E’ un Lorenzo Fortunato profondamente entusiasta quello che si avvicina al 2026. Raramente lo avevamo sentito con uno spirito così positivo, logica conseguenza di un’annata davvero importante, che ha ridisegnato il suo ruolo nel panorama internazionale e che ha avuto un peso specifico importante in tutta la stagione dell’XDS Astana, salvatasi a vele spiegate nel WorldTour.


L’annata migliore
Il corridore nato a Bologna 29 anni fa non può che partire da quanto fatto: «Sicuramente è stata la mia annata migliore da quando sono professionista. Avevo per obiettivo la maglia azzurra al Giro d’Italia – prosegue Fortunato – e ho conquistato il simbolo di miglior scalatore, poi avevamo l’obiettivo di salvarci come squadra e ci siamo salvati, con un buon apporto mio anche in termini di punti. L’unico rammarico è il fine stagione dove non sono andato come volevo, colpa di malanni fisici che hanno vanificato il lavoro e le speranze. Non sono riuscito a finire la stagione come avrei voluto, ma resta comunque positiva».
Quali benefici hai tratto dall’Astana? Il tuo arrivo lo scorso anno è coinciso con una sorta di rivoluzione del team…
Sapevamo di essere a rischio come squadra, quindi ci siamo rimboccati le maniche. C’è un grande gruppo di italiani, e non parlo solo di corridori, ma anche di staff, preparatori e massaggiatori, insomma tutti quanti. Facciamo un bel gruppo e riusciamo a rendere piacevole anche lo stare via da casa, visto che i giorni lontani sono tanti, credo che questo sia la ricetta che ha reso vincente il nostro gruppo.


Di risultati buoni quest’anno ne hai fatti tanti, hai riallacciato il discorso con le premesse di quando sei passato professionista e c’erano tante attese nei tuoi confronti. Cominci adesso a capire che corridore sei?
Alla fine sai, non tutti crescono subito, ci sono tanti giovani che appena passano professionisti vanno forte, invece altri fanno un po’ più fatica. Io alla fine ci ho messo un po’ di più a venire fuori come tanti della mia annata, vedi Ciccone, ma alla fine abbiamo trovato il nostro spazio ed è uno spazio importante.
Fortunato adesso lo possiamo ritenere un corridore per le tappe o anche per la classifica dei grandi giri?
No, direi più per le tappe. Se si parla di classifica, vado bene nelle corse di una settimana, ma non mi sono mai messo davvero alla prova sul fare classifica bene. Quest’anno c’era l’obiettivo delle tappe e dei punti e quindi era la mia dimensione ideale. So che magari in classifica posso dire la mia, ma non sarò mai competitivo per i primi 5 e quindi preferisco puntare alle tappe.


Tu quest’anno sei andato molto bene in certe corse di 5 tappe come il Giro di Romandia, la Vuelta Burgos. Che cosa serve per allargare il discorso e cominciare anche a puntare alla classifica per i grandi giri, che cos’è che ti manca?
Per puntare ai Grandi Giri devi fare un calendario puntando solo a quelli, quindi avere meno distrazioni e sperare che vada tutto bene, non ci siano intoppi e arrivare fresco. Nel ciclismo di adesso non puoi dire «Faccio questa per preparare quest’altra». Devi essere sempre pronto. E’ chiaro che è un’arma a doppio taglio, perché tu sacrifichi i tre mesi della stagione per un Grande Giro e se quello non va bene, hai perso tre mesi della stagione. E per noi era troppo importante andare sempre bene, non dovevamo sbagliare niente. Non potevamo permettercelo.
Il tuo Giro d’Italia è stato davvero molto bello, la conquista della maglia è stata la ciliegina sulla torta, potrebbe essere anche la caccia alle maglie di leader della montagna nei Grandi Giri un tuo obiettivo futuro?
Sì, non nascondo che ci ho pensato, ma non lo avevo mai detto. Uno dei miei obiettivi è anche quello di continuare ad andare forte e crescere, magari ripetermi o migliorare la stagione che ho fatto. Se potrò essere al via anche a Tour e Vuelta, non nascondo che mi piacerebbe mettermi alla prova contro i migliori scalatori e provare ad allargare la mia collezione di maglie.


Adesso all’Astana c’è sicuramente più tranquillità rispetto a 12 mesi fa. Non c’è il rischio che ci si adagi un po’ sugli allori?
Il rischio c’è, ma già nel primo ritiro ho visto motivazione e voglia da parte di tutti quanti, come l’anno scorso che eravamo in pericolo, quindi penso che noi continueremo come abbiamo fatto e non ci siederemo sugli allori. Abbiamo già tutti quanti programmato l’anno e ci stiamo allenando bene. A novembre abbiamo festeggiato, ma poi abbiamo girato pagina e siamo pronti per fare la prossima stagione forte.
Il tuo programma che cosa prevedrà per il 2026?
A me fare le corse in Italia piace sempre. Dobbiamo valutare i percorsi dei tre grandi giri e la Tirreno Adriatico, ma più o meno farò lo stesso calendario. Mi piace il Giro d’Italia, quindi penso che questo sia uno dei punti fondamentali della mia stagione.