Domani prenderà il via UAE Tour, ormai una classica delle corse a tappe d’inizio stagione. E la prima notizia, che ormai notizia non è più, ma forse torna ad esserlo dopo i successi che sta cogliendo, è che quest’anno non ci sarà Tadej Pogacar, re delle ultime due edizioni. Lo sloveno laggiù è un idolo. Corre “in casa” e la UAE Emirates non può non figurare bene… chiaramente. Tutto ciò lo sa bene Marco Marzano, direttore sportivo del team arabo: «Per noi – dice – è un obiettivo importantissimo. E lo si vede anche dalle formazioni che schieriamo».
Marco era in ammiraglia lo scorso anno al UAE Tour e ci sarà anche quest’anno. Con lui facciamo un’analisi a 360° di questa competizione. Come ci arriva la sua squadra. Che tipo di gara è. Come va affrontata. E perché non c’è Tadej.
Marco, ormai questa corsa sta assumendo sempre maggiore importanza.
Vista dalla tv sembra una corsa facile invece è molto combattuta, specie per noi della UAE Emirates. Altre squadre vengono “per allenarsi”, per loro è quasi una rifinitura della condizione. Per noi è un appuntamento clou.
Perché dici che sembra facile?
Perché si passa tanto tempo su strade veramente grandi, magari dritte o su grandi spazi aperti e il gruppo sembra “appallato”, che va piano. Ma è un inganno. Magari i corridori stanno andando a 60 all’ora e c’è una grande lotta. Oppure c’è vento. E si vive un grande stress. Da quel che ho visto io, i corridori quando terminano le tappe, sono sfiniti, stressati. E poi i primi se la giocano sempre per una questione di secondi, anche quando ci sono state le crono. E questo aumenta lo stress appunto. Si lotta per prendere davanti il punto in cui si sa che cambia il vento. Insomma inizia ad esserci pressione, soprattutto per chi come noi lotta per la generale.
Alla luce di questa tensione c’è stato un “momento no” per Pogacar lo scorso anno?
Un vero “momento no” non c’è stato. Tutto è sempre rimasto sotto controllo, soprattutto in salita. Abbiamo gestito bene le situazioni con la squadra, tanto che abbiamo vinto poi anche la classifica per team. Sapevamo però che c’è l’insidia della tappa del vento, quella di Abu Dabi, ma passata quella nessun problema.
Però quest’anno Tadej non ci sarà, nonostante stia vincendo tutto: come mai?
Alla fine anche lui ha bisogno di stimoli nuovi e questi passano anche attraverso un nuovo approccio alla stagione. Altre gare insomma. E non a caso abbiamo preso un signor corridore che risponde al nome di Adam Yates (che nel 2020 ha vinto il UAE Tour, precedendo proprio Pogacar nell’albo d’oro, ndr). Sarà lui il nostro leader. Matxin ha parlato con i corridori e ha pianificato questo calendario. Sì, Pogacar è importantissimo per gli sponsor, ma ci presentiamo con altri ottimi corridori.
Tadej aveva detto di voler partire più piano, ma sta dimostrando il contrario. Se non fosse stato al top okay: è la condanna del super campione, non può fare secondo. Ma visto come sta andando…
Eh già, Tadej ci aveva abituato troppo bene. Chi ha corso in bici sa cosa significa fare risultato ed essere costretto a vincere. Ho sentito gente parlare di fallimento per un secondo posto al Tour de France! Questa scelta di iniziare in questo modo la stagione fa parte del suo programma.
E Ayuso?
Per lui è previsto un calendario diverso. Un calendario più “spagnolo”.
Torniamo al tuo lavoro e alla tipologia di corsa che è il UAE Tour. Come vi organizzate per le riunioni, la strategia sul campo?
Solitamente laggiù, non avendo il nostro pullman, facciamo le riunioni la sera dopo cena. Iniziamo con l’analisi della tappa che si è conclusa nel pomeriggio e poi passiamo a quella successiva. Il mattino successivo facciamo un check con i ragazzi per capire come stanno, se hanno dormito bene… E se tutto è regolare confermiamo la tattica della sera prima.
Dicevi di un percorso facile in apparenza, come si fa la tattica in questo caso?
Per prima cosa analizziamo gli avversari e la loro compattezza. Cioè chi può fare delle azioni, sostanzialmente chi può aprire dei ventagli… In più, noi facendo dei ritiri spesso da quelle parti ormai conosciamo abbastanza bene strade e zone. Poi bisogna pensare che noi siamo focalizzati, chiaramente, soprattutto sulla classifica generale. Sì, in passato ci siamo presentati con dei velocisti. Vedi Gaviria, Kristoff, quest’anno Molano… ma anche se le tappe sono quasi tutte per le ruote veloci ce ne sono due di salita, o comunque più impegnative, che decidono la corsa. E quindi anche il Molano della situazione sa che se si apre un ventaglio non può aspettare, ma deve lavorare con gli altri per chiudere o per scappare pensando al leader. Insomma non può restare a ruota.
E con i materiali? O i rifornimenti da terra per esempio? Anche in questo caso avete qualche strategia particolare?
Portiamo due profili di ruote: uno medio-medio alto e uno più alto. E vediamo, tappa per tappa in base al vento, quale mettere. Io per esempio stavo proprio organizzando il “piano borracce”. Rcs ci mette a disposizione due auto a noleggio. Io sono sulla seconda ammiraglia e ho la possibilità di tagliare o anticipare il gruppo per qualche extra feed zone.