Questa è stata un’altra stagione “dei giovani”. Togliendo Pogacar, sono stati loro i protagonisti dell’anno. In tanti si sono messi in mostra e hanno stupito. Alessandro Ballan li ha seguiti con attenzione. L’ex campione del mondo ha valutato per noi il gruppo dei migliori Under 21.
La classifica UCI degli Under 21, con al massimo due anni di esperienza professionistica, vede nell’ordine: Romain Gregoire, Isaac Del Toro, Lenny Martinez, Max Poole, Finlay Blackmore, Alec Segaert, Jan Christen, Thibau Nys, Giulio Pellizzari e Antonio Morgado.
Una piccola precisazione: tecnicamente Pellizzari è al terzo anno da pro’, in virtù del “gruppo giovani” della VF Group-Bardiani, ma il primo anno ha svolto prevalentemente attività U23
Pellizzari, talento in salita
Sarà perché è italiano, sarà perché lo ha visto più da vicino, ma Ballan è rimasto particolarmente colpito da Giulio Pellizzari.
«In particolare – dice Ballan – Pellizzari mi ha colpito per le sue abilità in salita: lì davvero può dire la sua. Ha lottato spesso davanti con i grandi. Giulio ha mostrato una naturale predisposizione per le lunghe ascese, ha una buona capacità di gestione dello sforzo e di resistenza. Certo, è svantaggiato a cronometro… per ora, e non può primeggiare in un grande Giro. Ma adesso andrà in una squadra in cui lo faranno lavorare, con altri materiali e metodi, e potrà migliorare anche lì. Che poi come migliorare è un po’ il segreto di tutti questi ragazzi».
E qui Ballan apre un capitolo importante: quello degli stimoli e della fame, come dice lui. «Ora faccio un discorso generale, che non è riferito né a Pellizzari né agli altri, ma è un po’ lo specchio della direzione che ha preso il mondo. Mi spiego: oggi danno tutto o quasi per passare. Ci riescono, e quando poi hanno firmato un buon contratto, si adagiano. Io parlo anche per la mia esperienza personale. A 15 anni ho perso mio padre. Mia madre era una casalinga, la mia famiglia era povera. Dopo la scuola andavo a lavorare nei tre mesi invernali. Un anno ho fatto l’idraulico, un anno il muratore, un anno l’elettricista. E ho capito quanta fatica si facesse per arrivare a sera e guadagnare qualche soldo».
«Quando un giorno mi hanno detto che sarei diventato professionista e che mi sarei allenato 6-7 ore al giorno, per me era una fatica diversa: sapevo cosa significava essere un lavoratore. Oggi i ragazzi, non solo i ciclisti, non hanno l’esigenza di lavorare, di fare certi sacrifici.
«E’ lo stile di vita moderno, dove tutto è più facile… Questo, nel caso del ciclismo, per me si lega molto a quanta fame hanno di migliorarsi questi ragazzi. Spero che Pellizzari mantenga questa sua voglia di migliorarsi. Ma mi sembra motivato».
Gregoire, costanza e risultati
Un altro ciclista che ha catturato l’attenzione di Ballan è il francese Romain Gregoire. Se Pellizzari eccelle in salita, Gregoire lo ha impressionato per la sua costanza e per i risultati ottenuti in questa prima fase della sua carriera.
«Forse – dice Ballan – nel complesso il francese è il più forte di tutti. Ha vinto e si è piazzato spesso. E poi si è visto dall’inizio alla fine della stagione. Lui è uno dei francesi che sta uscendo benone. Questo perché Oltralpe loro lavorano bene nelle categorie giovanili. Sostanzialmente, noi stiamo vivendo quello che i francesi hanno vissuto 10-15 anni fa, con la differenza che loro, rispetto a noi, hanno molte squadre, WorldTour e non solo, dove farli passare, crescere e tutelare. Da qualche anno a questa parte sono arrivati i Bardet, poi gli Alaphilippe, i Gaudu… fino a Martinez e Gregoire».
I giovani UAE
Oltre a Pellizzari e Gregoire, Ballan ha elogiato i giovani della UAE Emirates . Si è detto colpito da Antonio Morgado e Isaac Del Toro. Morgado, noto per il suo temperamento aggressivo e la sua intelligenza tattica, e Del Toro, dotato di una notevole versatilità, rappresentano delle promesse per il team degli Emirati Arabi. Ballan ha anche elogiato Jan Christen, un giovane che, pur non comparendo in classifica, ha dimostrato qualità eccellenti che lo rendono meritevole di attenzione.
«In particolare Morgado – ha detto Alessandro – ha fatto quinto a un Fiandre pur essendo così giovane. Baldato, il suo diesse, mi diceva che ha preso tutti i muri in coda e poi rimontava. Sono andato a rivedere la corsa ed, in effetti, è stato proprio così. Fare quinto in quel modo, su quelle strade, dopo 250 chilometri, significa che sei davvero forte».
Ballan ha riconosciuto anche il potenziale di Thibau Nys e le doti, soprattutto a cronometro, di Alec Segaert.
«Ma in generale – ha concluso – mi colpiscono i giovanissimi, di nuova generazione, quelli ancora più giovani dei 21enni. Ho avuto la fortuna di assistere al Giro Next Gen: c’era gente come Torres o Vidar che davvero faceva la differenza. E parliamo di atleti di primo e secondo anno. Avevano due marce in più rispetto a quelli di terzo e quarto».