BERGAMO – Ha completato il suo personalissimo podio negli ultimi cinque giorni. Terzo alla Bernocchi, primo al Gran Piemonte ed infine secondo al Lombardia. Non smette di ripeterlo Andrea Bagioli nel dopo corsa. Lo dice con una bella carica di soddisfazione. E non gli si può dare torto, considerando come alla fine si sia inserito tra i due attesissimi totem sloveni Pogacar e Roglic.
Il pubblico di Bergamo si gusta l’arrivo solitario del leader della UAE Emirates ed applaude la volata del valtellinese della Soudal-Quick Step, che anticipa il capitano della Jumbo-Visma e il resto dei migliori. Appena tagliato il traguardo Bagioli viene subito precettato per il cerimoniale delle premiazioni, ma si capisce subito che ha voglia di parlare. La prestazione del Lombardia è la normale conseguenza di una condizione ottimale arrivata (e concretizzata) in quest’ultima settimana. Una settimana movimentata per la sua formazione.
Sorpreso di se stesso
Con una gamba così talvolta sembra quasi un dispiacere dover chiudere per forza l’annata, ma Bagioli non ci vuole pensare più di tanto. Guarda a ciò che è appena diventata storia agonistica con un pizzico di sorpresa.
«Diciamo che tra Gran Piemonte e oggi (ieri per chi legge, ndr) – spiega Bagioli – il livello era molto diverso, molto più alto qui al Lombardia. Sapevo di stare bene, ma sinceramente non avrei mai pensato di tenere sul Passo di Ganda. Questa era una salita di oltre venti minuti e solitamente sono troppo lunghe per me. In quel momento mi stavo vedendo nel gruppetto con Pogacar, Roglic, Carapaz, Vlasov e i due Yates.
«E’ stato strano, era la prima volta per me essere davanti con loro, però è stata una settimana incredibile con tre piazzamenti sul podio. In ogni caso sono riuscito a passare via bene la salita e poi ho pensato alla volata quando abbiamo capito che Pogacar non si poteva più riprendere».
Obiettivo sprint
Pogacar contro tutti, gli ultimi 30 chilometri si sono vissuti così. Il vincitore inizia la discesa del Ganda per primo senza dare l’impressione di attaccare. Invece guadagna terreno e gli inseguitori iniziano a pensare al secondo posto.
«Forse a qualcuno – prosegue Bagioli – può sembrare che in vetta sia Pogacar che Roglic fossero in crisi ma non lo erano, Pogacar soprattutto. Proprio sullo scollinamento Tadej ha allungato di poco, aveva pochi secondi, ma noi dietro ci siamo guardati e lui ha preso vantaggio. Noi eravamo a tutta, lui invece aveva ancora qualcosa nelle gambe ed ha fatto la differenza. Complimenti a Pogacar perché tenere tutto il tratto di pianura col vento contrario significa andare veramente forte. Nel finale ho pensato solo a spingere malgrado i crampi».
Bagioli voleva arrivare allo sprint con quel gruppetto perché sapeva di essere il più veloce. «Avevo solo paura che Roglic partisse presto visto che l’arrivo era in leggera discesa e quindi poteva sorprenderci da dietro. Lo ha fatto, Vlasov l’ha seguito, io mi sono messo a ruota ed ho fatto la mia volata negli ultimi 100 metri. Comunque sono contentissimo di questo secondo posto».
Vice Remco
Il grande merito di Bagioli è quello di essersi fatto trovare pronto nel momento in cui la Soudal-Quick Step si è trovata in difficoltà. Se partiva con i gradi del vice capitano, allora il suo dovere lo ha fatto alla grande fino in fondo. Oltretutto è la seconda volta che un italiano del “Wolfpack” coglie la piazza d’onore al Lombardia dietro Pogacar. Dopo Masnada nel 2021, ecco Bagioli e sullo sfondo Evenepoel che alza bandiera bianca, stavolta per una caduta.
«Quando è caduto Remco ad inizio gara – racconta Andrea – io ero dietro di lui. Ho dovuto frenare e rallentare, ma non ho subito nessun problema. Tuttavia appena abbiamo cominciato il Passo Ganda Remco ci ha detto subito che non era al top, quindi mi hanno dato il via libera per fare la mia corsa. Così ho fatto e naturalmente sono contentissimo di essere rimasto davanti con i migliori».
Il presente
Non potevamo esimerci da una considerazione sull’affaire fusione tra Soudal e Jumbo. Si fa, non si fa, tutto è ancora incerto anche se pare che i due top team continueranno per conto proprio. Bagioli guarda a quello che sta lasciando e a ciò che verrà.
«L’atmosfera in squadra nelle ultime settimane era parecchio strana – va avanti Bagioli – nessuno sapeva realmente niente: né direttori, né corridori. E’ vero che io vado in un altro team, ma mi dispiace per loro. Abbiamo cercato di mantenere l’umore alto in hotel soprattutto in questa settimana, sia tra compagni che staff. Abbiamo solo pensato di fare il meglio possibile e penso che lo abbiamo dimostrato. Ilan (Van Wilder, ndr) ha vinto la Tre Valli, io il Gran Piemonte e poi secondo al Lombardia. Sono contento di aver contribuito in questo senso. Le ultimissime notizie dicono che la fusione non ci sarà e spero per loro che non avvenga. Per me è giusto che la squadra vada avanti da sola, anche considerando il personale che potrebbe restare a piedi».
Il futuro
Bagioli è in parte dispiaciuto di lasciare questo team, però lui stesso ha parlato di scelte. L’anno prossimo inizierà una nuova avventura con la Lidl-Trek. Lefevere, il suo team manager, lo aveva tirato in ballo dicendo che cambiando squadra avrebbe avuto la mente libera e avrebbe fatto bene.
«Può essere – dice il valtellinese – ma la mente è più libera perché si firma un contratto, non perché si cambia squadra. Con un contratto nuovo sai di essere a posto per gli anni successivi e quindi puoi correre con più forza nelle gambe. Non hai l’ossessione.
«Spero che in queste corse sia nato un nuovo me. In particolare in questi ultimi mesi sono cresciuto sia mentalmente che fisicamente. Non vedo l’ora di iniziare il prossimo anno. Vorrei fare molto bene nelle classiche delle Ardenne. Prima però farò un po’ di vacanza».