Non è stato facile per Pascual Momparler, selezionatore spagnolo che nella sua carriera ha guidato tutte le categorie a partire dagli juniores, stilare la lista dei cinque corridori che rappresenteranno la Spagna sabato prossimo, 24 luglio, nell’evento su strada dei Giochi Olimpici di Tokyo. I quattro più Valverde, leader e capitano assoluto alle sue ultime Olimpiadi. La perdita dovuta alla caduta al Giro da cui si sta ancora riprendendo Mikel Landa, uno di quelli che si dava per scontato da mesi, ha aperto il ventaglio di possibilità. Ma ciò su cui il tecnico valenciano è sempre stato chiaro era che questa selezione sarebbe stata creata attorno a Valverde. Senza alcun dubbio: «Pur portando – dice – anche corridori che, se si creano spaccature nella parte finale della corsa e ci si trovano dentro, siano in grado di giocarsi le medaglie».
I due sicuri
Questi due nomi, sicuri di aver strappato la convocazione olimpica, sono quelli di Omar Fraile, ‘killer’ per istinto e campione di Spagna, e Ion Izagirre, che raddoppierà la partecipazione correndo anche la prova olimpica contro il tempo. Per le altre due posizioni rimanenti, tra le possibilità c’era un buon numero di candidati. Jonathan Castroviejo, Pello Bilbao, David de la Cruz, Luis León Sánchez, Enric Mas, Imanol Erviti, Gorka Izagirre, Jesús Herrada.
Pello Bilbao fra gli esclusi è quello con il dente più avvelenato Castroviejo sapeva dal Giro che non sarebbe andato a Tokyo
I due esclusi
Quel privilegio, il fatto di essere comunque forti, è anche una condanna per chi non si adatta alla regola e resta a casa, anche se ha la stessa o più qualità di chi è andato a Tokyo. I grandi sacrificati di questa Spagna olimpica che, per meriti e prestazioni da vendere potrebbero e dovrebbero essere a Tokyo, sono Jonathan Castroviejo e Pello Bilbao. Il corridore della Ineos era già stato escluso al Giro, ma Bilbao no: bravissimo nell’aiutare Damiano Caruso a conquistare il secondo posto nella corsa rosa e poi in lotta per la top 10 in questo Tour de France (ieri 9° a Parigi).
Pello al buio
Domenica 11 luglio, mezz’ora prima dell’inizio della tappa conclusasi ad Andorra con la vittoria di Sepp Kuss, Pello Bilbao ha ricevuto una telefonata da Pascual Momparler in cui gli comunicava che alla fine non sarebbe stato convocato.
«Ero abbastanza convinto delle mie possibilità – dice il ciclista del Bahrain Victorious – ma non avevo ricevuto nessuna chiamata. Non ho avuto alcun contatto da lui e quindi, ovviamente, ho cominciato a preoccuparmi. Una settimana fa ho provato a contattarlo, a parlargli, non mi ha risposto. Ho provato il giorno dopo, neanche lì mi ha risposto, mi ha mandato un messaggio dicendo che mi avrebbe chiamato il giorno dopo. Quindi sono passati quattro o cinque giorni fino a quando gli ho chiesto, almeno, di mandarmi un messaggio per chiarire. Perché la squadra aveva anche bisogno di sapere se avrebbe dovuto preparare o meno il materiale, organizzare i tamponi e tutto il resto».
Rabbia basca
Il motivo del ritardo nella comunicazione, gli ha detto Momparler, era che stava cercando fino all’ultimo di inserirlo nella lista ma, per gli standard olimpici, non ci era riuscito. «E’ tardi e brutto – ha detto con rabbia Pello in quello stesso giorno – non mi stava bene. Gli ho detto che avevo intenzione di andare a Tokyo, ho fatto il Giro liberamente prima di venire al Tour, ma lui non ha voluto contare su di me. Gli ho detto che più gareggio, meglio faccio. Avrà le sue ragioni, ma spero che si renda conto dell’errore».
Gorka il duro
Senza Pello Bilbao, la Spagna è partita per puntare a una medaglia a Tokyo. Con Jesús Herrada come “scommessa personale” di Momparler, Ion Izagirre, Omar Fraile e Gorka Izagirre, l’unico entrato nella lista senza correre il Tour (ha fatto il Giro), ma molto simile e molto legato ad Alejandro Valverde per supportarlo e aiutarlo a ottenere l’ultimo dei trionfi che al Bala ancora manca. Lo conferma lui stesso: «Gorka darà un grande contributo, lo stimo molto. E’ un ottimo compagno e un grande amico». E lo fa notare anche Momparler, parlando del basco come di un corridore duro e professionale fino alla fine, che «quando gli altri vedono la faccia sfinita di Valverde e lo compatiscono, Gorka invece lo prende per il collo, lo scuote e gli chiede che cosa faccia, di cosa si lamenti e perché pianga. Che in quel modo non si può attraversare la vita».