In questi giorni il cittì della nazionale di mountain bike, Mirko Celestino è super impegnato con i campionati mondiali di cross country in Val di Sole. Gli azzurri sono in cerca di riscatto dopo un’Olimpiade, diciamolo pure, brutta. Non tanto perché non si è portato a casa delle medaglia, cosa che ci può stare, ma perché di fatto i nostri non sono mai stati in gara.


Un occhio in Val di Sole
Ma la forza di Mirko è, ed è sempre stata, quella di rialzarsi.
«Le gare qui in Val di Sole – spiega Celestino – sono cominciate ieri. E non come speravamo. Abbiamo chiuso il team relay al quarto posto. Ma abbiamo analizzato cosa è andato e cosa no, e adesso tutto è alle spalle. Pensiamo alle gare che verranno. Soprattutto tra i giovani, abbiamo chi può andare forte». E infatti già ieri ecco il primo bronzo con Sara Cortinovis, tra le juniores.
Si spera, e lo spera anche Celestino, che Gerhard Kersbaumer e Luca Braidot possano avere quella rabbia per riscattare la debacle di Tokyo, tanto più che corrono in Italia. Inoltre l’assenza di Pidckoc e Van der Poel cambia molto gli equilibri e anche le tensioni degli altri. Bisognerà approfittarne.


E uno all’Isola d’Elba
Ma in Italia quest’anno non c’è solo questo di mondiale, c’è anche quello Marathon. Un Mondiale che è molto vicino a Celestino anche come ex corridore. Questa infatti divenne la sua specialità dopo aver lasciato la strada. E anche qui c’è qualche grattacapo, ma anche qualche potenziale carta in più. Il grattacapo è la frattura ad un braccio occorsa al capitano, Samuele Porro. La possibilità è Simone Velasco, ex biker e di casa all’isola d’Elba, sede di questo mondiale.
«Purtroppo Samuele è fuori e non ci possiamo fare nulla. Con Velasco invece non ci ho parlato – spiega il cittì – So che gli piacerebbe fare quel mondiale, però lui sta correndo su strada e gli serve fare anche qualche confronto in Mtb. Lo dico per esperienza diretta. Io ci sono passato e sono due modi diversi di correre. Su strada si parte più piano, in mtb anche nelle marathon si va subito a tutta. Se non tiene i primi 10′ di fuorigiri, poi resta dietro e… ciao. E’ tutt’altro approccio sia dal punto di vista tecnico che tattico. E gli serve fare della Mtb con regolarità».


Porte aperte ma…
In effetti mettendoci nei panni del cittì non è facile inserire all’improvviso uno stradista nel novero della nazionale. Anche lui ha un gruppo da tutelare. Tuttavia le porte per Simone, che conosce molto bene il percorso iridato e che ha già fatto la Capoliveri Legend (la gara che ospiterà appunto il mondiale), non sono chiuse.
«Ho dato delle prove indicative per tutti – conclude Celestino – e queste sono: il campionato italiano, la Forestiere e la Mythos. Tre gare di livello internazionale che potranno dire i reali valori in campo. Non mi interessa di corridori che vanno a fare la granfondo chissà dove pur di dire al cittì: vedi ho vinto mi devi portare. Serve un cambio di mentalità da parte di atleti e team. E neanche mi piace troppo il discorso che sento quest’anno: si corre in Italia può portare più persone. Io poi devo anche rendere conto. Ne porto 50 per vedere che poi solo uno o due sono andati benino? No, la maglia azzurra è un’altra cosa. E’ un punto di partenza».
Insomma Velasco (e gli altri) sono avvertiti. La nazionale per l’Elba passa da quelle tre gare.