Oggi Yates li ha presi tutti a schiaffi, Bernal compreso…

26.05.2021
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Yates attraversa la linea e non si ferma. Il massaggiatore continua a corrergli accanto, ma l’inglese continua a pedalare piano verso quel che resta di una salita che parrebbe infinita. Non potendo corrergli accanto come una volta, immaginiamo il battito del suo cuore che rallenta, il respiro che si normalizza. Fa esercizi per il collo e ancora pedala. Piano, come in una slow motion. E’ evidente che voglia essere lasciato da solo, per questo e per il fiatone, anche l’uomo del Team Bike Exchange smette di correre e lo raggiunge quando si ferma. Si scambiano uno sguardo. Simon inarca la schiena all’indietro, come quando togli lo zaino pesante. Poi scuote il capo, fa mezzo sorriso e torna indietro dove il resto dei massaggiatori aspetta i compagni. Molla la bici. E finalmente, dopo un giorno di schiaffi presi e dati, si siede per terra.

A 3,3 chilometri dall’arrivo si è reso conto che Bernal soffriva ed ha attaccato
A 3,3 chilometri dall’arrivo si è reso conto che Bernal soffriva ed ha attaccato

Un bel giorno

Ha attaccato a 3,3 chilometri dall’arrivo, dove la strada è nel bosco e la pendenza bastarda come un pugno sotto lo sterno. Se andate a riguardarvi la foto pubblicata su bici.PRO all’indomani del Tour of the Alps, vedrete che è stata scattata proprio in quel settore di salita. Bernal ha risposto alla prima botta e anche alla seconda, ma mentre Yates davanti pedalava composto, si è visto subito che la maglia rosa aveva la bocca aperta come sullo Zoncolan. Ma questa volta mancava più strada. Il momento in cui Bernal si stacca e lo vede andare via è quello su cui i più grandi giornalisti costruirebbero la storia del giorno. Ma Yates in quel momento non pensa alla storia, soltanto a spingere e dare schiaffi. Ha preso troppi schiaffi in questo Giro, che era venuto a vincere, per sbilanciarsi anche soltanto con la fantasia. E poi voi credete che su una salita così dura, forse la più dura del Giro, ci sia stato tempo per la fantasia?

Dopo l’arrivo Simon ha continuato a pedalare ed è tornato dopo 5 minuti buoni
Dopo l’arrivo Simon ha continuato a pedalare ed è tornato dopo 5 minuti buoni

Meglio col sole

«Ci siamo persi la fuga – dice – e volevo provare a vincere la tappa oggi. Quando davanti sono partiti c’erano solo 60 chilometri prima del San Valentino, la prima salita, perciò inseguire non è stato un lavoro enorme. I ragazzi hanno fatto un ottimo lavoro e io ho cercato di fare la mia parte. E’ stato un giorno davvero folle. Ma avevo buone gambe e il sole splendeva e ho avuto per tutto il giorno buone sensazioni di poter fare questa cosa».

La più dura

Ha il casco in testa con gli occhiali infilati e capovolti. Sul naso c’è ancora il cerotto per respirare meglio e attorno al collo un asciugamano di spugna azzurro gli impedirà di prendere freddo in discesa, perché i pullman sono stati parcheggiati in basso e i corridori per tornarci hanno dovuto ripercorrere la salita al contrario. E chissà che facendolo, non si siano resi conto di essersi lasciati alle spalle l’arrivo più impegnativo del Giro.

«Eravamo stati a fare la ricognizione – dice – per questo la squadra ha tirato sin dal San Valentino. Sapevamo che sarebbe stata una salita molto dura, per me la più dura della corsa. Sapevo che c’era margine per provare, così ho tentato di fare la differenza e ho guadagnato un buon tempo. Dire se potrò fare meglio, avendo più di un minuto da Caruso, che resta secondo… Se avrò gambe proverò ancora, ma adesso non mi sembra di avere molto altro da dire».

Si è seduto per terra e finalmente ha iniziato a mandare giù qualcosa
Si è seduto per terra e finalmente ha iniziato a mandare giù qualcosa

Gira la bici, corridori continuano ad arrivare alla spicciolata. Lui si avvia verso la discesa, dopo un giorno per lui migliore dello Zoncolan, in cui l’attacco gli era stato ricacciato in gola. Per la prima volta in questo Giro, ha visto Bernal in difficoltà, come per la prima volta a Prato Nevoso, Froome iniziò a minare la sua sicurezza nel 2018. Il Giro ha davanti ancora due tappe di montagna e una crono. Difficile, dopo quanto visto a Sega di Ala, dire che il tempo degli schiaffi sia finito.