Le energie fisiche e mentali che Stefano Oldani ha messo per prepararsi e migliorare la condizione per il mese di luglio sono state dirottate dal Tour de France ad altre corse. Il corridore della Cofidis sperava in una convocazione per la Grande Boucle, invece questa non è arrivata. Ma, al posto di scoraggiarsi, Oldani ha messo tutte le forze e la volontà in altri obiettivi. Voleva dimostrare di stare bene e far vedere che le ore spese tra ritiri e allenamenti avevano portato a qualcosa (in apertura foto Instagram).
«La verità – racconta dalla Spagna tra una corsa e l’altra – è che mi sono preparato proprio bene nelle tre settimane passate a Livigno a giugno. La squadra ha deciso di non portarmi al Tour nonostante avessi una bella condizione, così ho cercato di sfruttarla il più possibile. Ho ottenuto tanti risultati, è mancata solamente la vittoria, ma penso di essermi superato. In alcune gare, specialmente in Francia al Tour de l’Ain, resistevo su percorsi duri e rimanevo davanti a giocarmi la vittoria».
Mancata occasione
Dalla mancata convocazione al Tour de France Oldani ha collezionato sette top 10 su nove gare. Il riscatto c’è stato, ma è mancata la vittoria, sfumata per poco in Francia e ancora inseguita.
«E’ mancato un po’ il momento tattico – spiega il lombardo – per usare un termine più edulcorato. Alla fine ho perso due occasioni importanti ma nel complesso mi sono comportato bene. Anche alla prima delle due gare qui in Spagna, la Castilla y Leon, ho provato ad anticipare ma c’era poco spazio. I velocisti hanno fagocitato la corsa. Oggi alla Prueba Villafranca le chance per me aumentano, il percorso si avvicina tanto alle mie caratteristiche».
Che sentimento ti ha smosso la mancata convocazione al Tour?
Ho voluto dimostrare di esserci. E’ stato un anno difficile il 2024, dalla caduta di gennaio a Marsiglia mi sono sempre trovato a rincorrere. Solo da dopo il Giro d’Italia ho ritrovato le sensazioni giuste. Crescevo e trovavo sempre più il mio livello e la gamba giusta per battagliare in testa alla corsa. L’esclusione dal Tour è diventata una sfida personale.
Per dimostrare di esserci.
Far vedere che quando mi impegno e mi alleno bene posso dire la mia. Ora però mi serve staccare un attimo e ripartire. Devo capire con la squadra quando potermi prendere una pausa. E’ da gennaio che non riposo un po’ e mi serve recuperare, più per la testa che per le gambe.
Fermarsi per poi ripartire più forte?
Voglio fare un bel finale di stagione con le gare del calendario italiano. Mi piacerebbe, dopo il periodo di riposo, ripartire e costruire di nuovo la gamba in altura.
L’esclusione dal Tour ha portato dei buoni risultati in altre corse, alla Grande Boucle non sarebbe stato facile trovare le stesse occasioni…
Nel roster della mia squadra mi sarei visto bene, penso che ne avrebbero tratto un vantaggio dalla mia presenza. Con il senno di poi l’esclusione mi ha permesso di ritrovarmi e ottenere dei risultati importanti.
Niente Vuelta in programma?
No, con la squadra non era in calendario. Sarebbe diventato difficile prepararla al meglio. Dopo il Giro, che è andato come avete visto e l’esclusione dal Tour non ci sono altri grandi Giri in programma. Il focus è sul finale di stagione in Italia.
Quale gare ti intrigano?
Ce ne sono tante: Peccioli, Toscana, Agostoni, Bernocchi e quelle in Veneto. All’Agostoni nel 2022 ho fatto decimo perdendo il momento giusto nel finale. Lo stesso anno alla Bernocchi sono arrivato terzo… L’obiettivo è vincere, come sempre, ma mi piacerebbe creare la giusta condizione per poi essere presente in testa alla corsa. Se corri davanti le probabilità di vincere si alzano.