McNulty 2022

McNulty, da una delusione è nato un uomo nuovo

03.03.2022
4 min
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La gara olimpica di Tokyo 2020 è finita da poco. Mentre Carapaz festeggia il suo storico oro, mentre Van Aert e Pogacar guardano le loro medaglie senza nell’intimo capire se sono pienamente contenti di quel che hanno fatto, un americano se ne resta vicino al suo entourage con lo sguardo perso nel vuoto e la bocca che è una fessura. Non c’è una traccia di soddisfazione nello sguardo di Brandon McNulty, eppure sui fogli distribuiti celermente dalla federazione americana le sue dichiarazioni sono improntate all’entusiasmo.

«Wow, è pazzesco – si legge – penso che all’interno del programma Usa Cycling ogni generazione si stia avvicinando all’essere al top di questa disciplina, aver chiuso sesto è un grande onore per me».

Dichiarazioni che chiaramente non sono farina del suo sacco, ma dell’addetto stampa federale chiamato a scrivere qualcosa improntato all’ottimismo. Magari alla vigilia un risultato del genere neanche lo avrebbero sognato, non l’avrebbe fatto nessuno, forse neanche lo stesso Brandon, però… Per come si era messa la gara, Brandon ha accarezzato l’idea di salire sul podio, anche di vincere, di riportare la bandiera “stars ad stripes” sul pennone più alto 37 anni dopo.

McNulty Tokyo 2021
La volata per il secondo posto olimpico premia Van Aert, a McNulty un amaro 6° posto
McNulty Tokyo 2021
La volata per il secondo posto olimpico premia Van Aert, a McNulty un amaro 6° posto

A ruota di Carapaz, ma per poco..

Quando Carapaz ha attaccato e gli altri si sono messi ad aspettare la reazione di Van Aert (era lui il favorito, a lui stava togliere le castagne dal fuoco), Brandon non ha aspettato e si è messo alle costole dell’ecuadoriano. E’ passato qualche minuto, dietro non si vedeva più nessuno, sembrava tutto pronto per un arrivo in coppia, poi andava come andava, tanto si sa che alle Olimpiadi vincono in tre…

«Avevo le gambe migliori di sempre – ha raccontato in seguito, mandata giù l’amarezza – ma non sono bastate. Alla fine posso dire che essere finito sesto non è male, ma mi resta l’amarezza per non aver ottenuto la medaglia quando c’ero davvero così vicino».

Quella medaglia avrebbe significato tanto, per lui come per tutto il ciclismo americano che ancora cerca campioni in grado di ridestarlo dal post Armstrong, dall’aver toccato la cima per così tanto tempo per poi scoprire che era tutto frutto di un grande bluff. Eppure è proprio da quell’amarezza, da quell’esito negativo che esce fuori il nuovo Brandon McNulty.

McNulti Calvià 2022
Prima gara e prima vittoria, al Trofeo Calvià, con 1’17” sul gruppo regolato dall’elvetico Suter
McNulti Calvià 2022
Prima gara e prima vittoria, al Trofeo Calvià, con 1’17” sul gruppo regolato dall’elvetico Suter

Già due vittorie

Quest’anno è stato subito tra i più forti. Alla sua prima uscita in Spagna al Trofeo Calvià, subito una vittoria, poi quarto due giorni dopo al Trofeo Serra de Tramuntana e secondo al Trofeo Pollença. Si è presentato al via della Volta ao Algarve e all’inizio dell’ultima tappa era in testa alla classifica, per poi inchinarsi a Remco Evenepoel.

«Non c’è niente di cui lamentarsi quando si è battuti da gente del genere – ha raccontato a Velonews – avevamo individuato delle crepe nel lavoro della Quick Step e ci abbiamo provato, ma sanno difendersi bene. E’ stato comunque divertente».

Il secondo posto però aveva un sapore dolce, quasi quello di una vittoria: «Ho lavorato bene durante l’inverno e mi accorgo di andare sempre meglio. Continuo a fare passi avanti e questo mi conforta anche perché il mio obiettivo non è legato alle classiche di un giorno, quanto alle corse a tappe per le quali ritengo di essere più portato. Il mio problema sono le cronometro, lo so e ci ho lavorato, ma so anche che c’è ancora molto da fare».

McNulty Sicilia 2019
McNulty al Giro di Sicilia 2019, vinto a sorpresa con la maglia della Rally UHC battendo Martin e Masnada
McNulty Sicilia 2019
McNulty al Giro di Sicilia 2019, vinto a sorpresa con la maglia della Rally UHC battendo Martin e Masnada

Ora la Parigi-Nizza

Sarà anche vero, ma la stagione per ora dice che il suo massimo lo sta raggiungendo nelle gare d’un giorno: sabato ha conquistato la Faun-Ardèche Classic (foto di apertura) con il piglio del dominatore, attaccando sulle ultime due asperità e vincendo con 45” sul belga Vansevenant prendendosi così una sorta di piccola rivincita sulla Quick Step. Una forma simile ha convinto i suoi dirigenti del Uae Team Emirates a puntare su di lui per la Parigi-Nizza, partendo con le stesse chance di Joao Almeida, poi sarà la strada a decidere le gerarchie.

Intanto però Brandon continua per la sua strada. In fin dei conti ha soli 23 anni, ma quel sogno gli è rimasto dentro. Si ha un bel dire che le Olimpiadi nel ciclismo non hanno lo stesso sapore che in altri sport. Il ragazzo di Phoenix la pensa diversamente, è cresciuto in un Paese dove lo sport è una strada privilegiata per costruirsi la propria vita e concretizzare il sogno americano, ma dove anche le Olimpiadi hanno un valore particolare.

Gli americani le hanno vinte una volta sola, nell’edizione “monca” del 1984 con Grewal e solo 9 volte sono finiti nei primi 10. Brandon lo ha fatto e già pensa a quel che sarà fra due anni. Intanto il prossimo luglio sarà in Francia e magari in quell’arrivo finale agli Champs Elysees, ricomincerà a sognare.