«Eh, che dire? Ho passato una giornata a prendere legnate sui denti!», sintetizza scherzando Samuele Zoccarato del suo debutto stagionale in Belgio.
Il classe 1998 della Bardiani Csf Faizanè, ieri alla Nokere Koerse, è stato spedito lassù per farsi le ossa e magari per provare ad ottenere qualcosina, visto che numeri fra test e allenamenti, dicono che è uno dei migliori ragazzi di Roberto Reverberi.
Samuele, facciamo un po’ il punto di questo inizio di stagione. Partiamo da ieri…
E’ stata una lotta continua, per le posizioni, per le fughe… per tutto. Sono stato quattro ore a cercare di infilarmi in ogni buco, a portarmi avanti. Poi il percorso era anche nervoso e non si andava piano. Ho avuto qualche problema con il pavè. L’ho sofferto molto e non capisco il perché.
Eppure non sei un mingherlino… Che abbiate sbagliato qualcosina in termini di pressione delle gomme?
E infatti ieri sera proprio di questo stavamo parlando con i meccanici. Ogni volta che entravo nei settori di pavè non riuscivo a controllare bene la bici e mi ritrovavo poi dietro. Ad una settantina di chilometri dall’arrivo ero riuscito a prendere una fuga. Siamo entrati in un tratto di pavè e mi hanno malamente tolto di ruota. Da oggi infatti cambiamo qualcosa sulle scelte tecniche.
Cosa?
Gomme più larghe. Qui stiamo usando dei tubolari da 28 millimetri.
Tubolari, non tubeless?
In teoria il tubeless dovrebbe essere meglio, specie su tracciati del genere. E’ più confortevole e più scorrevole, però molto dipende anche dal corridore. Per esempio, Marcato mi diceva che Trentin preferisce il tubolare, nonostante abbia a disposizione anche i tubeless.
Come sta andando questa tua prima parte di stagione?
Ho quasi finito il primo blocco di gare, anche se poi in realtà me ne restano molte. E’ metà marzo e ho già 25 giorni di corsa nelle gambe, senza contare il ciclocross. Sono contento perché la preparazione invernale è stata buona: tra il cross, la palestra e le uscite in bici ho sentito davvero una gamba pronta e la condizione resta stabile. Adesso però inizio a sentire che mi manca un po’ la palestra. Per chiari motivi logistici non sono più riuscito a farla.
E come farai? Pensi ai dei richiami?
Non è facile perché correrò moltissimo tra Belgio, Olanda e Francia: tante gare che mi porteranno quasi fino al Giro d’Italia. Tra Denain, De Panne, Schleprijse, Gent-Wevelgem, Brabante, Amstel… Sono davvero tante e finirò a metà aprile.
Però sei nel cuore del ciclismo, all’università… Ne uscirai più forte. Scusaci l’interruzione: torniamo alla palestra…
Proverò a fare degli esercizi a corpo libero nelle varie stanze degli hotel in cui andrò. Poi molto dipende da cosa si vuol fare. E’ chiaro che se si carica molto diventa complicato, perché non puoi farli prima della gara, né il giorno dopo: non è ideale per il recupero. Ma se si fa poco va bene anche il giorno prima della corsa. Magari stimoli dei muscoli che altrimenti non useresti, una sorta di attivazione muscolare.
Samuele, hai elencato tante gare importanti, dalle voci che ci giungono sei uno dei più forti della Bardiani Csf Faizanè: senti questa fiducia da parte del team?
Assolutamente sì. Vedo che ci tengono molto a me. Mi aiutano a risolvere i piccoli problemi che si creano. E rispetto all’anno scorso mi tutelano di più.
Cioè?
Per esempio, l’anno scorso mi dicevano di andare in fuga, sempre, subito. Quest’anno mi dicono magari di anticipare nel finale, quindi per gran parte della corsa non spreco energie. Serve per provare a cercare qualche risultato e per me è importante, sin da piccolo non ho mai avuto la possibilità di fare risultato. Bisogna anche imparare a vincere o quantomeno a provarci.
Vero, è un feeling anche quello. Cancellara diceva che prima di vincere le corse grandi bisogna imparare a vincere quelle piccole…
Al UAE Tour, Bruno (Reverberi, ndr) mi ha detto di non andare in fuga, di provare a fare classifica. E così ho potuto correre in tutt’altro modo.
E come è andata?
Beh, un po’ di pressione ce l’avevo, l’ho sentita, ma credo anche di averla gestita bene. Sapevo di avere dei limiti ed ero consapevole di come andavano gli altri. Se vedevo che imboccavamo una salita ed ero già fuori di 50 watt, sapevo che non sarei arrivato su con loro. Quindi “mollavo” prima. Cercavo di prendere il mio passo. Andavo regolare anziché scoppiare a metà scalata.
Come per le gare in Belgio, queste esperienze fanno crescere, mentalmente e anche fisicamente: spingi un po’ più in là il tuo motore…
Al UAE Tour c’erano due salite grandi. Una, la prima, più pedalabile di 20 chilometri e un’altra un po’ più dura di 10. Nella prima, mi sono staccato dal gruppetto dei migliori ai 3 chilometri dall’arrivo. Eravamo rimasti in una ventina di corridori. Sono stato contento, ma certo quando aprono davvero il gas non ce n’è per nessuno. Nella seconda invece mi sono staccato quasi subito (foto in apertura, ndr) e l’ho fatta tutta in rimonta. E per assurdo è andata meglio della prima come distacco. Ne ho visti tanti scoppiati per strada…
Abbiamo accennato al Giro: pensi di andarci?
Ufficialmente non sappiamo ancora nulla, ma sento la fiducia e credo di meritarmelo.