Diviso tra casa e ciclismo: Pasqualon raccontaci come fai

29.01.2023
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Da una storia su Instagram di Andrea Pasqualon è nata questa intervista. Le foto in questione erano due. Nella prima il neo corridore della Bahrain Victorious era in macchina in piena notte con destinazione casa. La seconda, il mattino successivo, abbracciato a sua figlia Joyel. La curiosità è arrivata di conseguenza, con l’intenzione di capire come i corridori riescano a conciliare famiglia e ciclismo. Sia chiaro, è il loro lavoro, ma non riconoscere il lato umano di questa storia sarebbe da insensibili.

Andrea Pasqualon è passato quest’anno alla Bahrain Victorious con la quale ha firmato un biennale (foto skovacevic)
Andrea Pasqualon è passato quest’anno alla Bahrain Victorious con la quale ha firmato un biennale (foto skovacevic)
Andrea, come si trova il giusto equilibrio?

Il nostro sport – racconta Pasqualon – è di per sé molto difficile, bisogna avere una grande concentrazione per fare le cose al meglio. Sia quando ci si trova in allenamento che quando ci si trova in gara. Anzi in quest’ultimo caso lo stress è maggiore e se a questo si aggiunge la famiglia diventa una bomba pronta ad esplodere. Bisogna far combaciare tutto, non si può far mancare nulla alla famiglia. 

Quanto è importante la famiglia per un corridore?

I figli sono un pensiero in più che si somma al lavoro, ma la famiglia è importante. Trovare il luogo ed il tempo per stare con loro ti aiuta anche a recuperare. Stare con mia figlia e passare del tempo con lei mi fa stare bene. Quando si è ai ritiri o alle corse, non si vede l’ora di tornare da loro e di godere della loro presenza. 

Nome particolare Joyel, da dove arriva?

La mia compagna ed io non volevamo sapere il sesso. Avevamo un sacco di nomi da maschio, ma da femmina no. Così la sera prima abbiamo pensato ad un nome e ci è venuto in mente Joyel. Arriva da un cartone animato: Rio. 

Quanto anni ha ora?

Sei, appena compiuti: il 25 gennaio. Fa gli anni lo stesso giorno della nonna, mia madre, ed abbiamo festeggiato insieme. Ho approfittato di alcuni giorni di pausa per tornare qui in Trentino e passare dei giorni con tutta la famiglia. 

Riesci a conciliare l’attività di professionista con la figura di padre?

Non è sempre semplice, spesso la mia compagna si trova nella situazione di dover ricoprire entrambe le figure. E’ una santa, come lo sono anche le mogli o compagne dei miei colleghi, che spesso si trovano a dare quel che il padre non riesce a trasmettere. 

Quando torni a casa stai spesso con tua figlia, lo si vede dalle foto.

Una volta tornati a casa dalle varie corse o ritiri, bisogna dare il 110 per cento. Viaggiare di notte fa parte del mestiere, preferisco dormire qualche ora in meno, ma svegliarmi insieme a mia figlia il giorno dopo.

Pasqualon ha corso per sei anni con la Intermarché, prima Wanty Group Gobert
Pasqualon ha corso per sei anni con la Intermarché, prima Wanty Group Gobert
Avere delle figure di supporto come i nonni è importante?

I nonni sono una figura di riferimento importantissima. Noi abbiamo la fortuna di avere anche i bisnonni, sono delle persone molto attive e ci danno una grande mano per gestire la famiglia. Io stesso ricordo mio nonno come se fosse mio padre, i miei genitori lavoravano entrambi e lui mi ha cresciuto ed insegnato molto. 

Anche la tua compagna lavora?

Tanja lavora e qualche volta partecipa a delle fiere o eventi e sta via per il weekend. La sera, quando è a casa, lavora in un bar, è giusto che anche lei si trovi il suo spazio. Non deve rinunciare alle cose per “colpa” mia.

Tua figlia Joyel che rapporto ha con il tuo lavoro?

Con il passare degli anni sta iniziando a capire il mio lavoro. Quando era più piccola si arrabbiava di più per le mie assenze. A volte, ancora ora, mi chiede se posso prendere dei giorni liberi per restare con lei. I giorni in cui devo fare scarico riesco a conciliare le cose, ma quando devo fare dei lavori specifici devo dirle di no a malincuore. Le prometto però che esco presto così torno prima e passiamo più tempo insieme. 

Le corse a tappe sono meno pesanti dei ritiri perché i ritmi sono più frenetici e si è concentrati sulla corsa
Le corse a tappe sono meno pesanti dei ritiri perché i ritmi sono più frenetici e si è concentrati sulla corsa
Sono più difficili da gestire i ritiri o le gare?

I ritiri.

Come mai?

Perché in gara sei concentrato sul risultato e sul motivo per il quale stai correndo. Le giornate scorrono via più rapide.

Quando vai in ritiro da solo le porti con te?

Sì, mi sono preso una casa ad Andorra e porto la famiglia con me. Prima di un Tour de France o del Giro mi è utile averli accanto, mi fa stare bene anche di mente. Poi considerate che se non li vedessi neanche durante il ritiro, al quale poi si aggiunge la corsa, sarebbero 60 giorni di lontananza. 

Molte squadre non permettono ai corridori di portare con sé la famiglia, anche nei ritiri individuali…

E’ una cosa che non capisco, dicono che deconcentra l’atleta. Sinceramente non lo comprendo come ragionamento. Quando vado in ritiro mi piace portare la famiglia, avere qualcuno di importante accanto è utile sia a livello umano che sportivo. Se fossi un diesse opterei sempre per la felicità del corridore, un professionista felice riesce a rendere di più.

Pasqualon preferisce allenarsi sulle strade di Andorra, più sicure e a portata dei ciclisti (foto airanphoto)
Pasqualon preferisce allenarsi sulle strade di Andorra, più sicure e a portata dei ciclisti (foto airanphoto)
Come funziona una tua giornata tipo in ritiro?

Ho preso una casa ad Andorra, la mattina mi alleno mentre Tanja e Joyel fanno delle belle camminate. Il pomeriggio lo passiamo insieme.

Dalle foto sui social si vede che ti piace portarla con te in bici o sugli sci.

Sì, mi piace l’idea che cresca come una “sportiva” per insegnarle uno stile di vita sano. Non mi importa quale sport vorrà fare e non la obbligherò a fare nulla. Credo, però, che sia giusto darle la possibilità di provare tante cose, a seconda dei suoi gusti. 

Anche tu scii molto.

Sono cresciuto sugli sci, fino ai 17 anni ed è bello avere un’attività da alternare.

Joyel ha sei anni, è prossima alla scuola, che decisione avete preso tu e la tua compagna?

Ora lei è in un istituto privato, un asilo che ha una visione differente e lascia tanto i bambini all’aria aperta. In Trentino sono molte le strutture così, i bambini crescono a contatto con la natura imparando a condividere con essa gli spazi.

La scuola elementare dove la farà?

Ad Andorra, per motivi di tempo resto più tempo lì che in Italia. E’ uno Stato che mi piace molto e piace tanto anche alla mia compagna. Si tratta di un posto sicuro dove allenarsi, le strade sono larghe e c’è la cultura ed il rispetto del ciclista. Ad essere sincero in Italia pedalo poco, preferisco fare attività differenti e le ultime vicende (l’incidente mortale di Rebellin, ndr) mi hanno convinto ancor di più a prendere questa scelta.