Il bello è che non hanno paura. E’ il privilegio di chi ha tanta forza più degli altri e può permettersi di… giocare, ma anche di chi applica la regola più vecchia del mondo: chi mena per primo, mena due volte. Al Lombardia probabilmente Pogacar non era il più forte del gruppetto, ma anticipando ha esposto gli altri al rischio di scoprirsi.
Così fanno anche Van der Poel e Van Aert oppure lo stesso Evenepoel. Dire se si tratti della condotta meno dispendiosa è compito per preparatori, di sicuro la capacità di mettere subito fieno in cascina permette di correre il resto della corsa amministrando e colpendo laddove se ne offra l’occasione.
Il Tour de France di Pogacar in questo senso è stato illuminante. Ma allora non potrebbe essere proprio questa la fase della carriera, benedetta da forza e sfrontatezza, per tentare l’accoppiata Giro-Tour?
Suggestione futura
Diciamo subito che lo sloveno e la sua squadra prima di lui hanno già da un pezzo ufficializzato che nel 2022 farà il Tour e semmai la Vuelta. Pertanto il ragionamento che segue è sul tema e sulla prospettiva che ciò avvenga, non sulla voglia di fargli cambiare idea. E dato che il nostro amico Adriano Malori ha già affrontato il discorso con un post su Facebook, siamo ripartiti da lui. Per capire che cosa lo abbia spinto a dire che lo sloveno sarebbe l’uomo ideale per la doppietta.
«E’ chiaro che dal suo punto di vista – dice Malori – volendo puntare a due grandi Giri nel 2022, faccia bene a concentrarsi su Tour e Vuelta, ma secondo me entro un paio d’anni potrebbe provare Giro e Tour. La differenza rispetto a tutti gli altri che ci sono oggi in gruppo è la freschezza. Ha 25 anni ed è stato capace di andare bene in tutti gli appuntamenti. E’ stato un missile per tutto l’anno».
Che cosa intendi con freschezza?
Recupero chiaramente e il fatto che corra in modo scanzonato. Come al Lombardia. Ha attaccato, la va o la spacca. E questo gli ha dato un grosso vantaggio. Il solo dubbio è vedere come esce dalle tre settimane e magari lo vedremo nel 2022 alla Vuelta.
Perché questo dubbio?
Perché a Tokyo gli è mancato qualcosa. E’ vero però che c’è stato di mezzo il viaggio e ci siamo detti più volte che tanti hanno sbagliato i tempi, riducendo quello del recupero. Di sicuro però per tentare un’accoppiata, c’è da cambiare qualcosa.
Che cosa?
Dovrebbe rassegnarsi a una prima parte di stagione più pacata, non cominciare con vittorie al Uae Tour e quelle a seguire. Dovrebbe arrivare al Giro tramite il Giro dei Paesi Baschi o il Tour of the Alps, comunque corse che non richiedano tanta pressione. Dopo il Giro potrebbe fare lo Slovenia e poi andare al Tour. Può farlo perché è una spanna sopra agli altri, avrebbe potuto vincere il Tour con più vantaggio.
Non c’è il rischio che il Giro prima del Tour rischi di intaccare questo potenziale?
Di sicuro qualcosa gli toglierebbe, ma per questo ho fatto notare che ha vinto il Tour con ampia riserva. Al Giro troverebbe avversari ampiamente alla sua portata, cui è superiore in salita e anche a crono. Potrebbe iniziarlo senza problemi all’80 per cento. Guardate Froome nel 2018. Ebbe la caduta, lo iniziò tutto malconcio, ma alla fine aveva un’ottima condizione.
Forse però ha vinto il Tour con riserva perché Roglic è caduto…
Infatti lui può essere la vera incognita, perché ogni anno cresce e potrebbe migliorare ancora. Ha dominato la Vuelta, anche se gli avversari non erano neanche lontanamente al suo livello. Credo che i soli ostacoli per Pogacar siano Roglic e il volere dello sponsor, che sta facendo un mercato stellare proprio per il Tour. Dovrebbe imporsi lui, se gli interessa. E forse c’è un altro dubbio…
Quale?
Non abbiamo visto come gestisce le difficoltà. Abbiamo visto Contador vincere con grandi rimonte e con intelligenza, così come Froome. Pogacar ha sempre dominato, ci sarebbe da capire come eventualmente gestirebbe una crisi a mezzo Stelvio, tanto per fare un esempio. Ma se sta bene, al Tour ha dimostrato di sapere come si fa per spendere lo stretto indispensabile. Lui e Roglic sono come Hamilton e Verstrappen in Formula Uno, il passo falso di uno diventa vantaggio per l’altro.