La Valenciana promuove McNulty, che ora vuole di più

05.02.2024
5 min
Salva

Alla fine la Volta a la Comunitat Valenciana l’ha vinta lui, Brandon McNulty, l’americano della Uae. E non è un caso, perché ci teneva a iniziare la stagione riannodandosi subito a quella passata, forse quella della svolta nella sua carriera. A 25 anni, dopo 4 stagioni alla Uae e con la tranquillità che deriva da un contratto fino al 2027, l’uomo di Phoenix si conferma adattissimo alle corse brevi a tappe, ma vuole di più.

Per capire chi sia Brandon McNulty bisogna andare un po’ indietro nel tempo e rivivere la gara olimpica di Tokyo 2021. Erano rimasti in pochi a giocarsi la medaglia d’oro, Pogacar aveva già tentato la sua carta sull’onda del trionfo al Tour, ma a un certo punto fu proprio McNulty a prendere l’iniziativa, ad agganciare lo scatenato Carapaz. L’ecuadoregno volò verso l’oro, a Brandon invece finirono le energie, ma con il carattere riuscì a conquistare un 6° posto di prestigio. Esaurendo tutte le energie, infatti alla successiva cronometro fu un comprimario.

McNulty sul podio tra Buitrago, 2° a 14″ e Vlasov, 3° a 17″. 4° l’italiano Tonelli a 20″
Il podio finale della Volta, con Vlasov suo grande rivale già nelle 3 corse in linea iberiche precedenti

L’importanza dei Giochi

«Quando tornai a casa – racconta McNulty – tutti mi fermavano, ma nessuno mi chiedeva del Tour. Tutti dicevano che avevano visto i Giochi e avevano trepidato per me. E’ lì che ho capito quanto sono importanti e per questo mi sono messo in testa di puntare alla crono di Parigi. Soprattutto dopo la prestazione dei mondiali di Glasgow, dove sono finito ai piedi del podio battendo gente molto più qualificata di me».

L’americano non è propriamente uno scalatore, anche se in salita si difende più che bene, ma nella tappa decisiva della corsa iberica, quella di sabato che portava a Alto del Miserat, ha sfruttato le sue caratteristiche principali.

«Ho visto che potevo giocarmi le mie carte – spiega – e la squadra è stata perfetta nel portarmi alle pendici della salita nella posizione migliore. Ho sfruttato la parte pianeggiante per lanciarmi verso la più dura con un buon vantaggio che poi ho gestito dal ritorno di Buitrago e Vlasov. Sapevo di avere buone gambe e volevo sfruttarle per iniziare bene l’anno».

L’americano con Van Eetveld, poi vincitore del Trofeo Serra Tramuntana su Vlasov e lo stesso McNulty
L’americano con Van Eetveld, poi vincitore del Trofeo Serra Tramuntana su Vlasov e lo stesso McNulty

Mirino sulle classiche

McNulty si conferma quindi un ottimo elemento per le brevi corse a tappe. Vincitore del Giro di Sicilia nel 2019, quand’era ancora alla Rally UCH Cycling, secondo lo scorso anno al Giro del Lussemburgo, lo statunitense alza però il suo mirino: «Io voglio fare meglio anche nelle corse più lunghe – dice – intanto fino a una settimana di durata per poi vedere se, oltre che aiutare gli altri e puntare alle tappe, posso fare uno step in più anche nei grandi Giri. Ma soprattutto voglio di più da me stesso nelle classiche, in quelle Monumento.

«Liegi e Lombardia ad esempio sono percorsi che si adattano alle mie caratteristiche, dove posso affrontare chiunque. Tuttavia per un verso o per l’altro non sono mai riuscito ad affrontarle al meglio della mia condizione e sono curioso di sapere che cosa potrei fare. Gare d’un giorno le ho vinte, ma quelle sono speciali».

A Glasgow, McNulty ha chiuso 4° a 1’27” da Evenepoel. Lì è nato il progetto della medaglia olimpica
A Glasgow, McNulty ha chiuso 4° a 1’27” da Evenepoel. Lì è nato il progetto della medaglia olimpica

Alla scoperta di se stesso

La vittoria alla Valenciana può servire all’americano per darsi quelle risposte che, come testimoniato anche a inizio stagione in una lunga intervista a Velo, deve ancora trovare.

«Mi sento ancora – dice – come se dovessi capire che tipo di ciclista sono. Ok le corse a tappe brevi, ma vedo che vado forte anche nelle cronometro e certe volte emergo nelle corse in linea. Sento però che posso fare un ulteriore salto.

«Mi accorgo che ogni anno che passa miglioro sempre meno, ma miglioro. Questa sarà la mia quinta stagione nel WorldTour, ho ancora da imparare e quindi posso fare ancora di più. L’anno scorso però è stato importante, è come se avessi fatto “clic”. Ho avuto buoni numeri e buone opportunità, poi per vincere serve anche fortuna, che tante cose combacino».

Lo sprint vittorioso dello statunitense a Bergamo, battendo Healy e Frigo. In classifica ha chiuso 29°
Lo sprint vittorioso dello statunitense a Bergamo, battendo Healy e Frigo. In classifica ha chiuso 29°

La vittoria più importante

McNulty abbiamo imparato a conoscerlo anche qua in Italia, per la vittoria a Bergamo all’ultimo Giro d’Italia: «Per me è stata la più importante della mia carriera – ricorda – la più esaltante, seguita subito dopo dalla prestazione nella cronometro di Glasgow. Quel giorno ho capito che posso giocarmela in una specialità che è davvero particolare. Certe volte penso che sia come una corsa agli armamenti. Per andar forte non basta allenarsi, esercitarsi, molto influisce il mezzo, un po’ come nella Formula 1. Serve che la bici sia al top e così le ruote, i pneumatici e così via. Per questo d’inverno si è lavorato un po’ su tutto, perché se vorrò giocarmi le mie carte a Parigi dovrà essere tutto perfetto. Soprattutto dovrò uscire dal Tour a bomba perché il Tour sarà fondamentale».

Intanto però la stagione è appena iniziata e la vittoria alla Valenciana non ha placato la sua fame: «Mi aspetta l’Uae Tour e poi la Parigi-Nizza. Vediamo di fare qualche altro passo in avanti…».