Tre in fila: Van Aert, Van der Poel e Julian Alaphilippe. Il francese in maglia iridata ha attaccato il Koppenberg come la rampa del garage. Si è mosso in corsa con la sicurezza di uno che il Fiandre l’ha sempre corso, invece era al debutto.
Mancano 40 chilometri al traguardo. La moto rallenta sulla destra. E anche se non dovrebbe essere lì, Van Aert la vede benissimo. Esistono regole non scritte del gruppo, anche in corsa. Gli ostacoli si segnalano: si mette la mano dietro la schiena e si indica di allargarsi. Ma il Fiandre è zona di guerra e certe accortezze non valgono. Per cui Van Aert punta la moto e non fa un cenno.
«Se guardate le immagini – dice Alessandro Tegner, marketing manager della Deceuninck-Quick Step – Van Aert va dritto sulla moto. Van der Poel la schiva di un soffio. Julian la prende in pieno».
Eddy Lissens faceva il poliziotto e stamattina è uscito di casa come gli capita da vent’anni per guidare la moto al Giro delle Fiandre. Stavolta come moto della Giuria. La situazione è semplice: ci sono gli uomini più forti nella fuga che deciderà la Ronde. I tre hanno raggiunto un vantaggio superiore ai 20 secondi, per cui la Giuria e il cambio ruote Shimano rallentano per disporsi dietro alla fuga.
«Ci siamo lasciati sfilare – racconta a Sporza – la moto della televisione si è spostata sul lato sinistro della strada, noi abbiamo scelto il lato destro. Saremmo dovuti stare anche noi dall’altra parte della strada? Chi dice una cosa del genere non ha mai corso una gara».
Julian a ruota dei due non si guarda troppo intorno. Forse la radio lo distrae. Porta una mano sul petto per schiacciare l’interruttore e non si accorge che Van Aert ha schivato la moto. Che Van der Poel l’ha evitata per un soffio, con un riflesso da gatto selvatico. E quando il francese si trova davanti il baule della Suzuki grigia, è già troppo tardi.
«Julian evita le mosche – dice Tegner – se avesse avuto un segnale di pericolo non avrebbe mai preso quella moto. Alla Liegi ha commesso un errore per la troppa pressione. A Scheldeprijs l’errore l’ha fatto Van der Poel e per poco non lo paga lui. Ma al Fiandre non è stata solo sfortuna. Dopo la sua caduta si sono voltati entrambi. Van der Poel ha la faccia di quello che l’ha scampata bella. Van Aert si rimette subito a menare. Non hanno neppure fatto il gesto di rallentare per capire se sarebbe ripartito».
Il Fiandre è guerra e forse il galletto iridato dai modi sbarazzini e per certi versi irriverenti non va tanto a genio ai due giganti del cross che sui sentieri fiamminghi hanno costruito la loro carriera e la reciproca rivalità. Alaphilippe grida sull’asfalto, una moto si ferma per soccorrerlo.
«Mi dispiace da matti — dice il Lissens – per quello che è successo. Certe manovre si fanno cento volte in una corsa e non succede mai niente. Ma questa volta Alaphilippe stava parlando nella radio e non ha fatto in tempo ad evitarmi. Sono in corsa da vent’anni, non mi era successo mai niente del genere».
Van Aert e Van der Poel si sono giocati il Fiandre. Il primo ha ringraziato il secondo, che ha vinto, per avergli dato lo stimolo di migliorare ancora. Su quella manovra per evitare la moto ognuno si farà la sua idea.