E’ forse la vera notizia del Campionato Europeo di ieri: la medaglia di bronzo di Paul Seixas. Solo un anno fa, Seixas aveva lasciato il segno vincendo il titolo europeo… tra gli juniores. Capito? Juniores, non under 23. L’atleta di Lione ha compiuto 19 anni una dozzina di giorni fa.
La sua prova non è stata solo una questione di gambe, ma anche di carattere. Paul ha saputo resistere e incidere in una gara dominata dai grandi, mostrando già tratti di leadership e un temperamento da futuro protagonista, tanto da provare a rispondere all’attacco di Pogacar agli ormai famosi 75 chilometri dall’arrivo.


Seixas, entusiasmo pazzesco
«E’ stato incredibile – ha detto Seixas, letteralmente travolto dalla stampa francese – oggi ho avuto le gambe migliori della mia vita. All’inizio, quando ho provato a seguire Remco e Tadej nel loro primo attacco, mi sono detto: “Proviamoci, vediamo fin dove si arriva”». La bellezza e la sfrontatezza della gioventù, ma anche la testa di chi non si pone limiti.
«Ho dato tutto. Non potevo andarmene senza lottare fino alla fine e ce l’ho fatta. Il tifo del pubblico era pazzesco. In salita pensavo di diventare sordo per le urla. Credo che questo giorno rimarrà impresso nella mia memoria per il resto della mia vita. Stamattina non avevo nemmeno preso la borsa per il traguardo (sul podio aveva ancora gli scarpini, ndr), non avrei mai creduto di salire sul podio e mi chiedo ancora come sia possibile».
Anche Scaroni ieri ci ha detto della forza di Seixas in salita. Dei suoi scatti e di quella “botta” tremenda dopo l’ultimo strappo di Val d’Enfer. Il francesino ha messo in fila quattro scatti. Quattro forcing violenti uno dietro l’altro dopo quasi 5 ore di gara. Numeri importanti, anche pensando alla gestione che avuto delle energie e della tattica.
Tattica dei francesi che a quanto pare non era affatto questa. O almeno, non con Seixas. Sentite il cittì dei “galletti”, Thomas Voeckler: «La squadra ha funzionato benissimo: speravamo che i grandi si neutralizzassero a vicenda e che potessimo riportare in gioco Romain Grégoire. Non è stato possibile. E così da quel momento in poi, Paul ha potuto fare la sua parte per conquistare il terzo posto». Questo avvalora il sangue freddo di Seixas.


Parla Voeckler
Gestione, come dicevamo, che è stata sottolineata anche da Voekler. Il tecnico è stato colui che ne ha parlato più di tutti e lo ha fatto con l’occhio di chi ha anche corso.
«No – ha spiegato Voeckler – Seixas non mi sorprende, ma sono ancora stupito. Non conosciamo i suoi limiti. Lì, oltre al lato fisico, c’era il lato caratteriale che ha dimostrato. Trasporta tutti con sé, tutti i suoi compagni di squadra. Bisogna rendersi conto che Paul ha vinto la gara degli altri. C’erano Pogacar ed Evenepoel e poi tutti gli altri. La lista degli avversari era pazzesca. E’ più di un posto d’onore, è magnifico.
«Prima, i corridori avevano i loro anni migliori tra i 27 e i 32 anni. E’ stato Evenepoel a dimostrare che si può essere super forti anche a 19 anni. Noi non avevamo ancora un talento simile in Francia. Da oggi ce l’abbiamo. Paul non si è montato la testa, ma ora ci saranno delle aspettative e dovrà gestirle. Dobbiamo lasciargli vivere la sua vita. Questo suo carattere lo porterà dove deve, ma intanto deve assaporare ciò che ha fatto oggi e la felicità che ne deriva».
Attenzione a quest’ultima dichiarazione di Voeckler, ci torneremo.


Le qualità di Paul
L’unicità di Seixas, secondo Voeckler, sta nel suo atteggiamento rilassato, una tranquillità innata, ma dovuta anche dalla sua grande professionalità.
«La sua gentilezza e il suo carisma – ha detto Voeckler – lo rendono un vero gioiello in ascesa fulminea. Non c’è garanzia che chi oggi è in testa, con molti minuti di vantaggio, continuerà a essere così superiore, ma Seixas dimostra già di possedere qualità per lottare.
«Quando Pogacar se n’è andato e Seixas si è trovato in contropiede con Evenepoel, gli ho detto di puntare al terzo posto. Sapevamo che Pogacar non si sarebbe fatto raggiungere. La gestione tattica è stata fondamentale, ma ciò che conta è la maturità dimostrata a soli 19 anni. Forse non ci aspettavamo che fosse gia così bravo a questo livello, ma la sua testa non è cambiata dall’anno scorso a oggi. La sua evoluzione tecnica e caratteriale è sotto gli occhi di tutti».


Il macigno di Hinault
Una giornata super insomma per Seixas e per i francesi. Tra l’altro il corridore della Decathlon-Ag2R correva non lontano da casa e Scaroni stesso ci ha riferito di un tifo incredibile per lui.
A parte questo, dopo questo risultato pare inevitabile parlare di Seixas come dell’erede di Bernard Hinault. E’ il dazio da pagare per ogni giovane francese che dimostra qualcosa d’importante. Bardet, Pinot, Barguil, Gregoire e persino Alaphilippe dopo il Tour 2019… Tutti ci sono passati. E dopo la parte dell’eredità di Hinault si passa alla vittoria del Tour de France da parte di un francese, che manca dal 1985 e guarda caso è firmata da Hinault.
La medaglia di bronzo conquistata, al fianco di nomi come Pogacar ed Evenepoel, non è solo un trofeo: è un segnale enorme. Un segnale della nouvelle vague dei ragazzini d’oltralpe che riporterà la Francia ai vertici. Se è vero – e lo è – che Seixas non si fa scalfire dalla pressione, che la folla non lo distrae e che la sua determinazione lo rende già un punto di riferimento per la squadra e per i tifosi, ora viene il “bello” per lui.
Ora dovrà lottare più che mai con questo aspetto della fama e della pressione mediatica. Perché un conto è quella tecnica e un conto quella dei media, dei social e delle aspettative generali che vengono poste su di lui. E in tutto ciò anche la sua squadra lo dovrà aiutare.