Ultima settimana, ultime domande, ultime spiegazioni da dare. Pogacar racconta, il giorno di riposo è alle spalle, trascorso con un’oretta di sella per allontanare la tensione e godersi i panorami di Andorra. Dopo tanta fatica sembra in effetti brutale avere davanti altri sei giorni di corsa, con tre tappe di alta montagna che potrebbero ancora riscrivere la storia. Ma questi sono i grandi Giri, è solo cambiato il modo di correrli.
Tadej racconta, di nuovo in una videoconferenza, questa volta dal pullman del Uae Team Emirates, e guardandolo fai fatica a capire quanto sia provato, ma non possono essere certo i segni sul volto il termometro della stanchezza. Molto meglio mettersi a studiare le espressioni e gli sguardi, per capire che è dura anche per lui.
Sei stanco anche tu?
Sono stanco e accaldato. Anzi, sono proprio scottato e negli ultimi due giorni non ho dormito granché. E’ un lavoro pesante, che impone il suo prezzo. Però tutto sommato sto bene, penso che il giorno di riposo sia servito a dovere. Siamo tutti stanchi e c’è ancora una settimana con tre giorni duri. Sono al mio terzo grande Giro, dopo la Vuelta e il Tour dello scorso anno. Ogni volta ho avuto diverse sensazioni, ho imparato cose nuove. Perciò anche la sfida sui Pirenei sarà interessante, metterò alla prova le gambe per la terza settimana.
In che modo hai gestito lo sforzo nella tappa di Le Grand Bornand, con quell’attacco da lontano?
Con la squadra quel giorno abbiamo fatto subito un ritmo forte sin dall’inizio della penultima salita. Con i miei compagni, prima con McNulty e Rui Costa, poi con Formolo. Mi sentivo davvero bene, eravamo intorno alla soglia. Quando ho attaccato, per qualche minuto sono andato fuori soglia e raggiunta la cima ho un po’ rallentato, perché so che non posso tenere certe frequenze tanto a lungo. Poi è venuta la discesa, che è servita per recuperare un po’, sapendo che restava ancora una salita molto lunga come La Colombiere. L’ho fatta in soglia, cercando di guadagnare il massimo sulla cima, per vedere quale sarebbe stato il vantaggio. Ma in discesa ero vuoto, tanto che Dylan Teuns che avevo quasi ripreso, ha ricominciato a guadagnare in modo netto e per arrivare al traguardo ho dovuto fare il massimo sforzo.
All’arrivo a Le Grand Bornand arriva la maglia gialla, ma ha dato davero tutto Nella discesa verso il traguardo è vuoto, tanto che smetterà di guadagnare
Adesso sembri più accorto, è il momento di fare calcoli?
Vado avanti giorno per giorno e se trovo l’occasione per guadagnare, la coglierò. Non si può sapere cosa accadrà negli ultimi giorni e basta una crisi per perdere tanto terreno, anche 10 minuti in una sola tappa. Ho corso alcuni giorni in difesa, perché non potevo attaccare.
Credi che in gruppo ti temano?
Non credo abbiano paura, non so cosa pensino. Ho il mio vantaggio, vado tutti i giorni a tutta, mi piace andare in bici. Questo è il mio modo di correre e se capiterà, coglierò altre occasioni.
Ti è stato chiesto di pubblicare i tuoi dati per fugare i dubbi, pensi che lo farai?
Mi è stato chiesto un paio di volte e magari un giorno lo farò, ma non so perché questo dovrebbe cambiare qualcosa. Per vincere il Tour si devono spingere buoni watt, come tutti gli altri. Se condividessi oggi i miei dati, sarebbe falsata la tattica. Potrebbero vedere i miei valori di soglia, la capacità di resistenza, quindi non vedo perché condividere questi numeri.
Ti scoccia che ogni cosa venga messa in dubbio?
Non sono arrabbiato o scocciato per certe domande. Sono scomode, ma capisco che vengano fatte perché il passato è stato davvero brutto. Non ho risposte che mi sono preparato, posso solo pescare nei miei sentimenti. Mi piace correre sulla mia bici. Ho alle spalle una buona famiglia e penso che mi abbiano cresciuto come un ragazzo onesto, insegnandomi a non prendere scorciatoie.
Quindi si riparte, pensi che Roglic potrà dare a Vingegaard dei buoni consigli?
Non so – sorride – Primoz mi conosce sicuramente meglio di Jonas, ma non so cosa potrà dirgli. Vedremo nei prossimi giorni.
Ci sarà una tappa più dura delle altre?
Non so dirlo. Secondo me la più dura sarà la 17ª oppure la 18ª a Luz Ardiden, ma anche domani (oggi per chi legge, ndr) può essere pericolosa. Se hai una giornata no, ogni tappa può essere drammatica. Quella del Ventoux ad esempio è stata tremenda. Caldo e ritmo forte dall’inizio. Era mercoledì, quindi si è corsa dopo il giorno di riposo e la prima tappa con il grande caldo. Ero cotto. Quel giorno ho toccato con mano il mio limite. Quando Vingegaard ha attaccato e ho provato a seguirlo, ho capito che sarebbe stato meglio limitare i danni. Nei giorni successivi invece sono stato meglio.
La crisi è uguale per tutti, si potrebbe concludere, ma se sei in super condizione, riesci a gestirla. Se invece qualcosa si inceppa, sei nei guai. Sino ad ora tuttavia, a incepparsi sono sempre stati gli altri. Dal secondo giorno di riposo della maglia gialla è tutto, passo e chiudo.