TORINO – Tadej Pogacar non ha vinto. E questa è già una notizia, se non altro per come la sua UAE Emirates ha impostato la corsa. Nel clan dello sloveno assolutamente non ci sono musi lunghi, però quel pizzico di amarezza aleggia. E ci sta. Jhonatan Narvaez è stato più veloce in volata e scaltro a sfruttare scia e lavoro dello sloveno.
I compagni di Pogacar hanno lavorato sodo per tutta la tappa e perdere per un soffio non fa piacere, tanto più che sul piatto c’era anche la maglia rosa. Segno che non è stato (e non sarà) tutto così facile come ci si poteva attendere da parte di tutti. Tifosi, media, team, atleti.
Un solo gregario
Di bello è che Pogacar e la UAE Emirates hanno fatto divertire. Hanno corso a carte scoperte sin da subito, all’attacco già dalla prima frazione.
«Se sarà tutti i giorni così? Speriamo – ha detto a caldo il Ceo della UAE, Gianetti quando ancora Pogacar doveva sfilare tra i fotografi e i giornalisti dietro il traguardo – Siamo stati davanti, peccato che non abbiamo vinto. Ma il Giro d’Italia è lungo».
Il Giro è lungo. Tadej sta bene perché comunque è arrivato davanti e ha già messo un piccolo gap tra se e gli altri uomini di classifica, però è innegabile che qualcosa non abbia funzionato. Di fatto è rimasto con un solo uomo, Rafal Majka, un po’ troppo presto. E da quel momento ha avuto di fatto l’intero gruppo contro più che mai. Se non è un campanello d’allarme poco ci manca.
Mentre Pogacar, dapprima silenzioso e serio e poi un po’ più sciolto fa defaticamento sui rulli, intercettiamo Fabio Baldato, il direttore sportivo che lo ha guidato in ammiraglia.
Fabio, subito spettacolo…
Sì, spettacolo… l’idea era di correre aggressivi. Il tracciato era tecnico, le discese insidiose e rischiose. Volevamo appunto fare corsa dura per stare davanti, ridurre il “traffico” e appunto evitare rischi e pericoli. E facendo corsa dura sono rimasti in pochi presto.
Corsa dura, ma non si è potuto fare a meno di notare che siete rimasti con un solo uomo, Majka. C’è qualche dinamica che non ha funzionato?
Un paio di ragazzi hanno reso un po’ meno del previsto. Non sono stati all’altezza di quel che ci aspettavamo ma non ne facciamo un dramma. Siamo al primo giorno di corsa e può succedere. In più era una tappa di 140 chilometri, quindi breve, e gente come Novak e Grosschartner hanno fatto un po’ più di fatica. Forse qualcosa è andato storto, ma davvero nulla di particolare.
In molti hanno pagato in effetti…
Tappa corta, esplosiva che qualcuno ha digerito bene e qualcun altro ha pagato. Ma non credo sia oggi che si capiscano i reali valori del Giro. Si può andare a vedere chi è stato più in difficoltà di altri, quello sì. Ma un primo giorno così esplosivo poteva riservare qualche sorpresa. Tanto più dopo tre giorni tra prove, interviste, presentazioni…
C’era incertezza?
E’ facile trovarsi imballati e con le gambe non a posto. E’ successo ad un paio dei miei, ma anche ad altri. Adesso aggiusteremo il tiro e sono convinto che tra qualche giorno ognuno troverà il suo posto.
La sensazione è che Pogacar sullo strappo fosse il più forte, nonostante Narvaez lo abbia tenuto. Lo sloveno sembrava in pieno controllo, come se avesse avuto l’input di non esagerare con i fuorigiri. E’ così?
Sarebbe stato bello vincere la tappa, ma non era comunque qui che si sarebbe vinto il Giro. Adesso ci devo parlare e vediamo cosa dice. Tadej era lì e questo è l’importante. Gli altri hanno corso sulla sua ruota e su di noi.
Ecco: “Hanno corso su di noi”. Sarà questo il leitmotiv di questo Giro?
Sicuramente. E noi dovremmo essere bravi a non perdere il controllo, la pazienza, la lucidità. Questa tappa ci servirà da monito che non bisogna abbassare la guardia e non si deve sottovalutare nessuno.
Fabio, hai detto che ci devi parlare. Nel ciclismo dei numeri il dialogo resta importante dunque?
Certo, almeno per capire le sue sensazioni e cosa si può fare meglio. E’ il primo giorno di gara, ne abbiamo altri venti davanti ed è importante trovare la giusta armonia.
Fare meglio
Intanto il bus inizia a richiudere i battenti. Anche Molano, l’ultimo della UAE Emirates, al traguardo ha finito di fare il defaticamento sui rulli, come per primo aveva fatto Pogacar.
Si parla di crampi: in tanti ne hanno avuti. Oggi a Torino non era caldo, ma neanche così fresco. All’ombra serviva in giacchino, ma al sole i raggi picchiavano. E in questi casi l’umidità è forte. Questo meteo variabile ha messo in crisi più di qualcuno sul fronte dell’idratazione.
La UAE Emirates ci dicono è solita fare il debriefing sul bus mentre si ritorna in hotel. «Adesso – dice Matxin – dovremmo parlare. Non è andata male, volevamo correre così, ma sicuramente c’è qualcosa da mettere a punto».