Primoz Roglic, Arrate, Vuelta 2020

Roglic c’è ancora, Bagioli nella scia

20.10.2020
4 min
Salva

Nella prima tappa della Vuelta e a margine del primo colpo di Roglic, c’è Bagioli che scalpita alla ruota dei migliori. Lo sloveno sconfitto da Pogacar al Tour ha resettato presto la centralina, ha ritrovato la voglia di ridere e quando la strada ha cominciato a salire verso la salita di Arrate, ha preso i puntini e li ha distribuiti sulle lettere giuste. In realtà lo aveva fatto già alla Liegi, anche se lassù lo svarione di Alaphilippe aveva tolto alla vittoria la giusta prospettiva.

«E’ stata una stagione abbastanza strana fino a qui – ha detto lo sloveno – ho fatto molte gare, avuto molto stress e tutto il resto che ben sapete. Qui voglio solo godermela. E’ super bello che in questi tempi possiamo ancora fare delle gare e spero che sia stato divertente da guardare».

Alejandro Valverde, Andrea Bagioli, Arrate, Vuelta 2020
Valverde all’arrivo e, subito davanti, c’è Bagioli
Alejandro Valverde, Andrea Bagioli, Arrate, Vuelta 2020
Valverde all’arrivo e davanti Bagioli

Chi si è divertito un po’ meno alle sue spalle, ma ugualmente ne ha tratto delle belle sensazioni è stato appunto Andrea Bagioli, valtellinese di ventuno anni, che quest’anno ha già vinto una tappa al Tour de l’Ain e una alla Settimana Coppi e Bartali. Dopo il lockdown, i tecnici della Deceuninck-Quick Step hanno ridisegnato il suo calendario e inserito nel suo programma le classiche delle Ardenne e la Vuelta. Prima, in preparazione di entrambe, uno stage in altura e il mondiale di Imola.

«Era una tappa dura – racconta – tanto che nei giorni scorsi siamo andati con la squadra a provare gli ultimi 50 chilometri. La salita finale era molto impegnativa. E’ andata che c’era una fuga e soprattutto la Ineos ha tirato di brutto per avvicinarli. Poi sulla salita, quando è partito Roglic, mi sono messo al mio passo e sono arrivato assieme a Valverde e un altro bel gruppo. Sto bene, mi sono difeso, sono soddisfatto».

Fra gli uomini di classifica, c’è stato chi ha subito dovuto leccarsi le ferite. La Vuelta sarebbe dovuta partire sabato con un paio di tappe più morbide, ma a fronte dell’emergenza Covid, gli organizzatori hanno tagliato le prime tre giornate e dato il calcio di inizio con un arrivo in salita. Non certo il miglior approccio per atleti come Froome (finito oltre gli 11 minuti) e Pinot (passivo di 9’56”). E’ andata meglio in proporzione a Dumoulin e Valverde, finiti nello stesso gruppo di Bagioli.

«Non ho obiettivi ben precisi – dice il valtellinese – salvo quello di tenere duro nelle prime tappe e fare poi il punto magari dopo una settimana. Se dovessi uscire di classifica, allora magari potrei puntare alle tappe».

Se al Giro si convive con qualche dubbio sulla conclusione a Milano a causa del Covid, non molti erano convinti che la Vuelta sarebbe partita. I dubbi avevano provocato le ire degli organizzatori spagnoli, che con orgoglio hanno portato tutte le squadre alla partenza.

«Sul fronte della sicurezza – dice Bagioli – siamo messi bene. Siamo nella bolla e alla partenza e sulla salita dell’arrivo non c’era pubblico. Qualcuno negli attraversamenti delle città c’era, ma ben a distanza. Di certo a maggior ragione si vive alla giornata e non si fanno grossi programmi».

Andrea Bagioli, Muro d'Huy, Freccia Vallone 2020
Quest’anno Bagioli ha debuttato alla Freccia Vallone con un 19° posto
Andrea Bagioli, Muro d'Huy, Freccia Vallone 2020
Ha debuttato alla Freccia Vallone con un 19° posto

Però su un punto vale la pena insistere: si sente parte anche lui della carica dei giovani che sta dinamitando il ciclismo mondiale?

«Si vede che l’onda nuova sta arrivando – sorride con orgoglio – basta guardare Pogacar al Tour, Remco prima della caduta, Almeida e Hindley al Giro e lo stesso Bernal. Sono tutti ragazzi della mia età, ma siccome immagino la domanda successiva, vi dico che preferisco non sentirmi la promessa italiana. Non mi piace la pressione. E poi salire accanto a uno come Valverde, che ha il doppio dei miei anni, mi ha fatto capire che le gambe non sono tutto e che la testa vale anche di più. Perciò sentiamoci pure nei prossimi giorni. E quel che sarà, sarà…».

La prima tappa della Vuelta ha messo l’accento anche sulle azioni di Carapaz, che sulla salita finale aveva con sé il solo Sosa, avendo perso Froome da lontano. Mentre si è rivisto in gruppo anche Alexander Vlasov che aveva lasciato il Giro con il mal di stomaco, lasciando Fuglsang in balia dei suoi avversari.