Passano a 8 secondi di distanza l’uno dell’altro. Gavazzi e Carboni, i due italiani nella fuga col francese, lo spagnolo, i due belgi, il tedesco e il colombiano. Gavazzi arriva secondo e un po’ viene da mangiarsi le dita. Carboni alla fine è quinto, dopo aver viaggiato per un po’ in testa alla corsa. Prendere la dannata fuga del giorno non è stato affatto facile. Quasi 60 chilometri di scatti e controscatti. Quasi si fosse alla fine del Giro e tutto il gruppo volesse in qualche modo lasciare il segno. Anche se mancano due settimane. E giornate come questa le sentiranno certamente nelle gambe.
Delusione 2020
Gavazzi parla poco. Gli ultimi mesi della sua carriera sono stati un toboga di cambi di direzione, delusioni e risalite. Lo incontrammo per caso, in un mattino al Giro d’Italia U23 sul lungolago di Colico, mentre faceva colazione. Una mattinata tersa e stupenda, che portava al Giro d’Italia cui Francesco avrebbe preso parte. Eppure la storia andò diversamente, la sua stagione si stava avviando a conclusione.
«Per certi aspetti non è mai iniziata – raccontò a fine anno a FIlippo Lorenzon – sono stato escluso dal Giro d’Italia diciamo per delle incomprensioni con il team…».
A salvarlo dal malumore è arrivato Ivan Basso, che aveva bisogno di mettere nella nascente Eolo-Kometa qualche nome di sostanza per fare da chioccia ai più giovani. Qualcuno capace di concretezza.
L’occasione della vita
«Purtroppo non è andata – dice oggi dopo un secondo posto che brucia, ma parla di un corridore ancora in palla – però a 36 anni essere qui a lottare per una vittoria è importante. Ci riproveremo ancora. Col senno di poi, magari era giusto seguire Lafay quando è partito. E’ andato forte anche lui, quindi complimenti. L’obiettivo della squadra da inizio Giro è vincere una tappa. Oggi mi si è presentata l’occasione della carriera. Una vittoria al Giro avrebbe ripagato i sacrifici di un’intera carriera. Sarebbe stata un’emozione grandissima. Già prendere la fuga è stata una grande cosa. Me la sono giocata fino alla fine. Purtroppo è venuto un secondo posto, come i tanti altri che ho avuto. Bisogna accettarlo e da domani ci riproveremo».
La va o la spacca
Carboni lo sentiamo che sta mangiando sul pullman dopo la tappa. I commentatori in tivù, soprattutto Garzelli, hanno detto che forse il suo errore è stato voler seguire Campenaerts, che lo ha mandato fuori giri troppo presto.
«In realtà – spiega lui – l’ho seguito perché è un super passista e speravo che mi avrebbe portato ai piedi della salita con un buon margine. Però dopo i primi due cambi, mi sono accorto che remava e non andava avanti. Ma a quel punto ero partito e ho tirato dritto. Oggi tutta la squadra doveva provare e aver preso la fuga giusta era un bel modo per ricambiare i compagni che hanno attaccato nei giorni scorsi. Sinceramente non sentivo bene la radio, quindi non sapevo che Lafay stesse arrivando. O la va o la spacca. Oggi mi hanno spaccato, la prossima volta magari va bene a me».
Un’altra rincorsa
La sua stagione di fatto è cominciata a febbraio, dato che per tutto gennaio c’è stato a fargli compagnia il Covid. Il Tour of the Alps è stato un boccone laborioso da mandare giù, ma adesso le gambe girano per il verso giusto e se l’allergia gli darà tregua, proverà di nuovo.
«La squadra sta correndo bene – dice – e probabilmente nel finale ho pagato gli sforzi fatti per entrare in fuga. Non succede sempre che 3/4 di gruppo vogliano entrare in fuga. Oggi erano tutti lì. Io sto bene, ci rivedremo ancora…».