Avevamo sentito Serge Parsani il primo dell’anno, appena rientrato a casa da una visita e una partita a carte con sua madre Rosetta di 99 anni. Ed è stato così con piacere scoprire alla fine del mese che l’Associazione dei direttori sportivi professionisti (Adispro) ha riconosciuto al tecnico bergamasco il Timone d’Oro per quanto ottenuto in carriera (nella foto di apertura, da sinistra Mario Chiesa, Davide Goetz, Serge Parsani, Luca Guercilena). Un riconoscimento istituito nel 2012 e consegnato in precedenza ad Antonio Salutini, Giuseppe Martinelli, Fabrizio Fabbri, Franco Gini, Vittorio Algeri, PIetro Algeri e Gianluigi Stanga.
Osservatore critico
«Quello che fa il tecnico è da capire – ci aveva detto Parsani osservando i suoi colleghi – anche quando ci sono tanti soldi. Quando vedo che una squadra WorldTour ha 10-12 direttori, la figura perde di centralità e importanza. Non sei più il punto di riferimento per i corridori. Fai pochi giorni con ognuno, non riesci nemmeno a capire che carattere abbiano. Il corridore di 20 anni fa ti diceva che il tale direttore sportivo era stato o non era stato importante per la sua crescita e i suoi risultati, oggi fanno fatica a ricordarseli».
Grande carriera
Nonostante il Covid abbia costretto l’Adispro a cancellare il convegno annuale, la cerimonia di consegna del Timone d’Oro, pur posticipata, è stata mantenuta.
«Sono davvero onorato – ha dichiarato Serge Parsani, che in carriera ha diretto fra gli altri Argentin, Bettini, Bartoli e Cipollini – mi fa sicuramente molto piacere aver conseguito questo premio, ma avrei preferito condividere questo momento in mezzo a tutti i miei ex colleghi, che ringrazio di cuore. Purtroppo questa situazione non ce lo permette».
A testa alta
L’avvocato Davide Goetz, presidente dell’associazione, presso il cui studio si è svolta la consegna, ha motivato la scelta di Parsani con il suo impegno nelle attività di Adispro.
«Serge – ha detto – è stato infatti presidente dell’Associazione internazionale dei tecnici, un ruolo che ha ricoperto a testa alta, anche sacrificando le proprie situazioni professionali. Non è semplice, in nessun ambiente, coniugare l’attività sindacale con i rapporti di lavoro. Proprio dalle difficoltà che ha dovuto sopportare, nacque l’idea di affidare la presidenza di Adispro a un soggetto indipendente».