Sam Welsford ha bruciato le tappe. Dopo le vittorie alla Vuelta a San Juan, i suoi allenatori avevano drizzato le orecchie, anche se nelle parole di Roy Curvers che lo prepara, l’entusiasmo era pari alla cautela. Poi i lavori sono andati avanti. L’australiano (in apertura nella foto di Patrick Brunt) ha vinto il GP Criquielion e ottenuto il podio in tutte le classiche per velocisti. A quel punto il piano è cambiato e il pistard dell’australiana Subiaco, 1,80 per 79 chili, è stato schierato al Tour de France.
La sorpresa Tour
Il problema di partenza è che fino al 2021, Welsford era “solo” un pistard, con due medaglie olimpiche, quattro titoli mondiali fra quartetto e scratch e due ori ai Giochi del Commonwealth. Quando però il Team DSM gli ha proposto di passare su strada, lui ha accettato di buon grado. Prima stagione su strada nel 2022, con 56 giorni di corsa, una vittoria e qualche piazzamento. Seconda stagione quest’anno, con risultati ben più solidi.
«Quello che è successo dalle prime corse dell’anno – racconta in una videochiamata – è stato folle, se ci penso, imprevedibile. In poco tempo mi sono state offerte molte opportunità come top sprinter e per me continuare a questo livello è stato molto utile. Il Tour è stato una sorpresa. A un certo punto, in primavera, il team mi ha detto che poteva essere un’opzione, che saremmo potuti andare con una squadra per le volate e io potevo essere il velocista. Fino a quel momento avevamo lavorato con grande continuità per costruire un treno. Lo abbiamo dimostrato durante la primavera anche nelle classiche. Abbiamo avuto davvero un buon inizio di stagione con una buona consistenza. E questo è uno dei motivi per cui sono stato selezionato».
Che cosa intendi?
E’ cambiato parecchio. Probabilmente c’entra anche il modo in cui abbiamo lavorato, la preparazione è un fattore importante. Ma penso soprattutto al fatto che abbiamo lavorato costantemente come squadra per gli sprint, con dei livelli molto alti di comunicazione. E’ importante riuscire a stare insieme e lavorare nella stessa direzione. Riuscire a essere costantemente sul podio non è facile. In questi mesi abbiamo visto molti vincitori diversi, essere sempre lì ad alto livello non è semplice ed è un buon segno di come stiamo lavorando e di come sto crescendo.
Avrai un treno qui al Tour?
Sì, avrò al mio fianco John Degenkolb, Nils Eekoff e Alex Edmondson come ultimi tre uomini per lanciare la volata. Sono ragazzi davvero incredibili per il lavoro che sanno fare. John è nel giro da molti anni, quindi è davvero bello avere la sua regia e l’esperienza come velocista e come ultimo uomo. Sono davvero contento di questi ragazzi. Hanno fatto molte ore di lavoro con me durante tutto l’anno, specialmente con Alex, che ha sempre fatto parte del mio treno.
Gli uomini di classifica daranno una mano?
Anche loro possono fare un ottimo lavoro. In alcune occasioni, anche Bardet ha tirato tantissimo. Non vedo davvero l’ora di capire cosa potrà fare e lo stesso vale per Kevin Vermarke. Lui ha fatto parte del mio treno già da San Juan. Si muoveva bene negli ultimi 500 metri pur essendo uno scalatore per la classifica generale. E’ la conferma della bella cultura di questo team. Possiamo avere aiuto reciproco fra gli uomini di classifica e quelli dello sprint, per arrivare al successo su entrambi i fronti.
Quindi tu aiuterai gli scalatori nelle tappe di montagna?
E’ un lavoro che va nelle due direzioni. Cercheremo di aiutarli nelle tappe di montagna. Possiamo guidarli bene attraverso il gruppo perché prendano davanti le salite e poi possano svolgere il loro lavoro.
Hai già studiato i finali delle tappe veloci?
In questo ciclismo, devi studiare i finali metro per metro. L’abbiamo fatto con VeloViewer e poi con il libro della corsa. Bisogna studiare il modo migliore per interpretarli, perché non hai modo di vederli, non è come fare giri di un circuito. Hai una sola occasione, quindi devi essere sicuro di quale lato della strada prenderai, quando inizierai a risalire il gruppo, quando pensi che si aprirà. Servono tempismo ed esperienza per gestire situazioni in cui si va a 65-70 all’ora. Non c’è molto tempo per prendere decisioni, quindi più pianifichi nei giorni precedenti e meglio sarai preparato per fare le scelte giuste.
Hai già vissuto vigilie importanti, qual è stato il tuo approccio col Tour de France?
Ho vissuto molti grandi eventi in pista e penso che si debba trattarli tutti allo stesso modo. Il Tour probabilmente è la gara più importante dell’anno, ma ci sono gli stessi corridori di ogni giorno. E’ sempre lo stesso terreno, ma non lo stesso livello, perché qui ogni cosa è pazzesca. Ci sono 160 corridori tutti al top e questo aggiunge un altro elemento di tensione. Per questo è importante affrontarlo giorno per giorno. Se cominci a guardare troppo avanti e pensi che avrai un solo sprint nei prossimi 10 giorni, rischi di farti coinvolgere dall’importanza dell’evento. Se invece ragioni di tappa in tappa, ogni giorno cercherai il modo per passare il traguardo nel miglior modo possibile.
Guardavi il Tour quando eri piccolo?
Era ed è ancora la gara che sognavo di fare. La guardavo da bambino e ricordo di aver ammirato Cavendish e Mark Renshaw quando correvano e vincevano insieme. Dicevo sempre che un giorno avrei voluto esserci e vincere anche io, ma nel tempo mi sono reso conto di quanto fosse difficile arrivarci.
Ci sei riuscito nell’anno in cui Cavendish proverà a battere il record di Merckx con la regia di Renshaw…
Sono un suo tifoso, vorrei davvero che ci riuscisse. Sarà fantastico per lo sport e per lui. E’ il suo ultimo anno, la gente vuole che lui faccia il record e sono davvero curioso ed eccitato per la possibilità che ci riesca. Allo stesso tempo, Mark è un rivale e farò di tutto per batterlo. Così, se non dovessi vincere io, sarei contento che ci riuscisse lui. Penso sia stato il miglior sprinter di tutti i tempi, quindi essere al suo fianco in quest’ultimo Tour sarà un onore.