Massini, maestro di ciclismo e vita: cosa dice di Fiorelli?

09.04.2021
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Massini è del ’42, ma se vuoi parlare davvero di ciclismo e corridori, personaggi come il tecnico toscano dovrebbero essere il punto di partenza. Anche per chi li gestisce oggi spesso non distingue fra l’uomo e l’atleta. Noi con Marcello vogliamo parlare di Filippo Fiorelli, l’ultimo corridore di un certo peso che ha portato al professionismo, dopo averlo fatto con ragazzini come Paolo Bettini, Rinaldo Nocentini, Michele Bartoli, Riccardo Biagini, Gabriele Balducci, Dario Pieri

Per Fiorelli, Massini ha dovuto metterci la faccia più che per gli altri. Per due motivi.

«Il primo – dice – è che ormai nelle squadre non c’è più nessuno che va a vedere le corse dei giovani. Si fanno bastare gli ordini di arrivo. Il secondo è che lo vedevano vincere a 23-24 anni e si chiedevano come mai non avesse vinto prima. Ma se ha cominciato a correre a 20 anni, come faceva ad aver vinto prima? E lo sapete quanto è difficile vincere se cominci così tardi?».

Milano-Rapallo 2019, una delle ultime vittorie da dilettante di Fiorelli (foto Instagram)
Milano-Rapallo 2019, una delle ultime da dilettante (foto Instagram)

La guida migliore

Qui dove il ciclismo ha la cittadinanza onoraria, Massini è la guida migliore per dare la terza dimensione al corridore palermitano della Bardiani Csf.

«Ero quasi sicuro che avrebbe fatto qualcosa anche fra i professionisti – dice – perché in due anni con me non l’ho mai sentito dire che era stanco, che avesse mal di gambe, mai ritirato a una corsa. Ne ho visti tanti. Alcuni andavano piano da dilettanti e poi hanno fatto belle carriere, ma lui ha tutto quello che serve per andare forte. In più è un bravo ragazzo, una persona onesta».

Ha cominciato tardi, ma ha alle spalle una storia dura…

Aveva vent’anni, prima aveva fatto qualche garetta da amatore. In realtà aveva cominciato a 16 anni, ma smise quando suo papà ebbe un brutto incidente che lo mise sulla sedia a rotelle. Prima venne in Toscana, poi andò in Lombardia. Mi chiese lui di correre con me, perché aveva corso con Delle Foglie, un mio corridore. Io non lo conoscevo, lo vidi a una corsa che aveva 4-5 chili di troppo. Lo proposi al presidente, che inizialmente nicchiò. Poi lo prendemmo e lui si mise a disposizione. Fu bravo. Perse peso e cominciò ad andare forte.

Marcello Massini
Marcello Massini è stato direttore sportivo di campioni da Bettini a Bartoli (foto Scanferla)
Marcello Massini (foto Scanferla)
Massini, toscano di infinita esperienza (foto Scanferla)
Che corridore pensi possa diventare?

Non un velocista, ma è veloce per gruppi ristretti. Se si trova un arrivo che un po’ tira, lui è vincente. Bisogna valutarlo nelle corse di un giorno, perché indubbiamente ha corso poco. Si allena tanto, ma deve confrontarsi con quelli più forti. Il suo sistema di corsa è al risparmio e finora gli basta. Ma se va nelle corse dure ed è costretto ad aumentare la fatica, allora può migliorare ancora. E’ uno tenace. L’anno scorso ha finito il Giro col male al ginocchio e non mollò solo perché ha carattere.

Vi sentite ancora, oppure è diventato grande ed è partito?

Ci sentiamo ancora (ride, ndr), di recente è stato anche 4-5 giorni a casa mia. E poi è con Alberati, ci sentiamo spesso per la preparazione. Non abbiamo mai avuto discussioni.

Sentite Alberati

Una battuta con Paolo Alberati ci stava ed è stata da piegarsi dal ridere.

«E’ bello decidere un programma di allenamento – dice – pensarlo, chiamare Marcello e farselo smontare completamente, perché lui con delicatezza te lo dice, per non offenderti. E poi proporlo a Filippo, come sintesi del lavoro fatto da una quasi 50enne e un quasi 80enne. L’importante è che il ragazzo sia tranquillo. E Marcello è un grande…».

La prima vittoria al Trofej Porec in Croazia per Fiorelli (foto Instagram)
La prima vittoria al Trofej Porec per Fiorelli (foto Instagram)
Perché, Marcello, non volevano farlo passare?

Soprattutto per il discorso dell’età. Lo avevamo proposto subito a Reverberi, ma al primo assalto disse di no. Poi Alberati lo propose a Savio, facemmo tutti i test da Bartoli, ma alla fine prese uno scalatore. Tanto che a un certo punto Filippo aveva anche pensato di mollare. Gli dissi che avrebbe fatto sempre in tempo ad andare a lavorare e si convinse a riprovarci. L’anno dopo vinse sette corse. E con la squadra che avevo io, in cui si ritrovava sempre da solo, per vincere dovevi andare molto forte.

Che cosa fa adesso Marcello Massini?

Ho fatto il vaccino e da due anni sono in pensione. Seguo qualche corridore, ma niente in modo serio. Balducci abita vicino a me e mi racconta di qualche episodio della Mastromarco. Io ascolto e penso che se fossi lì diventerei una bestia. I ragazzi pensano di sapere tutto. Si informano su internet e prendono per oro colato le teorie di preparatori che non sanno niente di ciclismo. Non credo che ci sarebbe più il posto per me.

Come sta quel giovane Nieri di cui ci ha parlato proprio Balducci?

Ha cominciato tardi anche lui, ma in salita ha dei numeri. Balducci finora l’ha fatto crescere piano piano, ora c’è da vedere se ha sviluppato atleticamente, per inquadrare i possibili obiettivi. Spero solo che tolgano tutte queste restrizioni e si possa ricominciare a girare. Sono in pensione, ma alle corse voglio andarci lo stesso.