Hubert e la Arkea-Samsic nell’anticamera di un anno decisivo

26.01.2022
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Dicono che Emmanuel Hubert sia un tipo strano, ma quando ci parli ti rendi conto che la stranezza sia probabilmente nell’essere poco francese, se non per l’orgoglio. Così ora che la Qhubeka ha cessato di esistere e per la Arkea-Samsic si è aperto un varco importante nelle gare WorldTour, il bretone di Saint Malo ha iniziato a ricambiare i… complimenti ricevuti da chi sui social ha sempre guardato il suo team con sufficienza.

«Vogliamo puntare al massimo delle vittorie – ha detto a L’Equipe – piuttosto che al nono posto. Partire con ambizioni è importante e 15 vittorie non sono un obiettivo esagerato per una squadra come la Arkéa-Samsic. Non è apparenza, come annunciare che vincerai una tappa del Tour de France. Piuttosto è importante che il messaggio ora passi anche ai corridori».

Emmanuel Hubert, classe 1970, è stato corridore dal 1994 al 1997 (foto Arkea-Samsic)
Emmanuel Hubert, classe 1970, è stato corridore dal 1994 al 1997 (foto Arkea-Samsic)

«Non li conosco più come un tempo – ha continuato – per via delle mie responsabilità manageriali. Non ho il tempo di seguirli in prima persona, ma questi sono i problemi che deve affrontare un imprenditore. Una squadra di ciclismo oggi si presenta come una vera e propria azienda. Al di là delle questioni sportive che restano alla base del nostro impegno, ci sono anche enormi questioni finanziarie. E’ cambiato tutto».

Quintana isolato

La squadra francese è diventata l’approdo di parecchi grossi nomi, da Quintana a Bouhanni, passando per Warren Barguil. Grossi nomi, certo, ma in attesa di rilancio, allettati anche dalle generose proposte economiche.

Quintana finora non ha reso per quanto ci si aspettava, ma ha aiutato la squadra a progredire
Quintana finora non ha reso per quanto ci si aspettava, ma ha aiutato la squadra a progredire

«Forse davvero versiamo loro un sacco di soldi – ha spiegato – ma questo non toglie la voglia di vincere le gare, ne sono convinto. Ne ho parlato con Nairo (Quintana, ndr) e anche se ha già un palmares importante, so che vuole sempre di più. Certo, parlando di lui, magari non ha vinto come ci si aspettava. Il 2020 è stato all’altezza delle aspettative, il 2021 un po’ meno, anche a causa dei due interventi alle ginocchia. Tuttavia ci ha fatto progredire.

«Grazie a lui – ha spiegato Hubert – siamo diventati più professionali. Ma il vero problema è che venendo da noi ha dovuto scendere di livello. Logisticamente certo, perché non abbiamo la stessa struttura di Movistar. Ma anche perché non ha trovato la stessa abnegazione tra i suoi compagni di squadra. Mi dispiace ammetterlo, ma la dedizione di un compagno di squadra spagnolo per il suo leader non ha nulla a che vedere con quella di un compagno di squadra francese. Per avere successo, Nairo dovrebbe avere un team veramente dedito alla sua causa e quattro o cinque corridori al suo servizio esclusivo».

Dieci podi per Bouhanni nel 2021, qui l’ultimo di stagione: 2° nel Gp Jef Scherens dietro Bonifazio
Dieci podi per Bouhanni nel 2021, qui l’ultimo di stagione: 2° nel Gp Jef Scherens dietro Bonifazio

Riscatto Bouhanni

E mentre da questa parte delle Alpi siamo tutti curiosi di conoscere lo sviluppo del giovane Verre, l’attenzione della stampa francese si focalizza anche su Nacer Bouhanni, ai cui problemi si sono aggiunte la caduta e la commozione cerebrale di 5 giorni fa per una caduta in allenamento. 

«Normalmente avrebbe dovuto portarci una decina di vittorie all’anno – ha detto ancora Hubert – ed è il motivo per cui lo abbiamo preso. Gliene ho parlato di recente e lui ne è consapevole. In sua difesa, la stagione si è complicata con la squalifica dopo il gesto pericoloso al GP di Cholet (il francese è stato fermato per due mesi dall’UCI per condotta pericolosa allo sprint, ndr) e adesso la caduta. Con un po’ di fortuna avrebbe poi potuto vincere una tappa del Tour. Ma non è con i se che si riempie la bacheca dei trofei…».

Social violenti

Perciò il 2022 dovrebbe e a suo avviso potrà essere un anno di riscatto importante, per togliersi qualche sassolino dalle scarpe. Se non altro per rimandare al mittente le critiche anonime di chi spara a zero sul web.

Lui è Donovan Grondin, classe 2000, iridato a Roubaix nello scratch (foto Arkea-Samsic)
Lui è Donovan Grondin, classe 2000, iridato a Roubaix nello scratch (foto Arkea-Samsic)

«Sui social – ha detto Hubert – molti si scatenano in modo anonimo, ma con parole molto difficili da accettare. Spesso è ingiusto per quello che siamo e l’impegno che ci mettiamo. Abbiamo vissuto molto male lo scoppio di odio razzista contro Bouhanni la scorsa primavera dopo l’incidente dello sprint a Cholet. E’ stata una grande sofferenza. Ma mi fa altrettanto male leggere i messaggi violenti che riguardano le altre squadre. Preferirei di gran lunga che mi dicessero in faccia che abbiamo una squadra di merda e che così potrei spiegare tutta la difficoltà di esistere ai massimi livelli».