A Gianmarco Garofoli la faccia tosta non manca. Eppure quando ha scoperto che avrebbe vissuto la Coppi e Bartali in camera con Vincenzo Nibali, per un po’ anche lui ha vacillato.
«L’altro giorno – racconta col sorriso – gli ho ricordato di quando avevo 13 anni ed ero andato a vedere la partenza di una Sanremo. Ero sotto al bus, di là dalla transenna e gridavo con tutti gli altri “Vi-nce-nzo, Vi-nce-nzo”. Ero in mezzo a tutto questo pubblico che lo acclamava, quando la porta si è aperta ed è uscito Michele Scarponi. “Eccomi!”, ha detto. E giù tutti a ridere».
Tre tappe e stop
Il marchigiano ha gli occhi che ridono, tutto intorno si parcheggiano le ammiraglie e i pullman per la prima tappa alla Coppi e Bartali, con un venticello gelido dal mare che suggerisce di non aprire troppo la giacca.
«Ero dall’altra parte delle transenne – dice – e l’anno prima lo avevo visto vincere il Tour in televisione. Avevo 12 anni nel 2014. E adesso è fantastico ritrovarmi a correre insieme a lui. Quando Martinelli mi ha detto che c’era questa possibilità, sono stato contentissimo. Spero solo di riuscire ad aiutarlo al meglio in queste prime tappe. Non credo che finirò la corsa. Domenica c’è San Vendemiano, per cui mi fermerò un paio di giorni prima della fine».
Un anno in Olanda
La storia è nota. Dopo i primi mesi al Team DSM, Gianmarco aveva già deciso di lasciare l’Olanda. Poi a onor del vero le cose hanno cominciato a girare meglio e la stagione scorsa si è conclusa con una serie di ottimi piazzamenti. Però ormai il dado era tratto e il marchigiano si è accasato alla Astana Development Team.
«Ho visto subito che è tutto un altro ambiente – spiega – un po’ per la lingua e anche per il clima. Mi sento quasi a casa. Vorrei dire che mi sento coccolato, ma poi si potrebbe pensare che non si lavori in modo professionale, invece il livello è molto alto. Come direttore sportivo di riferimento mi è stato assegnato Maini, con la supervisione di Martinelli. Con Orlando si è creato subito un ottimo rapporto».
Scoperto da “Martino”
Maini ne parla con entusiasmo e già questo vuol dire tanto: Orlando coi giovani ci sa fare. Anche se, con grande correttezza, riconosce a Martinelli il merito di averlo seguito sin dai primi tempi.
«L’ha tirato su lui da bambino – dice – lo ha visto crescere. Gianmarco ha una motivazione fortissima, vuole diventare grande, è un vero professionista. Questo per lui sarà un anno importante e il fatto che sia già competitivo, nonostante abbia perso del tempo per il Covid, dimostra che le qualità ci sono. Siamo stati insieme a fare le internazionali in Croazia, l’ho visto molto determinato e propositivo e con un cuore grande verso gli amici. Uno dei migliori è Gidas Umbri, della Colpack. Si farebbe in cinque per lui».
Obiettivo Giro d’Italia
L’ambiente giusto e gli obiettivi giusti. Lo scorso anno non doveva fare il Giro d’Italia U23, ma lo infilarono all’ultimo per sostituire un compagno ammalato. A 18 anni, centrò il settimo posto a San Pellegrino Terme e per il resto strinse i denti. Al Val d’Aosta, classifica dei giovani, tappa vinta a Cervinia e secondo posto finale dietro Thompson. E poi il Tour de l’Avenir con due piazzamenti nei dieci.
«Il primo obiettivo di quest’anno – dice – sarà il Giro d’Italia con la squadra. Poi il Tour de l’Avenir con la nazionale e altre corse come mondiale oppure gli europei, dipenderà dai programmi. Dopo Coppi e Bartali e San Vendemiano, andrò al Giro della Sicilia, ancora con Nibali…».
Le cose per gradi
Quando si parla di programmi, Maini ha le idee chiarissime. Perciò quando Gianmarco gli ha chiesto di finire la Coppi e Bartali, il bolognese l’ha subito fermato.
«Gli ho detto chiaramente – spiega – che è un bimbo e non deve perdere la misura. Se sta bene, in salita non lo staccano e a crono se la cava, è un bel ragazzino con cui lavorare. Deve avere un preciso programma di crescita e noi dobbiamo essere bravi da un lato a stimolarlo e dall’altro a frenarlo. Ad ora sta facendo una scuola bellissima, stando in camera con Nibali. Come fai a non imparare semplicemente standogli accanto? E’ tutto anticipato. A 19 anni sta correndo accanto a Vincenzo e Van der Poel. Magari è vero che non vedremo un altro Valverde di 40 anni in gruppo, ma sia pure nell’ambito di carriere più brevi, c’è bisogno comunque di fare le cose per gradi».