L’adrenalina sale. La Milano-Sanremo edizione 2021 è sempre più vicina e già tutti sono proiettati verso la Classicissima, con Parigi-Nizza e Tirreno-Adriatico chiamate a scrivere i pronostici per la prima delle Classiche Monumento. Filippo Pozzato la conosce bene, per averla vinta nel 2006 e averla corsa ben 15 volte. La gara non farà il Turchino, ma rispetto alla scorsa estate riscopre la tradizione dei Capi e del finale più classico.
«Per vincerla – dice – serve sempre un corridore completo, capace di andar forte in salita e che riesce a mantenere la giusta esplosività nel finale a dispetto dell’estrema lunghezza della prova, quando serve fare la differenza sul Poggio».
In passato la Sanremo si prestava a molte soluzioni, ora invece sembra sempre un lungo prologo a quel che avverrà sulle rampe finali…
Io dico che è il ciclismo nel suo complesso che è cambiato. Una volta c’era molta più selezione, ora arrivano gruppi folti a giocarsi la volata perché sono in molti che tengono bene, sia la distanza che la velocità generale. Devi essere sempre veloce e controllare la posizione in gruppo, non sono tanti quelli che si staccano, per questo solitamente si arriva a ranghi compatti. La cosa che notavo è che mentre una ventina di anni fa i nomi che venivano pronosticati erano pochi e alla fine si giocavano la vittoria, adesso ce ne sono almeno una ventina che hanno tutti le stesse probabilità di emergere. E’ il frutto della globalizzazione, per questo dico che è un ciclismo diverso.
Qual è allora il “quid” che fa la differenza?
La velocità, lo spunto. Prendiamo ad esempio Moscon, che spero davvero si riprenda presto dal suo infortunio al polso. E’ un corridore fortissimo, ma per uno come lui, vincere la Sanremo è molto difficile perché non ha lo spunto, deve quindi costruirsi una corsa diversa, fare la differenza prima. Manca di quell’esplosività che è invece la prerogativa di Alaphilippe, Sagan, lo stesso vincitore dello scorso anno Van Aert. Non è un caso se il belga ha la possibilità di vincere qualsiasi classica, a prescindere dalla sua altimetria.
Questo tipo di ciclismo piace a Pozzato?
Bella domanda. E’ l’evoluzione del ciclismo moderno. Da corridore guardo le gare da un punto di vista tecnico e sono anni, sin da quando ancora correvo, che dico che sono meno divertenti. Proprio perché ci si diverte meno anche ad allenarsi: il caso di Dumoulin che lascia e prima ancora quello di Kittel non sono casuali, ce ne saranno altri. Prima ad esempio ci si allenava insieme, ci si ritrovava in un dato punto e magari tra un lavoro e l’altro c’era anche la fermata per un caffè. Ora sai che devi far questo o quello, sei quasi sempre solo, tutto è tabellato e computerizzato. Gli ultimi anni di attività mi sentivo come un operaio della bici, a tutto danno della passione. Questo alla lunga ti logora, a 30 anni sei già vecchio…
C’è chi va in controtendenza?
Sì, la Deceuninck Quick Step, secondo me vincono tanto proprio perché non hanno seguito alla lettera la moda instaurata dalla Sky. Ci si diverte ancora in quel gruppo, si è cercato di adattare l’evoluzione del ciclismo a formule consolidate, a un ambiente che comunque è rimasto positivo e improntato al divertimento e i risultati si vedono.
Tornando alla Sanremo, proviamo a individuare un italiano che ha in sé tutte le caratteristiche per emergere e magari imitare il Pozzato del 2006…
Forse sarò di parte, ma io dico che Sonny Colbrelli ha tutto per poter vincere la Classicissima, perché tiene su quel tipo di salite e ha lo spunto giusto per vincere, sia attaccando sul Poggio, sia giocandosi la volata. Poi mi piacerebbe molto se la prossima Sanremo la vincesse Viviani, per tutto quello che ha passato perché so che può tornare ai suoi livelli. D’altro canto dipende molto da come la Sanremo viene interpretata, ad esempio se c’è vento contro è difficile fare la differenza sul Poggio. Quel che conta è comunque capire come si evolve perché non tutti la interpretano allo stesso modo.