Girmay fa la storia. Un eritreo vince la Gand-Wevelgem

27.03.2022
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Un giorno storico. Un africano, Biniam Girmay, vince in Belgio. E’ un’altra conferma che il ciclismo sta cambiando. Anche se in questo pezzetto di storia si corre praticamente solo in Europa, il mondo del pedale sta iniziando a vedere i suoi frutti di quella globalizzazione iniziata ormai una quindicina di anni fa quando si parlava di ProTour.

Il Team Qhubeka, che in Italia prosegue con la continental, i mondiali in Ruanda nel 2025, l’argento dello stesso Girmay a Leuven tra gli under 23 lo scorso anno… anche il Continente Nero vuol banchettare al ciclismo dei grandi.

Giornata “calda” in Belgio e ritmi altissimi tra muri, tratto sterrati e pavè
Giornata “calda” in Belgio e ritmi altissimi tra muri, tratto sterrati e pavè

A Gand è storia 

Gand-Wevelgem. Cielo azzurro, un po’ di vento, sole e tanto pubblico sulle strade. I muri, i tratti in pavè. Tutti come al solito aspettano il re di casa, Wout Van Aert. Ma dalla sequenza finale dei muri esce un quartetto insidioso. Ci sono dentro Laporte, che forse blocca la corsa veramente in quanto compagno di Van Aert che dietro non tira ma continua ad essere inspiegabilmente marcato. C’è l’altro belga super atteso, Jasper Stuyven della Trek-Segafredo, e ci sono Dries Van Gestel della Total Energies e Biniam Girmay, della Intermarché Wanty Gobert.

La rincorsa del gruppo è forse tardiva, mentre loro quattro vanno d’amore e d’accordo fino agli 800 metri dal traguardo. 

Lì Girmay è un gatto. Resta in quarta ruota, non si muove. Segue gli zig-zag del gruppo. La fuoriuscita di Kragh Andersen costringe i quattro a non calare troppo il ritmo. Ai 200 metri, con un rapporto piuttosto agile, l’eritreo scarta e scatta. Esce dal trenino, si sposta alle transenne e vola via. Prende cinque metri che non saranno più chiusi. La Gand-Wevelgem numero 84 è sua. 

Pasqualon in testa al gruppo. Andrea ha controllato la corsa e ha diretto la Intermarché Wanty Gobert
Pasqualon in testa al gruppo. Andrea ha controllato la corsa e ha diretto la Intermarché Wanty Gobert

Pasqualon, capitano e amico

Un “quasi monumento” è suo. Oggi si è scritta la storia. Non è una vittoria comune. Girmay in qualche modo è un pioniere. Un pioniere che però sapeva cosa stava facendo. La consapevolezza in questo atleta c’è tutta. Anche se ha solo 21 anni.

«Che giornata – racconta Andrea Pasqualon compagno e capitano di Girmay – nel finale dietro controllavo per Kristoff, nel caso li avessimo ripresi, ma “Benny” dava sicurezza. Il nostro attacco era stato pianificato e la corsa è andata davvero secondo i nostri programmi.

«In precedenza quando avevo provato anche io ed eravamo una ventina di corridori gliel’ho detto: Benny, io o te, ma oggi dobbiamo cercare di vincere, perché la gamba c’è se siamo qui con i migliori al mondo. Poi non essendoci dentro Van Aert dietro hanno chiuso.

«A quel punto gli ho detto di tenere duro all’ultimo passaggio sul Kemmel e se possibile di anticipare. Così ha fatto e adesso ci ritroviamo con questa bella vittoria in tasca».

Parla da veterano, da capitano Pasqualon. E’ lui a tutti gli effetti il “road capitan” della Intermerché e i compagni lo seguono. Specie Girmay. I due sono stati compagni di stanza più volte e anche ieri sera.

«Tra noi due c’è un feeling particolare – riprende Pasqualon – Lo vedevo che aveva un gran gamba. Per radio gli ho detto solo di stare tranquillo e che dietro non stavano tirando forte (almeno all’inizio dell’assalto finale, ndr). Poi quando gli hanno comunicato che avevano quasi 40” forse si è anche tranquillizzato. Magari, in quel tentativo precedente, quando gli detto che eravamo coi più forti al mondo e poi si è ritrovato in fuga nel finale, si è anche caricato».

Sui muri Girmay ha mostrato un’ottima gamba
Sui muri Girmay ha mostrato un’ottima gamba

Il vento che cambia 

All’arrivo sono abbracci, sinceri. Pasqualon, Kristoff e Girmay. La squadra di Piva ha la giusta alchimia. Valerio ce lo disse in tempi non sospetti che Girmay stava andando forte. Ancora una volta aveva ragione.

Proprio in queste ore i suoi colleghi si stavano giocando il titolo continentale in Egitto. E il suo connazionale Natnael Tesfatsion faceva quarto al Gp Industria e Commercio a Larciano, lottando con Nibali, Ulissi (che ha vinto) e tanti altri campioni. Insomma, per l’Africa si è aperta una nuova strada ufficialmente.

E Girmay lo sa bene: «Questa vittoria – ha detto – la dedico al ciclismo africano, credo e spero potrà cambiare molte cose per me e per gli altri ciclisti africani.

«Il pavé? Non era molto confortevole, meglio sui muri!». Vedremo dove porterà e come si svilupperà.

«E’ un ragazzo bravissimo e serio – racconta Alex Carera, il suo manager – si sapeva che stava bene. Ha una grande voglia di arrivare. Ama il ciclismo e la sua famiglia. Pensate che ha già una bambina di due anni. In Africa vive in quota e laggiù non sempre è facile comunicare con lui, mentre quando è in Europa, vive a San Marino».

L’Italia è un po’ la Patria che lo ha adottato, anche se non ci vive ufficialmente. A maggio lo vedremo sulle strade del Giro d’Italia. Prima però dovrebbe tornare in Africa, salvo cambiamenti. «Doveva tornare questa settimana – ha aggiunto Carera – ma a questo punto non so se farà anche il Fiandre».