Cosa hanno in comune Luca Mozzato, Samuele Battistella, e Alexander Konychev? Lo stessa squadra da under 23, la Dimension Data, diretta all’epoca da Francesco Chicchi, grande ex velocista.
In teoria ci sarebbe anche un quarto ragazzo, Matteo Sobrero (che probabilmente ha scattato la foto in apertura, per descrivere il loro legame), ma Matteo ha compiuto un percorso più “importante” anche tra i pro’… se così possiamo dire.
Francesco questi ragazzi li ha visti crescere in una fase molto delicata nella carriera di un corridore. I 20 anni o giù di lì, rappresentano infatti il definitivo passaggio dall’adolescenza alla maturità sportiva.
Da Lucca al mondo
«Tre ragazzi molto bravi e che possono fare tanto – dice Chicchi – ma credo che alla fine tutti e tre siano passati al momento giusto».
«Di strada ne hanno fatta. Una volta li avevo sempre sottocchio. Vivevano insieme nella casa a Lucca, c’era un clima più familiare. Poi si sono ritrovati al gennaio successivo con il biglietto aereo per presentarsi alle corse. Un bel salto. Con loro ho un bel rapporto. Li sento spesso, ma è anche giusto che compiano la loro strada con i loro tecnici».
Konychev: quanta forza
«Konychev è stato l’unico dei tre a passare al terzo anno da under 23. Era chiaro che un anno in più lo avrebbe fatto alla stragrande con la sua forza e la sua testa. Avrebbe vinto moltissimo, ma si è presentata l’occasione di una WorldTour (la BikeExchange, ndr) e trattenerlo non sarebbe stato semplice.
«Quando dico la forza e la testa di Konychev – spiega Chicchi – intendo che Alex per andare forte doveva avere la consapevolezza di essere forte, appunto. E probabilmente vincendo sarebbe stato deciso anche dal punto di vista mentale. Mentre fisicamente è una vera potenza.
«Era forte, nonostante molte volte non avesse il peso giusto. Quando Sobrero ha vinto Mercatale, per esempio, ha fatto quasi tutto lui. Ha tirato sempre. Per dire che anche lui aveva un potenziale enorme.
«Alex ha sempre fatto, come dire, il minimo indispensabile per essere competitivo».
«In futuro può essere un uomo per le classiche del Nord: Fiandre, Roubaix… Ripeto: ha davvero tanta forza».
«Mi rendo conto che stia facendo un po’ fatica, perché in quella squadra con 24-26 corridori di quel calibro non è facile trovare spazio, ma sta crescendo piano piano… L’importante è che in questo “piano, piano” si faccia trovare pronto quando toccherà a lui. Ha tre anni di professionismo alle spalle, il prossimo sarà molto importante e dovrà iniziare a concentrarsi sulle corse che contano».
Mozzato: zitto, zitto…
E poi c’è Mozzato. Luca sembrava quello più in sordina, quello che ha trovato più difficoltà a passare tanto da dover emigrare in Francia alla B&B Hotels e ora eccolo piazzarsi addirittura al Tour.
«Il problema di Luca è che è troppo buono! – dice Chicchi – Per essere un velocista gli manca un po’ di cattiveria. Può andare bene per qualche corsa più piccola forse, ma per Giro, Tour e Vuelta ti serve il coltello fra i denti, tanto più con i velocisti di oggi».
«Mozzato non è mai stato un super vincente, come detto gli mancava la cattiveria. Una volta al Circuito del Porto gli dissi: “Oggi la volata la gestisci da solo”. Lui si sentì responsabilizzato. Organizzò il treno nel finale, fece bene quel che doveva fare e vinse in volata con dieci bici di vantaggio».
Mozzato è il classico esempio del bravo atleta che fa fatica a passare. Proprio perché “poco” vincente e se vogliamo neanche uno sprinter purissimo.
«Io – riprende Chicchi – ho anche provato a dargli una mano. Parlai con alcune squadre italiane, ma un po’ per le sue caratteristiche e un po’ perché team italiani non ce ne sono tanti, alla fine mi sono rivolto all’estero».
«Andai da Jerome Pinot (general manager della B&B, ndr) e gli dissi che un corridore così per il calendario francese sarebbe stato ideale. Tante gare di Coppa di Francia sono veloci, ma hanno pur sempre 1.000-1.500 metri di dislivello: uno come Luca gli avrebbe garantito parecchi piazzamenti. E di conseguenza parecchi punti, che per le squadre francesi sono importanti per l’accesso al Tour. E così è andata».
Battistella, la classe
Infine ecco Battistella. Ora all’Astana Qazaqstan, Samuele è stato anche iridato U23 nel 2020. E infatti Chicchi non ha dubbi.
«Lui è stato il corridore più forte sia fisicamente che mentalmente – commenta il toscano – mi sarebbe molto piaciuto vederlo al Tour, ma con il Covid non è stato possibile. Ma statene certi, lo vedremo a breve».
«Battistella è un corridore completo. Magari rispetto agli scalatori puri paga qualcosa in termini di peso, ma gli ho visto fare dei numeri alla Bassano-Monte Grappa che dicono quanto sia forte anche in salita.
«Se dovessi paragonarlo a qualche campione del passato direi Ivan Basso o Indurain… Ma più Basso».
«Samuele è forte di testa e sa sempre dov’è. Se prima del via ti dice: “Oggi mi vedi davanti”, stai pur certo di trovarlo lì. Così come se ti dice che è in giornata no, ci sta che si stacchi in pianura».