Arrivato in vista della vetta, Simon Pellaud ha creduto di scorgere una donna vestita da sposa e la Madonna, ma non erano allucinazioni dopo il grande sforzo fatto per tenere le ruote dei migliori. La sposa faceva parte del suo fan club, arrivato da Martigny (Svizzera) sino in Sardegna per sostenerlo e piazzato proprio alla Madonnina, la lunga salita che sale da Cuglieri e che da queste parti è più celebre per la classica automobilistica in salita.
La missione di Pellaud
Pellaud è un uomo in missione. La sua dimensione è l’attacco da lontano e così è stato sin dall’avvio della Settimana Ciclistica Italiana. D’altra parte, dopo aver vinto il premio per il maggior numero di chilometri in fuga al Giro d’Italia, lui si sente quasi investito di un incarico.
«In realtà la maglia di leader del Gpm (in apertura, con lo sponsor scritto a mano, ndr) mi piace e quindi sono andato all’attacco anche oggi. Ci hanno ripreso sulla salita lunga (11 chilometri al 5,1 per cento, ndr) e ne ho fatto metà assieme al gruppo, ma alla fine sono riuscito anche a sprintare e prendere il secondo posto», ha detto quasi giustificandosi dopo l’arrivo a Oristano, che lo ha visto chiudere il gruppo dei 56 migliori, con lo stesso tempo del vincitore Pascal Ackermann, primo su Barnabas Peak e Sep Vanmarcke.
La missione di Ackermann
Il tedesco è un altro uomo in missione. La Sardegna, come la settimana scorsa la Romania, sono un ripiego per lui. Doveva essere al Tour de France (per contratto, sostiene lui) e quanto sarebbe servito in volata alla Bora-Hansghrohe che nel frattempo ha pure perso Peter Sagan…
Invece il team lo ha escluso e lui ha risposto con due vittorie al Sibiu Tour e una (per ora, ma è difficile che resti l’unica) alla Settimana Italiana: «Anche se non avevo vittorie, mi ero preparato bene e credo che meritassi di essere in Francia. Oggi era una giornata dura, c’era una salita lunga, ma la squadra credeva in me e io stesso ci credevo. Ho dovuto inseguire da solo dopo la salita e sono davvero felice. So ci sono altre occasioni, ma non significa che sarà più facile perché tutti mi controllano».
La missione di Ulissi
Intanto ha dato una bella dimostrazione e altrettanto sta facendo Diego Ulissi (ieri 7° in volata), che ha indossato ancora la maglia color del mare di leader della classifica, ma che avrebbe preferito un altro azzurro. Però la convocazione di Davide Cassani per Tokyo non è arrivata e a lui non resta che battagliare con Bettiol (anche a Oristano attivissimo perfino negli ultimi chilometri prima dello sprint), Ciccone, Moscon e Caruso e provare a difendere la maglia.
Con l’annunciato ritiro del vincitore del Fiandre 2019 e degli altri azzurri della strada (la partenza per il Giappone è domani), i suoi rivali diretti per la classifica sono il “vecchio” Sep Vanmarcke e l’emergente Giovanni Aleotti (entrambi a 6”), ma più ci si avvicina a Cagliari, sede degli ultimi tre arrivi, più il terreno diventa favorevole ai velocisti puri e la missione di Ulissi meno complicata: «Non è più facile, ma guardo giorno per giorno e la voglio portare a casa», ha detto, festeggiando all’ombra della statua di Eleonora d’Arborea il 32° compleanno.
Missione Tokyo
Oggi, dopo la Oristano-Cagliari, con passaggio a Villacidro, casa del grande assente Fabio Aru, lasceranno gli altri quattro “uomini in missione”: Davide Cassani ha messo alla frusta i suoi quattro moschettieri olimpici (D’Artagnan-Nibali si unirà a loro domani a Roma), allungando la Sassari-Oristano ben oltre i 185 chilometri del percorso. Per Bettiol, Moscon, Ciccone e Caruso, altre due ore per l’ultima “distanza” italiana prima del trasferimento a Tokyo.