Ciccone e Tadej Pogacar, che dopo un Tour di astinenza torna a vestirsi di giallo. Un giallo più d’occasione che cercato. Venuto per “misurare la febbre” a Jonas Vingegaard per capire se davvero il danese non fosse al top.

«Per noi è stata una buona giornata – ha detto il Ceo della UAE Emirates, Mauro Gianetti – abbiamo avuto un’ottima squadra con quattro corridori che sono arrivati nel primo gruppo. L’idea era di vedere lo stato degli altri e abbiamo visto quello che ci aspettavamo e cioè che Vingegaard ha un’ottima condizione, altrimenti non sarebbe stato qui in Francia come capitano.

«Domani c’è una tappa per velocisti e non dobbiamo pensare alla maglia, ma da dopodomani oltre che prestigiosa c’è una tappa dura e se si vuole vincere il Tour bisogna stare davanti. Io credo che ci siano poche tattiche da fare. Oggi abbiamo visto Tadej attaccare e Vingegaard entrare nella ruota senza sforzo».

Pogacar si affaccia sul palco. Non sembra super felice di aver già preso questa maglia
Pogacar si affaccia sul palco. Non sembra super felice di aver già preso questa maglia

Il giallo del giallo

L’attacco quindi c’è stato. Pogacar ha detto che con il grande caldo, suo storico nemico, non se l’è sentita di spremere la squadra, anche perché la fuga davanti è andata forte e rintuzzarla sarebbe stato davvero dispendioso. Davvero quindi il suo è stato uno scatto-test. Un colpo di stiletto. E alla fine è emerso quel che tutti più o meno si aspettavano: il Tour sarà ancora un discorso a due. O meglio, ha due fari, perché gli altri non sono affatto lontani.

Il finale di oggi ci è sembrato strano, non in linea con le attitudini da killer di Pogacar. In volata ci è sembrato quasi si volesse defilare. Come se addirittura non volesse la maglia gialla. O forse perché dopo un vuoto clamoroso sul San Luca ha visto rinvenire forte da dietro Remco Evenepoel e Richard Carapaz. E magari ha perso quella verve. 

E infatti lo stesso Pogacar, nel dietro le quinte (qui il video), mentre era sui rulli dà il cinque a Remco e gli chiede: «Sei tu in giallo, sì?». Il belga lo guarda un po’ spaesato e Tadej riprende: «Ho cercato di lasciare un varco», così che la potesse prendere qualcun altro.

Dobbiamo quindi parlare di missione compiuta o di missione fallita? Un bel “giallo” quando si prende la maglia gialla… senza farlo apposta!

Sull’arrivo Pogacar lascia sfilare, ma la giuria non rileva il “vuoto” e lo classifica con lo stesso tempo di Vingegaard ed Evenepoel
Sull’arrivo Pogacar lascia sfilare, ma la giuria non rileva il “vuoto” e lo classifica con lo stesso tempo di Vingegaard ed Evenepoel

Gianetti soddisfatto

«E ‘ stato un po’ particolare questo finale, ma non ho ancora parlato con Tadej – ci ha detto a botta calda Gianetti – quindi non so esattamente come si sia rialzato. Però credo che abbia fatto un ottimo lavoro nel cercare di guadagnare del tempo, capire come stavano tutti gli avversari per la classifica generale.

«Mi ha colpito il bel rientro di Evenepoel con Carapaz. Chiaro, Tadej non ha trovato molto supporto da parte di Vingegaard, a parte un paio di volte che lo ha passato in discesa, e questo probabilmente poteva essere anche un vantaggio per loro due. Chissà, probabilmente Vingegaard ritiene che l’unico avversario per lui sia Tadej. Ma questo è il modo di correre di Jonas. Lui ha sempre corso in questa maniera, cercando di mettere la pressione su Tadej e anche il peso del lavoro. Fa parte del gioco. Sono le tattiche di ognuno.

«Una cosa è certa: abbiamo la maglia gialla e le informazioni che volevamo. Sapevamo che le prime due tappe erano impegnative e che avremmo avuto già una visione più globale sullo stato di forma di ognuno. Va bene così».