Quando Mark Padun arrivò in Italia era il 2015. Era un ragazzo di neanche 19 anni. Aveva lasciato la sua Donetsk, città ucraina ad un centinaio di chilometri a Nord del Mar Nero, per fare il corridore. Un anno al Team Palazzago poi il passaggio in quella che è diventata la sua seconda famiglia, la Colpack.
Vittorie sì, sorpresa no
Oggi questo potente passista (poi vedremo se è corretto definirlo così) è alla ribalta in quanto vincitore di due tappe al Giro del Delfinato. E non due tappe qualsiasi, quelle più dure di montagna. Due trionfi ottenuti di forza. Con due attacchi da lontano ma finalizzati con andature degne dei migliori uomini di classifica. Chi lo conosce bene, come Antonio Bevilacqua, uno degli storici diesse della squadra bergamasca va oltre…
«A dire il vero questo exploit me lo aspettavo molto prima perché Mark è un corridore molto forte. Non dimentichiamo che lui ha già vinto una tappa al Tour of the Alps al primo anno tra i pro’. Poi ha avuto tanti problemi, soprattutto un herpes.
«Gli venivano questi sfoghi sul viso ma anche su tutto il corpo, che indirettamente generavano problemi di peso. Era costretto a fermarsi, doveva prendere degli antibiotici. E questo gli era successo già quando correva con noi. Si tratta di un problema che si portava dietro da quando era ragazzino. Piano piano lo sta risolvendo. Ne abbiamo parlato recentemente e pare sia sulla strada giusta.
«E’ un corridore veramente forte. Queste due vittorie mi hanno colpito perché sono arrivate una dietro l’altra ma il fatto che abbia alzato le braccia al cielo no: non è stata una sorpresa per me».
Padun scalatore?
Il corridore della Bahrain-Victorious ha vinto in salita, ma non ha certo un fisico super longilineo da farlo etichettare come scalatore. E’ stato anche campione nazionale a crono nel 2019.
«Però – riprende Bevilacqua – vorrei ricordare che questo ragazzo con noi ha vinto tappe al Giro della Val d’Aosta, al Giro d’Italia U23. Ha conquistato il Gp Capodarco. Non solo, ma proprio in un Giro U23 ha lottato per la vittoria. Era l’anno in cui vinse Pavel Sivakov…
«Piuttosto – e punta l’indice verso l’alto come a sottolineare ciò che sta per dire – ha messo un po’ di peso, però credo che se continua a sistemare i suoi problemi fisici possa andare ancora più forte. Io almeno l’ho visto così e mi è sembrato un po’ gonfio. Non è ancora tirato come dovrebbe essere e per questo dico che per me ha dei margini di miglioramento».
I numeri mostrati in salita in Francia sono paragonabili a quelli di un uomo di classifica, magari non da podio, ma tranquillamente da primi dieci. E infatti quando chiediamo a Bevilacqua che corridore è Padun e cosa può vincere, lui risponde secco: «Può vincere un Giro. Con noi fece quinto. Ebbe un problema con la bici da crono anche lui – ride pensando a quanto accaduto pochi giorni fa ad Ayuso – comunque sì, per me un passista-scalatore».
A Bevilacqua fa eco Gianluca Valoti, altro diesse della Colpack: «Fisicamente Mark è fortissimo, però la sua testa è il punto forte per me: è sempre concentrato e gli appuntamenti importanti non li sbaglia. Se può vincere un Giro? Per adesso sulle tre settimane ancora è presto forse, ma se finirà di risolvere i suoi problemini fisici ce la potrà fare».
Subito in fuga
Ma chi è davvero Padun? Antonio Bevilacqua ne ha visti passare di ragazzi e di ognuno sa vita morte e miracoli.
«Una cosa che mi colpì di lui – ricorda Bevilacqua – è che appena arrivò da noi vinse subito una gara, a La Torre. Sarà stata anche una corsa regionale, solo che lui andò via a 40 chilometri dall’arrivo e non lo ripresero più! Fu un bel momento. Ma già lo avevo notato l’anno prima che era forte, che aveva del potenziale.
«E poi è un ragazzo molto religioso, prega sempre… davvero il classico bravo ragazzo. Quando venne con noi gli diedi un appartamento che praticamente era di fronte casa mia, a Bergamo. Lui non aveva la macchina e per fare le commissioni usciva da solo. Gli chiedevo: Mark ti devo accompagnare? E lui rispondeva sempre di no. Andava a piedi: faceva due, tre chilometri ma non chiedeva mai, non voleva disturbare. Andava al supermercato e tornava carico con il suo zainetto pieno di cose e le bottiglie d’acqua nelle mani, le borse della spesa… Un ragazzo d’oro».
Più peso nella Bahrain
E adesso queste vittorie potranno influire sul suo cammino? Avrà un altro peso in seno alla Bahrain? Come abbiamo detto non sono state solo due vittorie, ma è il come sono arrivate che conta.
«Sicuramente sarà più considerato adesso – dice Bevilacqua – e anche Mark avrà più stimoli e certezze. Alla fine dell’anno scorso posso dirvi che ha avuto dei dubbi, quasi voleva smettere… però alla fine il lavoro paga sempre. Magari era stanco dei suoi problemi. Ci sentiamo di tanto in tanto. A volte ci viene a trovare in sede, nel magazzino. E’ rimasto un bel rapporto. Mark adesso vive a Lovere, ma è da solo e lui sa che noi ci siamo sempre».
«E’ vero – ribatte Valoti – si è affezionato molto a noi».