Tra i corridori che nel 2025 cambieranno squadra c’è anche Gal Glivar (in apertura foto DirectVelo/Nicolas Mabyle), lo sloveno arrivato quasi da sconosciuto nel devo team del UAE Team Emirates e che dopo una sola stagione ha già dovuto cambiare il proprio destino. Quello di Glivar è uno spunto interessante per continuare il discorso fatto sui giovani del UAE Team Emirates e lo spazio che possono trovare all’interno di una rosa estremamente competitiva.
Se gli scout hanno evidenziato il talento del giovane sloveno un motivo ci sarà stato, vederlo andare via dopo un solo anno lascia un senso di incompiuto. Come se qualcosa di già scritto poi fosse stato improvvisamente cancellato. Non è detto che tutti i corridori dei team di sviluppo andranno a rimpolpare gli organici della prima squadra, questo è un dato di fatto sul quale si potrebbe (o si dovrebbe) aprire un altro discorso.
Sempre WorldTour
Tuttavia vedere andare via un corridore come Glivar, per lo più in un team rivale come la Alpecin-Deceuninck, fa capire che a volte il rischio di intasare il sistema sia abbastanza concreto. Così il team di Van Der Poel e Philipsen ringrazia e senza troppi sforzi coglie i frutti del lavoro di qualcun altro.
«In attesa di ripartire con la nuova stagione – spiega Glivar – sono a casa mia, in Slovenia. Sono andato cinque giorni a Mallorca in vacanza e per il resto del tempo sono rimasto qui. Da poco ho anche iniziato a pedalare e fare i primi allenamenti tra palestra e bici. A volte inserisco qualche sessione di corsa, giusto per riattivare il fisico. Sarò nell’ordine delle 13-14 ore di allenamento a settimana, non di più. Al momento non serve accelerare troppo.
«Con la Alpecin – dice – faremo il primo ritiro tra poco, sono molto contento di iniziare. Entrare nel mondo WorldTour è un sogno che si avvera, un obiettivo che avevo e sono riuscito a raggiungere».
Qual è il motivo che ti ha portato lontano dalla UAE?
E’ molto semplice, in realtà. Non eravamo sulla stessa lunghezza di pensiero a causa del contratto, non tanto per una condizione economica, quanto per le occasioni di correre e migliorare. Da quando ho intuito che difficilmente sarei andato avanti con loro, ho iniziato a cercare altri team. La Alpecin si è fatta avanti e la cosa è andata in porto subito.
Secondo te mancava qualcosa per continuare con la formazione emiratina?
Ero al mio ultimo anno nel devo team visto che sono un classe 2002 e quindi dal 2025 non sarò più under 23. Continuare con la formazione di sviluppo non era un’opzione. Probabilmente sono mancati i risultati nelle corse importanti, vincere ti dà modo di avere maggiore confidenza e fiducia.
Qualcosa poteva essere fatto meglio in questo 2024?
Tutto può essere migliorato con il senno di poi. Ho collezionato tanti secondi e terzi posti, l’ultimo dei quali al Giro di Lombardia U23. In certe gare avrei potuto rischiare qualcosa in più per cercare la vittoria, ma alla fine ho ottenuto un totale di 10 podi in stagione. La gara che mi ha sorpreso di più, in positivo, è stato proprio il Lombardia U23. Il percorso era difficile e movimentato, con tante salite, ma stavo bene e il terzo posto finale è un grande risultato.
Quest’anno hai corso comunque con i professionisti, come ti sei visto in quel tipo di gare?
E’ stato bello correre con la maglia della UAE e supportare i miei compagni di squadra. Dare il massimo per cercare poi di vincere la gara è qualcosa di speciale e bello, soprattutto nel WorldTour. Mi sono sempre messo a disposizione, difficilmente ho avuto spazio per correre in prima battuta.
Pensi che il livello sia giusto per te?
SIcuramente ci sono i corridori più forti al mondo, ma sarò felice di scontrarmi con loro e crescere. L’inizio di stagione sarà più morbido, con gare non troppo impegnative per prendere le misure. Per il tipo di corridore che sono ci saranno delle buone occasioni e penso che saprò coglierle al meglio, anche perché in Alpecin ci sarà maggior spazio.
E che tipo di corridore sei?
Un puncheur, vado forte nelle corse mosse e con salite brevi ed esplosive. In più ho un buono spunto veloce negli sprint, soprattutto se ristretti. Se dovessi paragonarmi a qualcuno direi che somiglio, per caratteristiche, a Tom Pidcock.
Che cosa ti ha spinto verso la Alpecin?
Penso che sia un team veramente dedicato a un certo tipo di corse, con due o tre corridori sopra gli altri: Van Der Poel, Philipsen e Groves. Però d’altro canto non ci sono tante superstar e quindi per noi giovani c’è il giusto spazio per crescere e avere le nostre occasioni. La UAE mi ha dato tanto, con il mio allenatore Giacomo Notari ho instaurato un grande rapporto. Mi dispiace lasciarlo, ma a volte il ciclismo funziona così.
Un obiettivo per il 2025?
Provare a vincere la mia prima corsa da professionista.